Venezia, la bellezza allagata
Il Mose avrebbe dovuto proteggere dall’acqua alta Venezia, avrebbe dovuto preservare la sua eterna, esuberante bellezza. Il maltempo delle ultime giornate di novembre, invece, ha allagato la città senza contegno, inondandola violentemente e gettando l’intero paese in una allerta partecipe e costante.
Le immagini della alluvione hanno invaso il web, la storica libreria Acqua Alta, quel tripudio di splendore e sapere, è stata completamente invasa da torrenti di pioggia.
All’acqua, la città di Venezia ha fatto l’abitudine, incorporandola organicamente nella propria morfologia, nel proprio DNA di Repubblica marinara.
Il pericolo è stato normalizzato dallo spirito di adattamento del popolo veneziano, capace di sfruttare ed amare quei canali invadenti, che rendono difficile il movimento e la vita quotidiana.
Quei canali bellissimi, attraversati da romantiche gondole e atmosfere sognanti, malinconiche ed irrinunciabili.
Ma l’acqua è pur sempre acqua, fluisce dove può, dove trova spazio, incurante della preziosità inestimabile di San Marco, di quell’architettura incredibile che viene minacciata, sommersa e annichilita da una natura potente che l’uomo non ha saputo gestire.
Il presidente del Consiglio Conte, constatata la situazione estrema, ha provveduto a ricercare aiuti economici per riparare i danni e ha già dichiarato lo stato di emergenza. La sua presenza sul luogo ha dato modo di assistere alla penosa situazione in cui vessano coloro che per colpa del maltempo e delle piogge hanno perso – come l’edicolante incontrato dal Presidente, Walter Mutti – ciò che è indispensabile al loro sostentamento, alla loro sopravvivenza.
Moltissime sono state le offerte di aiuto da parte dei privati e dei singoli, che hanno dato disponibilità economica ma anche concreta, manovalanza, mossi dai video, dalle fotografie, dai reportage e dai giornalisti che si sono recati in loco per testimoniare la gravità delle condizioni di Venezia.
Possiamo sperare nella capacità dei resilienti veneziani, da sempre in grado di amare il pericolo endogeno, incombente, la loro acqua alta, fino a renderla il proprio cuore, il proprio simbolo. Possiamo augurarci, soprattutto, che questa problematica non verrà utilizzata dalle politiche attive per alimentare interessi personali e poco elevati, che possa invece aiutare la solidarietà, la correttezza, la voglia di aiutarsi vicendevolmente. Che possa portare attenzione ai cambiamenti climatici, a questi fenomeni sempre più distruttivi e violenti, che possa portare evoluzione, miglioramento.
Resisti e rialzati, bella Venezia!
Sveva Di Palma