Pasolini e i “Ragazzi Di Vita”, impossibili da sospendere
Pasolini, nonostante tutto, è una voce impossibile da ignorare. Una piccola riflessione sul ruolo della censura partendo dal suo primo romanzo: Ragazzi di vita.
Ciò che differenzia un capolavoro da un’opera di intrattenimento, spesso, è la mancanza di volontà da parte dell’autore di piacere a tutti i costi ad un pubblico ampio. Con Ragazzi di vita, a dir il vero per ogni sua opera, Pasolini ha compiuto un lavoro formale, ideologico e descrittivo titanico. Pertanto ho provato ad immaginare l’impegno che c’è dietro un testo scritto in un linguaggio che non ti appartiene (il romanesco) e renderlo abito su misura di personaggi totalmente diversi con quell’aggiunta di una patina di realismo. Ma forse impresa maggiore è stata restare fedele alle proprie idee, anche se l’essere è complesso, contradditorio e criticato da molti. Lo scopo, appunto, non è piacere ma lanciare un messaggio preciso anche se poi succede che il pubblico risponda positivamente, come in questo caso.
Ragazzi di vita è quello che potrebbe essere definito un romanzo corale. Il Ricetto, il Caciotta, il Lenzetta, il Begalone, Alduccio e altri sono giovanissimi sottoproletari romani. Come animali randagi, girano per le strade periferiche e del centro di Roma, alla ricerca di un modo per tirare avanti. Un modo fatto di espedienti, per la maggiore illegali, in un’Italia tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e gli anni subito successivi.
Sembra mancare in Pasolini, questo il punto di vista di molti critici del tempo, un lavoro romanzesco di abbellimento, tanto da farlo bollare come mera opera documentaria,commettendo un errore abbastanza grossolano. Erano ovviamente altri tempi, ma l’attenzione alla bellezza di un linguaggio particolare anche se esso è considerato vile basterebbe per farci capire quanto la realtà dei fatti disti da questa critica. L’autore si schiera contro l’omologazione;che sia linguistica, con la caduta di ogni particolarismo dialettale in favore di un italiano “operaio”, o sociale, raccontando una realtà sotto gli occhi di tutti ma ignorata dalla maggior parte degli intellettuali borghesi. È qui che si compie il capolavoro. In molti testi e in alcune interviste, l’autore denuncia il consumismo e la tv come strumenti che hanno raggiunto ciò che il fascismo non è stato in grado di fare, l’omologazione di cui stavamo parlando.
Prestate attenzione a queste parole:
«Non considero niente di più feroce della banalissima televisione […] Tutto viene presentato come dentro un involucro protettore […] L’importante è una sola cosa: che non trapeli nulla mai di men che rassicurante. L’ideale piccolo borghese di vita tranquilla e per bene, le famiglie giuste non devono avere disgrazie, si proietta come una specie di furia implacabile in tutti i programmi televisivi e in ogni piega di essi. Tutto ciò esclude i telespettatori da ogni partecipazione politica, come al tempo fascista. C’è chi pensa per loro e si tratta di uomini senza macchia, senza paura e senza difficoltà neanche casuali e corporee. […] Non va pronunciata una parola di scandalo, praticamente non può essere pronunciata una parola in qualche modo vera.»
Personalmente resto sempre affascinato da queste parole.
Ma più che il messaggio di una società di massa, del bombardamento dei media ‒ oggi più veloce che mai grazie a internet ‒ mi piacerebbe porre l’attenzione su un altro aspetto preciso: il ruolo della censura, ancora molto sentito, per esempio, nei confronti degli adolescenti. Fino a che punto bisogna nascondere fatti che un adolescente può reperire facilmente da solo? Creando ancora tabù, andando contro ogni cosa sia “sbagliata” lo si lascia da solo in balia di eventi a cui egli non sa dare ancora le giuste risposte.Importante e necessario, più che omettere, è palesare il filtro di un adulto che coltivi un senso critico nei ragazzi. Ruolo più che mai da affidare alle famiglie e alle istituzioni, non solo scolastiche, per evitare l’omologazione di cui Pasolini parlava.
Pertanto risulta chiaro che deve essere un autore importantissimo per la formazione dei ragazzi, al di là di ogni scandalo o scalpore che ne deriva.
Esteticamente non ho apprezzato per nulla Ragazzi Di Vita, la grandezza sta nel fatto che nonostante ciò, per i motivi sopra indicati, in quella biblioteca ideale che ognuno dovrebbe avere per sé Pasolini risulti un autore imprescindibile. Io alla mia ho aggiunto Ragazzi di vita, lascio a voi la scelta.
Raffaele Iorio