Cos’è un lai?
Nei precedenti articoli abbiamo parlato del lai di Narciso e del lai di Piramo e Tisbe, ma vi siete mai chiesti cos’è esattamente un lai?
Con il termine lais si indicano dei racconti o delle novelle di carattere fiabesco e cortese che circolavano in Francia nel XII e XIII secolo. La parola lai proviene dal celtico laid e significa “canto”, cioè una realizzazione musicale eseguita con l’arpa o la viola. Eso è la prima realizzazione della narrativa antico-francese e si compone in distici octosyllabes a rima baciata e ha un’estensione che va dai cento ai mille versi. Bisogna stare attenti a cogliere la distinzione tra le estorie e il lai.
Il lai è fabula, non affonda quindi le sue radici nelle res gestae ma nel mito, non basandosi dunque sui facta bensì sui ficta.
L’iniziatrice del genere è Maria di Francia con la sua opera Lais dove raggruppa un prologo e dodici racconti. L’autrice attingeva l’argomento dei suoi racconti dalle avventure celebrate dai lais musicali bretoni e ne diede un senso nuovo servendosene per disegnare il genere narrativo che stava creando, così si collegava – attraverso il titolo – a un racconto che narrava l’avvenimento in questione.
Dopo Maria di Francia però non si è tardato a chiamare lai il tipo di racconto che lei aveva reso di moda. Ormai molti studiosi – come Jean Renart e Houn le Roi – intendono con lai un genere senz’altro narrativo.
Il gusto classicistico della scuola francese del Nord-Ovest e della Normandia si realizza proprio con questa serie di poemetti d’intonazione aristocratica che si distinguono dalle chanson de gest proprio per la loro brevità.
Sono brevi racconti d’intonazione seria e tragica, galante e mondana, sempre dignitosa e cortese, non comica e d’intonazione ridanciana e procace come i fabliaux.
Oltre ai due lais – quello di Narciso e quello di Piramo e Tisbe – che abbiamo visto, ne abbiamo un terzo Philmena, che vedremo prossimamente.
Testaci sempre, non te ne pentirai!
Federica Auricchio