Fullmetal Alchemist: un anime che scioglie anche i cuori d’acciaio
Quando mi hanno proposto di guardare Fullmetal Alchemist ho accettato titubante. Non sono una grande appassionata di anime e da tanto non ne guardavo uno, non potevo immaginare che mi avrebbe inghiottito nel suo mondo.
Il titolo in italiano è L’alchimista d’acciaio, da un manga di Hiromu Arakawa. Ne sono state tratte due serie: una uscita prima della conclusione del manga, per cui se in un primo momento lo segue, poi se ne distacca sviluppando una trama alternativa; e l’altra Brotherhood fedele al modello.
Tutti dicono che la migliore sia Brotherhood. Personalmente ho visto solo la prima e, nell’attesa di integrare con la seconda smentendo o confermando, posso affermare che mi è piaciuta un sacco, eccetto il finale che sembra buttato lì a caso tanto per concludere.
È raccontata la storia di due fratelli Edward e Alphonse Elric che, giovanissimi, imparano l’arte dell’alchimia sulla scia di un padre assente, e la sfruttano per provare a riportare in vita la madre morta. Ma la trasmutazione termina in tragedia: Ed perde la gamba e Al l’intero corpo. Per salvarlo, Ed sacrifica anche il suo braccio destro, legando l’anima di Al ad un’armatura medievale. I suoi arti invece, vengono ricostruiti con protesi meccaniche (automail), ragion per cui è chiamato “l’Alchimista d’acciaio”. Da questo momento i due decidono di cercare la pietra filosofale che ha il potere di annullare lo scambio equivalente e, dunque, di restituire loro i corpi.
Lo scambio equivalente è il principio che regge l’alchimia e la trama stessa. La sigla recita: “Senza sacrificio l’uomo non può ottenere nulla. Per ottenere qualcosa è necessario dare in cambio qualcos’altro che abbia il medesimo valore; in alchimia è chiamato il principio dello scambio equivalenti”. Una trasmutazione proibita come quella di una vita umana ha un caro prezzo e i ragazzi si accorgeranno strada facendo di tutte le conseguenze dello scellerato gesto.
Così riassunto, non sembrerebbe niente di che, ma vi assicuro che la complessità tematica e il plot ben articolati e variegati, vi coinvolgerebbero fino all’ossessione. Si rompe lo schermo della finzione e ti catapulti nell’avventura come se fossi un terzo fratello Elric. Inconsciamente ti ritrovi a congiungere le mani come fa Ed per innescare un processo alchemico, ma poi, deluso, ritorni alla realtà e ti ricordi che no, non puoi trasformare gli oggetti con la forza del pensiero!
Sulla fantasia irrompe con forza il mondo reale, perché l’ideatrice ha inserito problematiche sociali, etiche e veri riferimenti storici. La funzione governativa dell’esercito, al cui servizio Ed si arruola come Alchimista di Stato, offre la possibilità di analizzare la guerra, la corruzione nelle più alte cariche e il genocidio, come mali scaturiti dall’avidità e da interessi personali.
Si avverte un’aspra critica alle forze armate, ma non tutti i militari sono demonizzati. Personaggi come il colonnello sciupa femmine Roy Mustang, lo statuario maggiore Armstrong o Maes Hughes sono la parte buona dell’esercito, che prende i fratelli sotto la propria protezione per combattere insieme le forze del male. Lo spettatore non potrà più fare a meno delle loro simpatiche figure.
La lotta tra forze contrastanti – bene e male, etico e non etico, sentimento e ragione – segna l’intera storia. Com’è assodato sin dalla notte dei tempi, i protagonisti devono fronteggiare degli antagonisti.
A proposito dei personaggi, la ricchezza di Fullmetal si percepisce anche in questi: non ci sono caratteri fissi e netti, bensì tutti hanno luci e ombre. Persino i terribili homunculus, umani nell’aspetto, ma privi di anima, mostrano segni di una profonda umanità, tradita già dal solo fatto di volersi impadronire della pietra per diventare normali. Anche Scar, un altro dei principali villain, non è a tuttotondo e, se all’inizio scaglia su di sé le antipatie dello spettatore, man mano porta a simpatizzare con lui e a capirne i moventi.
Scar è pure il simbolo di altri contrasti interni tematizzati: in questo caso, il divario tra scienza/magia vs religione di cui egli si fa fedele seguace, ma che invero contraddice. Numerosi sono gli episodi che ruotano attorno a queste faide, spingendo alla riflessione. Nell’intenzione dell’autrice mi è sembrato esserci una critica agli eccessi di qualsiasi fazione: dalla religione come “oppio dei popoli”, all’abuso e al male utilizzo della scienza.
Dietro quello che potrebbe apparire un semplice cartone animato, stanno profondi interrogativi morali, come l’episodio in cui Ed deve scegliere se sacrificare delle vite oppure restituire il corpo al fratello. E ancora, si riflette in maniera leggera, ma non troppo – N.B. durante la visione consiglio di tenere a fianco una munizione di fazzoletti – sui valori umani, sulla famiglia, sull’amicizia e sul senso stesso della vita.
Un altro punto a favore è il femminismo bonario con cui sono presentate le donne. Non a caso Arakawa è una donna che scrive e disegna manga, ergo a maggior ragione, nella sua opera non può che proiettare figure femminili forti, autonome, indipendenti e indispensabili, spesso ricoprenti ruoli socialmente considerati maschili. È il caso dell’amica d’infanzia Winry meccanico di automail, della rigorosa Riza Hawekeye, braccio destro del colonello; e della sensei inaspettatamente donna.
Su Ed e Al potrei scrivere tanto, ma preferisco che guardiate la serie e li scopriate e amiate autonomamente. Posso solo accennarvi che, nonostante l’uno sia impulsivo, irascibile e “fagiolino”, mentre l’altro docile, ragionevole e imponente, il loro legame, che è l’asse portante, è più resistente dell’acciaio. Vi rimarrà impressa la parola giapponese nisa.
La critica e i pareri degli otaku ritengono sicuramente a ragione Fullmetal uno dei migliori anime. Costruito ad arte su un climax e una suspence ascendenti che tengono incollati allo schermo dalla prima all’ultima puntata, emozionando, divertendo e commuovendo. Vorresti non finisse mai. Non mi resta che leggere il manga e continuare a seguire i fratelli Elric in Brotherood e nel film che ne è stato tratto.
W l’Alchimista d’acciaio!
Giusy D’Elia