Dietro ogni grande donna
“Femminismo non è una parola oscena. Penso soltanto che le donne appartengano alla popolazione umana con gli stessi diritti di chiunque altro” Cyndi Lauper.
I primi movimenti femministi in cui le donne hanno iniziato a chiedere quello che gli uomini ormai avevano da molto tempo si sono verificati, come ben sappiamo, sul finire degli anni Sessanta.
La posizione della donna nella società e nella famiglia ha conosciuto da allora molti cambiamenti e sviluppi, ma oggi ancora poche – forse pochissime – donne sarebbero in grado di affermare con sicurezza di sentirsi completamente identiche ad un uomo per quanto concerne i diritti.
Ma i film, invece, cosa dicono di noi donne?
Ettore Scola nel 1977 girò Una giornata particolare che racconta la visita di Hitler a Roma nel maggio del 1938, giornata in cui tutti gli abitanti di un casolare si recano ad ascoltare il discorso del Führer, tutti a eccezione di Antonietta e Gabriele.
Il film inizia con la protagonista che si sveglia, si veste e prepara i suoi sei figli per quell’occasione importante, cucina la colazione per tutti, inizia a mettere in ordine la casa e, mentre ha quasi terminato le faccende domestiche, in camera da letto c’è suo marito che, ancora tra le braccia di Morfeo, attende il caffè che la moglie gli sta portando a letto. La donna in quegli anni era questo: casalinga, madre, moglie che sfornava figli per ricevere il “bonus famiglia numerosa”; lei non aveva tempo per il discorso di Hitler, lei non aveva tempo per imparare a leggere o a sognare.
Per uno strano scherzo del destino, Antonietta incontra Gabriele e in quel legame che nascerà e si discioglierà nel giro di un solo giorno, a mio parere, può essere rappresentato quello che la donna era e quello che ancora non sarebbe riuscita a essere. A lei sembra impossibile essere trattata in quel modo: lui le chiede cosa ne pensa, lui la fa ridere, lui è in grado di darle ciò che suo marito non le ha forse mai dato. Antonietta per la prima volta in vita sua, come donna, viene rispettata, e sempre come donna viene trattata come una persona.
Ma tutto ciò non è destinato a durare molto, è solo un’eccezione che conferma la normalità della regola.
A sostituire la figura di Antonietta sarà negli anni Ottanta Sue Ellen, degna antenata dell’attuale Brooke Logan: è un personaggio della soap opera americana Dallas. Sue sposa J.R., un ricco petroliere che le permette di essere regina di un piccolo regno, uomo dal quale si separerà dopo una serie di tradimenti.
Insieme a Sue, Brooke, amata per ciò che è riuscita a raggiungere ma anche odiata per il modo in cui lo ha fatto, è la protagonista della serie ormai ultra-ventennale Beautiful. Brooke giovanissima sposa il suo amato Ridge ed entra così in un mondo che mai avrebbe potuto immaginare, fatto di abiti costosi e di altri uomini Forrester da portare all’altare.
Oggi la donna è in grado di cambiare vita, di scombussolarla, cose che la nostra cara Antonietta ha sognato solo per poche ore e poi ha visto andare via a tarda notte.
Nella filmografia la donna può essere oggi madre, sia buona che cattiva, ma ha anche la capacità di cambiare se stessa, di realizzarsi e di cambiare gli altri. Neumann chiamò quest’ultima capacità carattere trasformatore, che può essere sia positivo che negativo.
L’aspetto negativo parte dalle sirene che cantano per uccidere Ulisse fino ad arrivare a Jessica Rabbit che si esibisce su un palco in un ammaliante abito rosso e seduce l’uomo che le capita davanti: oggi abbiamo la cosiddetta femme fatale, colei che prende coscienza di ciò che è e di ciò che è in grado di fare e utilizza il suo essere donna non per soddisfare i desideri altrui ma per realizzare i propri, trasformando però negativamente gli altri.
Ma abbiamo anche Andrea ne Il diavolo veste Prada, che riesce a cambiare se stessa, mantenendo ciò che è più importante, e a raggiungere il suo sogno di entrare nel mondo giornalistico (certamente non con pochi sacrifici) ma contemporaneamente riesce a cambiare nel suo piccolo anche le idee di Miranda, il “diavolo” con quel sorriso temuto da tutti gli stilisti, e a trasformarla, di poco, in positivo. (Lo spettacolo dell’immaginario, S. Leonzi, 2009)
Forse siamo davvero in grado di prendere in mano la nostra vita e trasformarla, oggi. Se è vero che dietro ogni grande uomo c’è sempre una donna che alza gli occhi al cielo, dietro ogni grande donna forse c’è semplicemente una donna che non ha mai smesso di credere di potercela fare.
Martina Casentini
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