Henri de Toulouse Lautrec: una sensualità profonda
Bach – Cello Suite No. 2 in D minor BWV 1008
Dotato di una sensibilità acutissima e di un’intelligenza sopraffina, Henri de Toulouse Lautrec dipinge una Parigi capitale dell’arte, della moda, del gusto e anche del divertimento. Il suo è un ritratto sessuale e sensuale di una città carica di emozioni, vivace e colorata. Ma non solo poiché il pittore, si rivela il maggiore interprete e narratore della vita dei bordelli, alla quale guardava non secondo la visione e la logica imperante, maschile e maschilista, che la proponeva come gretta e degradata, ma dal suo punto di vista, quello di un uomo intelligente e profondo.
Proveniente da una nobile famiglia, i genitori probabilmente cugini, sono stati la causa della sua deformazione ossea congenita. Basso e sgraziato diceva di sé, con grande autoironia “Ho la statura del mio nome”,eppure si celava dietro la sua bonarietà lo spettro dell’insoddisfazione che gli fece vivere una vita piena ma sregolata, che lo condusse ad una deliberata e lenta autodistruzione.
Il quartiere parigino di Montmartre, con i suoi caffè ed i discorsi intellettuali al mattino ed i bordelli e le luci della notte, era il palcoscenico ideale dei suoi lavori, sui quali a tempi alterni salivano a fare le proprie comparsate attrici squattrinate, cantanti improvvisate, personaggi ambigui di ogni estrazione sociale, ubriachi e prostitute : tutti gli interpreti del girotondo della vita che il pittore si era sapientemente creato attorno a sé interpretando a pieno quello spirito bohémien che non gli apparteneva per nascita ma che faceva parte di lui profondamente, per scelta.
Riferisco cercando di farlo con precisione. Anche stasera c’era la donna che ho messo in primo piano. L’ho osservata bene. Ha qualcosa di inquietante. La sua luminosità ed il suo alone di spensieratezza sono artificiali. Chi è capace di sondare la sua anima? Forse è infelice, di certo è malinconica. Intorno a lei si svolge una festa discreta. E’ una serata fiacca. La donna, sarebbe giusto si chiamasse Blanche, sembra inseguire una sua fantasia che la porta lontana da quella noia. Probabilmente ricorda serate più vive. Lei sicuramente era assai ammirata. Devo registrare un velo di tristezza in questa scena. Lei, “Blanche” la riscatta con una profondità sentimentale che mi ha sorpreso e magari ha sorpreso anche lei.
È interprete in particolar modo, dell’universo femminile, che in tutte le sue sfaccettature e declinazioni gli si presenta come nuovo, non come proibito, anzi ne gode pienamente e lo vive liberamente, apprezzandolo e donandogli piena dignità attraverso le sue opere. È interessato alle donne come persone indipendenti. Tra i due soggetti preferiti c’erano infatti Jane Avril ed Yvette Guilbert donne forti, tenaci e soprattutto artefici del proprio destino. Le rappresenta durante gli spettacoli teatrali quando sono padrone del palco ed incantano con i loro costumi colorati e con le loro femminili movenze.
Non s’è fatto apposta. Tutta colpa della voglia di osservare e di interpretare l’osservazione. Sono io che parlo, il pittore. Molto ho visto, quasi di nascosto, con apparente nonchalance, e molto ho immaginato. La ragazza in rosa era di fronte a me. Non colpisce la sua espressione malaticcia? Di cosa sta soffrendo? Non pare una questione fisica. Che si senta un oggetto e che ormai si è rassegnata ad esserlo? Dentro di sé ha ben altre ambizioni. Sospetto sia proprio così. Il senso del proibito è rappresentato dal rosso che invade l’intero quadro. E dalla positura della donna in primo piano. Questa è disinvolta. Con quelle sue calze nere fa ammattire i clienti. Il lusso è un po’ finto. Ma l’atmosfera è irresistibile. Il peccato vuole la sua parte. Magari ne vuole troppa.
È questo il motivo per cui non rappresenta soltanto le donne dei bordelli ma anche le donne comuni che obbiettivamente possono apparire come meno interessanti rispetto alle altre eppure egli sa rappresentarle con umanità e sensibilità nel proprio ambiente, mostrandosi ancora una volta osservatore attento e interprete comprensivo ed empatico. È come se, in qualche modo le donne per l’artista rappresentassero il senso stesso dell’arte contemporanea ed il suo approccio fosse dunque quasi quello di uno studioso che deve scoprirne i meccanismi per la comprensione ultima e trascendente.
La sua pittura, che è caratterizzata da una matrice impressionista, si libera dalla sterile rappresentazione paesaggistica tesa, talvolta a puri e semplici esercizi di tecnica, per andarsi ad incespicare in un mondo ed in un modo quasi doloroso di rappresentazione della realtà. Le sue donne, quali esse siano, sono interpreti dell’esistenza senza soluzione di continuità, i momenti di intimità che si concede con esse, le rappresentazioni di questi ultimi attraverso i suoi dipinti sono esempi di verità, la realtà che infrange contro un mondo di finzioni. Sebbene il pittore amasse quel mondo ne notava e ne rappresentava tutti i contrasti e i difetti e le bugie, tutte le ipocrisie e le finzioni che tentava di eliminare dalla sua arte.
Finalmente la sua nudità è stata catturata! Lei, indifferente, fa un gesto altamente erotico: in sé stessa se ne rende conto, ma è stanca di doversene capacitare. Si potrebbe osservare la sotterranea pesantezza del suo gesto, quasi fosse costretta ad essere desiderata. Però è vero: in questa specie di momento supremo, la nostra amica rappresenta tutto il mistero della sensualità e lo sviluppa con una noncuranza che, lei lo voglia o no, è studiata. È la passione sensuale del mondo intero, è la vita che fermenta ad esigerlo. Ecco la trappola dell’amore fisico. Non si vede l’ora di caderci, purché non si sappia.
Luisa Ruggiero