“Generazione Wayne”: trent’anni di Batman al cinema
“The Batman” tornerà al cinema e sarà questo il titolo, nel suo emblematico minimalismo, del nuovo film della DC Comics diretto da Matt Reevs, incentrato sulle avventure dell’uomo pipistrello.
Ma la notizia, ancor più notizia di quanto appena detto, è che ad interpretarlo sarà Robert Pattinson (già simpaticamente ribattezzato “Battinson”): sì, proprio lui, il nostro caro iconico vampiro Edward Cullen di “Twilight”, e già solleticano la mente meme, la pelle biancastra e luccicante da azzannatore hollywoodiano highschool.
Ma gettiamo a terra ogni inutile stereotipo, perché Pattinson, non solo star dei teenager “bello e dannato”, ha già dimostrato di essere attore vero, vedi “Cosmopolis” diretto da Cronenberg e tratto dal romanzo di Don DeLillo, ma anche perché è quel Batman che Reevs cercava. Un Batman che vivesse i suoi trent’anni, proprio quelli che ci distanziano dalla prima pellicola di Burton, in quella fase di transizione tra un giovane a cui l’infanzia viene brutalmente strappata e un adulto, magari alcolizzato, violento e con anni di battaglie alle spalle e qualche capello bianco come nella rivisitazione della grapich novel di Frank Miller. Sarà un supereroe con affinate capacità di detective lasciando meno spazio, forse, a muscoli e tecnologie.
Batman è da sempre uno dei personaggi di culto del mondo fumettistico e che, nella sua trapiantata esperienza cinematografica, ha sempre vissuto di contraddizioni, critiche precoci e appunto stereotipi che sono stati infranti.
Si è passati dalla versione molto camp e poco seriosa del Batman di Adam West della serie tv degli anni ’60, alla versione dark e grottesca nella sua follia del “Batman” di Tim Burton del 1989. Ad interpretarlo allora fu Michael Keaton, anche lui non esente (come il nostro Battinson) da critiche per la provenienza, in termini di background, dell’attore dal mondo della commedia, ma apparso assolutamente verosimile nella parte del supereroe. Batman dimostra di andare ben al di là delle vestigia del suo costume nero, lascia nell’insito animo di chi lo indossa qualcosa di inscindibile: non a caso, Keaton ritornerà in auge nell’olimpo di Hollywood con il suo ruolo da protagonista in “Birdman”, un vecchio attore rincorso dai fantasmi di quel personaggio interpretato negli anni addietro e che oramai quasi riescono a connaturarlo in un’unica entità (si evince quel tratto autobiografico della storia personale dell’attore e del suo legame con Batman).
Sono poi seguiti una serie di Batman, nel corso degli anni ‘90, che nonostante i discreti riscontri di box office, sono risultati effettivamente poco credibili nei panni del filantropo ed ereditiere Bruce Wayne, come il biondo e “giovanissimo” Val Kilmer in “Batman Forever”. Nonostante nel film permanesse uno stato di caratteristica follia grottesca tipica, la pellicola riscontrò anche difficoltà produttive: infatti, i due villain di turno Tommy Lee Jones e Jim Carrey non andarono d’accordo durante le riprese (“Non posso tollerare la tua buffonaggine”, disse il primo al secondo), e lo stesso regista faticò a sopportare Val Kilmer, scelto per sostituire Keaton.
Meglio non andò in seguito con George Clooney, belloccio e piacione, che non riuscì a dare il giusto animo oscuro al personaggio in “Batman e Robin”, situazioni cariche di effetto ma con istrionici villain (vedi il Mr. Freeze di Schwarzenegger).
Bisognerà aspettare otto anni per aver il capitolo del Batman più apprezzato dalla critica e dalla fan community, quello della trilogia del Cavaliere Oscuro diretta da Christopher Nolan. Il regista restituisce in pieno lo spessore al fumetto, quasi dandogli nuova linfa, sceglie “L’uomo senza sonno” Christian Bale nel ruolo di protagonista, il giusto interprete per la dannazione di un uomo senza infanzia, rude e convivente con l’oscurità del suo alter ego. Nei film riesce ad esplorarne le origini, a rendere un semplice action movie qualcosa che abbia la drammaticità della crime story e del noir, carica di ispirazioni letterarie e capace di rendere alcuni villain leggendari (vedi Heath Ledger con Joker).
La trilogia talmente riuscita da mettere in ombra anche il successivo “Batman vs. Superman: Dawn of Justice”, in cui l’uomo pipistrello è interpretato da Ben Affleck.
Un protagonista più cinico e non più disposto a credere fermamente nelle sue filosofie, nel dilemma morale di chi è disposto anche a uccidere i propri nemici. Buono e interessante il substrato delle idee, ma che nello sviluppo non ha messo d’accordo tutti.
Attendiamo ora, probabilmente nell’arco di un paio di anni, la nuova venuta del nostro supereroe che i rumors paiono indicarci come l’inizio di una nuova trilogia. Batman quindi è l’eroe di Gotham City e l’eroe di tutti noi, capace di creare miti e sfatare luoghi comuni, capace di segnare l’immaginario e la storia dei loro interpreti.
Claudio Palumbo
disegno di Alessandro Mastroserio