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Maria Antonietta: un uomo perdonato, uno che non perdona e il terzo che la perdonò

Quel giorno la Regina di Cuori si stava esercitando. Puntava il dito contro lo specchio e strillava imperiosa le sue parole preferite: “Tagliatele la testa!”. In quel momento entrò il Fante di Picche e, vedendo la scena, non poté che eseguire l’ordine della sua regina. Ella morì ghigliottinata per il suo stesso desiderio di onnipotenza.

Maria Antonia Giuseppa Giovanna d’Asburgo-Lorena, Maria Antonietta per il popolo francese, semplicemente Antoine per la famiglia e per la corte, l’Austriaca per la nobiltà francese avversa. Si è tanto parlato di lei come donna frivola e allegra, dissipatrice di ricchezze, assetata di lusso e giocatrice d’azzardo. Accesa sostenitrice del diritto divino del re, si oppose sempre ai compromessi nei confronti delle istanze liberali emergenti in quei tempi. Tempi che vedranno la caduta inesorabile dell’Ancien Régime monarchico e aristocratico e la nascita della democrazia in Francia.

Maria Antonietta fu probabilmente la donna più odiata di Francia, tanto dal popolino quanto dai suoi stessi pari, i nobili, che la vedevano come una propaggine in terra francese dell’altrettanto odiata, seppur alleata, Austria. Snobbata per anni dal consorte, quel re Luigi XVI sposato all’età di 14 anni su ordine della madre, l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, per suggellare un’improbabile alleanza tra nazioni contro Prussia e Inghilterra, Maria Antonietta fu veramente la donna che l’immaginario collettivo ci ha sempre presentato, per lo meno nella prima parte della sua vita a Versailles.

Eppure, ci sono fatti e persone più o meno conosciuti della sua esistenza che ce la presentano come una persona diversa. Per questo vi parlerò di tre uomini, uno che lei ha perdonato, uno che non perdona e un terzo che la perdonò. Tre uomini comparsi in altrettanti momenti cruciali della sua vita e che ci mostrano una Maria Antonietta benevola, combattiva e, infine, persino umile.

L’uomo perdonato. Era appena diventata regina quando Maria Antonietta si accorse di essere osservata da un uomo già in là con gli anni. Lo incontrava dappertutto, se lo trovava di fronte nei balli a corte o nelle occasioni in cui si recava a Parigi. L’uomo non diceva nulla, semplicemente la fissava estasiato. La turbava, quella presenza, finché un giorno, mentre faceva colazione con gli amati figli, non se lo ritrovò nei giardini di Sua Maestà, appostato a fissarla da dietro un cespuglio. La regina mandò un attendente dall’uomo a domandargli cosa volesse. Scoprì che si trattava di un vecchio di sangue nobile, un po’ tocco, a detta di tutti. La domanda dell’attendente fu inevitabile: “Che facciamo? Lo arrestiamo?”. Come reagì la regina? Rispose semplicemente: “Non gli sia tolta la libertà!”. Da quel momento, nonostante fu una delle prime donne a subire stalking, Maria Antonietta imparò a convivere serenamente con quella presenza.

Un uomo che non perdona. Hebert fu un rivoluzionario dei più radicali. Uno di quelli che si presentarono alla sbarra a puntare il dito contro Antoine (così il giudice chiamava Maria Antonietta, durante il processo farsa a suo carico, per schernirla). La testimonianza dell’uomo gelò il pubblico, tanto che tutti tacquero a sentirne il racconto. L’uomo riferì di notti incestuose tra la regina e il suo figlioletto, secondo una testimonianza da lui estorta allo stesso fanciullo. Non disse nulla, l’ormai ex regina, fino alla domanda provocatoria del giudice: “Allora, Antoine, cosa rispondi?”.

E lei rispose a testa alta e senza paura: “Non io, ma la natura si rifiuta di rispondere a tali abominevoli calunnie, mi appello a tutte le madri che sono qui!”. Le donne in aula le diedero appoggio, chiedendo a gran voce l’allontanamento di Hebert. In seguito, nessuno accennò più a quell’accusa infondata. Un’accusa che, giunta alle orecchie di Robespierre, capo della rivoluzione, lo fece montare di rabbia, perché Hebert aveva in tal modo concesso alla moglie del tiranno un ultimo trionfo pubblico.

Un uomo che la perdonò. Maria Antonietta è sul patibolo, condannata per alto tradimento dal Tribunale Rivoluzionario senza reali prove tangibili. La ghigliottina è pronta per ricevere il suo tributo di sangue. Poco prima, la donna era stata portata fuori dalla prigione, fatta salire sul carretto dei condannati a morte lasciato scoperto e la folla si era accanita su di lei, lanciandole insulti e minacce. Maria Antonietta veste in bianco, ha le mani legate dietro la schiena e i suoi capelli sono tagliati alla buona, corti sulla nuca per non intralciare il lavoro dell’affilata lama, quando questa calerà. Avvicinandosi alla gogna, la regina urta involontariamente il boia, Charles-Henry Sanson. Umile, ma serena, la donna pronuncia le sue ultime parole: “Pardon, Monsieur. Non l’ho fatto apposta”. E l’uomo la perdona.

Poco dopo, alle 12.15 lo stesso uomo lascia scorrere la corda che trattiene la lama, recupera la testa sanguinante della regina e la mostra al popolo parigino in festa.

Maria Antonietta è stata realmente la donna che la Storia spesso ricorda: frivola, indolente, capricciosa, irresponsabile, spensierata e spendacciona. Ma è stata anche la ragazza che utilizzava queste maschere per nascondere la frustrazione e la delusione di un matrimonio farsa, tormentato e a lungo non consumato. È stata anche la donna che ha sopportato con ferma dignità la prigione, gli oltraggi e la malattia sul finire della sua vita. È stata anche una madre premurosa e, durante la prigionia, una moglie esemplare rimanendo accanto al marito fino all’ultimo invece che darsi alla fuga.

Maria Antonietta, forse non all’inizio, ma sicuramente alla fine, si dimostrò degna del suo titolo. Non quello di regina, ma quello di donna.

Luca Rinaldi

La Redazione

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