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Ti vedo! Caccia agli artisti che si nascondono nei propri dipinti

“Non chiedere mai una foto a V.: è capace di trasformare qualsiasi scatto in un selfie!”, mi ha detto un amico, un giorno, mentre effettivamente guardavo le sue foto di compleanno e ritrovavo V. in ognuna, in posa al centro dell’immagine oppure un occhio che s’infila in un angolino, persino un gomito che fa capolino in un tentativo estremo di esserci in qualche modo. Ma questa tendenza ad “infizzarsi” nelle proprie opere non è certo nata con V.: artisti di tutti i tempi si sono sempre divertiti a ritrarsi più o meno nascostamente all’interno del frutto delle loro fatiche!

Questa sorta di tradizione è emersa per la prima volta nel Rinascimento, quando gli umanisti posero l’individualismo e la creatività al centro del proprio universo. In Italia, in particolare, gli artisti inserivano i propri autoritratti nel margine destro dei dipinti, con gli occhi volontariamente rivolti al pubblico. I pittori nord-europei, invece, amavano rendere il tutto più simbolico e complicato: i loro volti trovano modo di inserirsi nei loro lavori attraverso la deformazione di superfici riflettenti e specchi, un modo per vantarsi anche del loro intricato talento per i dettagli.

E, a proposito di dettagli, ecco per voi 5 artisti che hanno nascosto il proprio volto nei loro dipinti!

#1 – Jan Van Eyck, Ritratto di Giovanni Arnolfini e sua moglie, 1434

Uno dei dipinti più enigmatici della storia dell’arte occidentale è anche uno dei più divertenti a cui dare un’occhiata, così pieno di simboli, richiami e rimandi nella semplice storia di un matrimonio fiammingo. Molto è stato detto soprattutto dello specchio convesso che si scorge dietro i due protagonisti. Nel riflesso, è possibile intravedere altre due figure nell’atto di entrare nella stanza, una delle due con una mano alzata in un gesto di saluto che risponde a quello di Arnolfini. Sopra, la fiorita firma di Van Eyck: “Jan Van Eyck è stato qui”. È questo forse un suggerimento che le due figure sulla soglia siano proprio l’artista e il suo assistente, in visita alla coppia prima di ritrarli? Questo resta uno dei più grandi enigmi irrisolti della storia dell’arte.

#2 – Raffaello, La scuola di Atene, 1509-11

Quest’affresco di Raffaello, capolavoro del classicismo, può essere valutato su due piani: come un’enciclopedia della scena filosofica dell’Antica Grecia ai tempi di Pitagora e Ptolomeo, oppure una sorta di foto di famiglia degli intellettuali del Rinascimento: secondo Vasari, infatti, Raffaello prese a modello per i suoi filosofi i suoi contemporanei. Bramante, piegato su una lavagna, è Euclide o Archimede; Leonardo da Vinci sembra aver fatto da modello per Platone, e la faccia di Eraclito sembra essere quella di Michelangelo. Ma Raffaello non dovette resistere lui stesso alla tentazione d’inserirsi all’interno del dipinto: il suo viso può essere intravisto, in atteggiamento curioso, oltre l’arco all’estrema destra dell’affresco, tra Ptolomeo e Zoroastro.

#3 – Caravaggio, Davide con la testa di Golia, 1609-10

Prima della sua morte, a 38 anni, Caravaggio riuscì a dipingersi nelle vesti di disparati personaggi, tra cui il più frequente era il dio greco del vino, Bacco. Nell’ultimo anno della sua vita, tuttavia, decise di dare il suo volto anche ad uno dei personaggi all’interno del poi divenuto celebre dipinto Davide con la testa di Golia, offrendo al pubblico tutta una nuova tavolozza di chiaroscuri a riguardo della sua persona.

Sì, perché qui Caravaggio non prende le sembianze del giovane, bel Davide, ma dello sconfitto Golia, con la bocca semiaperta sulla testa recisa dalla spada dell’eroe che, invece di sembrare orgoglioso nella vittoria appare meditabondo, quasi avvertisse rimorso. Studiosi hanno immaginato che Caravaggio abbia usato a modello per il suo Davide l’assistente e amante Cecco, aggiungendo tutta una serie di significati e simboli psicosessuali ad un dipinto già pieno di suspense e mistero.

#4 – Jacques Luis David, L’incoronazione di Napoleone I, 1804, 1806-07

Il pittore neoclassico francese Jacques Luis David è una figura interessante non solo nella storia dell’arte, ma anche nella storia politica della Francia: nonostante sia stato determinante all’interno della Rivoluzione e sembrasse un acceso antimonarchico, dopo la guerra David decise di appoggiare l’ascesa al trono di Napoleone I, arrivando addirittura ad essere nominato pittore di corte.

Il suo immenso Incoronazione di Napoleone I, 1804, copre oggi tutta la Great Hall del Louvre. È così enorme che i soggetti dipinti sono a grandezza naturale. È possibile scorgere anche lo stesso artista, che era davvero presente all’evento, nel palco sollevato al centro della composizione, nel mezzo di tutta quella regale, ammantata umanità.

#5 – Paul Gauguin, Studio di bambino addormentato, 1881

Non era strano, per i pittori impressionisti, infilarsi nei propri dipinti, magari in mezzo ai clienti dei Café parigini, parchi e bar che amavano ritrarre, come Henri de Toulouse-Lautrec, che si ritrasse sul fondo del pubblico del Moulin Rouge in uno dei suoi quadri più famosi.

Paul Gauguin adottò un approccio un po’ più strano in questo suo Studio di Bambino addormentato: oltre la piccola figura che dorme i suoi sogni di bambino, infatti, è possibile notare una specie di inquietante bambola giocattolo, dall’aspetto fin troppo animato, accanto alla culla. Se guardiamo un po’ più attentamente, ci rendiamo conto che la bambola ha, in effetti… le sembianze di Gauguin!

 

 

Marzia Figliolia

 

Marzia Figliolia

Ci sono tre categorie di persone che rischiano di finire sotto una macchina ad ogni incrocio: i distratti; quelli che hanno una melodia in testa e la testa tra le nuvole; quelli che pensano a cosa scrivere nella propria bio quando arriveranno a casa. Io appartengo a tutte e tre le categorie.

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