Una disputa sull’amore a suon di senhal
In precedenza vi ho parlato di Tristano e Isotta anticipandovi che ci sarebbe stato un secondo episodio.
Oggi, infatti, vedremo come i due amanti siano stati involontariamente protagonisti di una disputa.
La disputa si svolge con tre canzoni e a dare il via è Raimbaut d’Aurenga con Non chant. Il trovatore annuncia di aver lasciato la donna peggiore del mondo per la più bella e allude al mito di Tristano nelle coblas finali dove afferma che il suo amore è inarrestabile perché causato da un potere magico. Raimbaut, ricordando la notte delle nozze, raccomanda a midons di seguire l’esempio di Isotta, chiedendole così di fingere col marito per preservare il loro amore.
Nella tornada usa il senhal Carestia, dove allude a Bernart de Ventadorn, invitandolo alla gioia della poesia. Il trovatore non si fa pregare e gli manda quella che forse è la poesia più bella da lui composta, Can vei la lauzeta mover.
La canzone di Bernart si apre con l’immagine di un’allodoletta che vola felice. Ciò può rappresentare sia qualcosa d’irraggiungibile sia l’amore del poeta, destinato al fallimento. L’amante, infatti, è stato privato di tutto: del suo cuore, della sua personalità e della sua identità, gli è rimasto solo il desiderio.
La descrizione della donna si riduce a un semplice accenno agli occhi, specchio in cui l’amante vede se stesso. Il riferimento a Narciso implica che l’amore è soggettivo e incomunicabile, perciò riguarda il singolo e non due persone. Infine, utilizzando il senhal “Tristano” e riferendosi a Raimbaut d’Aurenga, il poeta dichiara di rinunciare all’amore e alla poesia.
A chiudere il dibattito è Chrétien de Troyes. Nella sua canzone vi è una condizione simile a quella descritta da Bernart: il poeta ama senza essere corrisposto dalla sua donna. Ben diverso è però il comportamento, perché l’amante non può sottrarsi all’amore e continua a sottomettersi all’amata e a servirla. Il troviero prende le distanze da Tristano, cui Raimbaut si era paragonato, affermando che la condizione in cui si trova il perfetto amante cortese, non è dovuta a un potere incontrollabile ma dalla libera scelta del soggetto. Per questo, secondo il poeta, non bisogna desistere in tempo di carestia amorosa, perché l’attesa rende più prezioso e più dolce ciò che si desidera.
Non a caso Chrétien utilizza i due senhal: Chier tants alludendo a Bernart e Tristan alludendo a Raimbaut.
Abbiamo visto dunque tre posizioni amorose che s’intrecciano sullo stesso motivo e che si collegano tra loro con i senhal: Raimbaut rinuncia alla condizione di amante cortese proponendo un rapporto, seguendo le orme di Tristano e Isotta, segreto ma felice; Bernart, invece, abbandona definitivamente l’amore e il canto; Chrétien de Troyes, infine, cerca di ristabilire l’ortodossia allontanandosi da entrambi i comportamenti, attendendo la sua dama con fedeltà e determinazione.
Insomma, amate nella forma che a voi più sembra giusta, ma se mai vi trovaste a scrivere canzoni non dimenticate i senhal!
Federica Auricchio
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