Due strani personaggi, non solo Cristo velato
Il nome di Raimondo De Sangro o principe di Sansevero non è legato solo all’omonimo mausoleo di famiglia – la Cappella di Sansevero – che conserva il Cristo velato, ma anche ad innumerevoli sperimentazioni per farmaci, artiglieria, imitazioni di gemme preziose e vetri colorati, macchine idrauliche e alla riproduzione artificiale del miracolo di San Gennaro.
Ad alimentare il mito intorno a questa figura non c’è solo l’ammirazione per il suo ingegno, ma soprattutto il ricordo fantasioso alimentato dal popolino napoletano.
Raimondo, infatti, era considerato una sorta di reincarnazione del dottor Faust, il quale avendo stretto un patto con il diavolo poteva, a sua volta, essere considerato custode dei segreti della natura.
Nel complesso monumentale ed in particolare nell’Appartamento della fenice, proprio come per rinforzare queste tesi oscure sulla sua personalità, sono presenti due figure enigmatiche che suscitano ancora dei dibattiti sulle modalità della loro creazione.
Si tratta di due scheletri con il nome di Macchine anatomiche e la leggenda vuole che fossero opera proprio del principe che avrebbe usato due servi ai quali avrebbe iniettato un composto a base di mercurio, ideato proprio da lui, al fine di salvaguardare l’apparato circolatorio.
In realtà la prima macchina anatomica era un’opera del medico siciliano Giuseppe Salerno al quale poi lo stesso Raimondo avrebbe commissionato la seconda figura, stavolta femminile.
Ai piedi della figura femminile è conservato un feto, con tanto di cordone ombelicale ed una placenta aperta, mentre le lesioni del suo bacino sono compatibili con il parto stesso.
A smentire il macabro processo di creazione, per fortuna, sono presenti dei chiodi e perni che sostengono le ossa (alcune delle quali fuori posto), mentre per i vasi sanguigni, le vene e le arterie che sono realizzati con dovizia di particolari furono impiegati fili metallici, seta, cere colorate.
L’obiettivo? Meravigliare lo sguardo del pubblico, indubbiamente, ma anche uno scopo didattico che l’esposizione si prometteva di raggiungere offrendo una vista dettagliata di tutto il sistema artovenoso a chi volesse approfondire la conoscenza dell’anatomia del corpo umano.
Alessandra De Paola