“Il clown di Aleppo”
di Susanna Esposito
Un focus sul sorriso stroncato dei bambini siriani
È dello scorso 13 aprile il lancio del singolo dei Crifiu dal titolo “Il clown di Aleppo”: la band salentina ha coniugato poesia, attualità e cronaca politico-sociale nell’ultimo prodotto musicale ben riuscito.
La canzone, prodotta da Dilinò e distribuita da Believe, racconta la storia di Anas al-Basha, 24 anni, giovane volontario che vestito da clown regalava un sorriso ai bambini di Aleppo. Vittima dei bombardamenti, Anas resisteva in quella città che l’Onu definisce un cimitero a cielo aperto.
“Come si fa ad uccidere la civiltà nella sua culla?”
Il testo della canzone è evocativo di una condizione, quella della popolazione siriana, che non lascia spazio a mezzi termini in fatto di descrizioni: morte della civiltà, nella sua stessa culla. Dalla Mezzaluna fertile alla distruzione di passato e presente, ci si avvia verso un futuro inesistente.
Abbiamo intervistato Francesco Di Marzo, dottore in Studi Europei ed esperto in relazioni Internazionali per un focus sul sorriso stroncato dei bambini siriani.
L’Onu la definisce “Un cimitero a cielo aperto”. E tu, come definisci Aleppo?
“Oblio. Ritratto di una Siria dimenticata da istituzioni e persone.”
Descrivici brevemente le tensioni internazionali alla base del conflitto
“Il conflitto siriano è conseguenza di questioni storiche irrisolte e mal gestite. L’insieme di ostilità più triste della storia. Generalmente si tende a ricercare le tensioni alla base del conflitto in motivazioni politiche o economiche. Le stesse sono, invece, essenzialmente geopolitiche.
La Siria è un Paese che si configura nello scacchiere mediorientale come uno dei più importanti dal punto di vista geopolitico, confinante con realtà dai sistemi politico -economici -identitari forti che tendono all’aumento della propria egemonia.
Tra Iran, Israele e Turchia e soprattutto Russia e Stati Uniti, la Siria è un pezzo di mondo con i confini martoriati da “spintoni” con effetto boomerang. Il problema risiede, dunque, nell’esistenza di un contesto geopolitico troppo caldo.”
Il disastro sociale può essere ricomposto?
“A mio parere, destituendo Assad e favorendo il processo democratico attraverso l’imposizione di elezioni, le persone capirebbero la differenza. Si disegnerebbe un assetto democratico che la Siria non ha mai avuto. La transizione democratica, dunque, rivoluzionerebbe la compagine sociale e la risanerebbe anche, sì.”
Quale è la tua opinione sulle armi chimiche?
“È difficile sapere se esistano. Le informazioni sono assolutamente riservate: basti pensare che gli ispettori preposti sono ostacolati nell’ingresso al Paese. Sono, però, assolutamente convinto che i reportage dedicati, le immagini insistenti che rimbalzano nel mondo, siano una strumentalizzazione della tristezza.”
Cosa potrebbe far tornare a sorridere i bambini siriani?
“È necessario l’intervento della comunità internazionale. A mio avviso l’ONU non sta gestendo la situazione siriana in termini risolutivi. Gli accordi devono prescindere dai bombardamenti e bisogna alimentare il dialogo. Occorrerebbe far ridere i bambini siriani, insegnare loro cosa sia l’infanzia, purtroppo mai conosciuta.”