Il pensiero positivo in psicologia
Il pensiero positivo può davvero influenzare le nostre azioni e i nostri successi? Ecco a voi un esperimento che vi dimostrerà che è proprio così.
In passato alcune comunità religiose erano legate alla dottrina della predestinazione, secondo la quale i membri al momento stesso della nascita venivano destinati al cielo o all’inferno e non potevano far nulla per cambiare il loro futuro, a parte qualche opera buona o gesto gentile.
Max Weber studiando la religione si chiese come fosse possibile per i credenti accettare delle convinzioni così forti e notò che questi, nel corso delle loro esperienze, cercavano segni che facessero presumere la loro salvezza. Il clero, da parte sua, consigliava ai credenti di ritenersi salvi in quanto ritenersi perduti voleva dire, inevitabilmente, finire all’inferno.
In psicologia questo “consiglio” potrebbe essere convertito in quello che viene detto effetto Pigmalione, comunemente chiamata anche profezia che si auto-adempie, secondo il quale credere che qualcosa di negativo avverrà lo porterà proprio alla sua realizzazione.
Robert Rosenthal e la sua équipe, in questo contesto, idearono un esperimento nell’ambito della psicologia sociale prendendo come campione un gruppo di alunni di una scuola elementare. Questi ragazzi vennero sottoposti ad un test d’intelligenza dal quale i ricercatori idearono una graduatoria, presentando agli insegnanti i nomi degli alunni che erano secondo loro i più intelligenti. Quello che nessuno sapeva, però, era che la graduatoria risultata dai test non venne rispettata e i bambini nominati come “più intelligenti” furono scelti a caso.
Rosenthal tornò l’anno successivo in quella scuola e poté notare come gli alunni che erano stati presentati come più intelligenti avevano ricevuto dagli insegnanti un particolare trattamento, che li aveva portati a migliorare il loro Quoziente Intellettivo e a diventare i migliori della classe. Secondo il ricercatore, questo risultato fu causato dal fatto che gli insegnanti stimolarono molto di più quegli alunni selezionati tanto da portarli a credere maggiormente in se stessi e a migliorarsi. E questo è proprio un esempio di effetto Pigmalione positivo.
Così, come gli insegnanti stimolano un bambino, possono anche avere l’effetto opposto a seguito del quale il bambino interiorizza un’idea negativa di sé che lo porterà a comportarsi in relazione ad essa, denigrandosi ad esempio.
Così come nella scuola, la percezione che gli altri hanno di noi influenza il modo in cui noi percepiamo noi stessi anche in altri ambiti. Ed è a causa della percezione negativa che ci creiamo di noi, generata dall’esterno, che cambiamo i nostri comportamenti creando una successione di eventi che portano quell’evento negativo che tanto temiamo alla realizzazione.
In conclusione, credere nelle nostre capacità influenza gran parte delle nostre azioni in un modo che spesso non riusciamo nemmeno a capire del tutto. In più, anche il modo in cui gli altri ci descrivono e il modo in cui noi descriviamo gli altri va a influenzare molto i comportamenti futuri e, anche se per un esame è importante studiare e anche se per fare un buon lavoro è necessario aver acquisito determinate competenze, gran parte della riuscita di questi dipende dalla fiducia che riponiamo (o che ci hanno permesso di riporre) in noi stessi.
Quindi: non lasciarsi mai buttare giù da chi ci crede inferiori è la seconda regola, ma la prima è mai spingere nessuno a credere di essere inferiore perché non sappiamo cosa possa causare quella che per noi è soltanto una semplice affermazione.
Martina Casentini
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