Paganini non ripete…ma perché?
Diventato celebre per il suo straordinario talento con il violino, ma ancora di più per la sua iconica frase “Paganini non ripete“, il violinista ligure è una figura di spicco per la musica romantica italiana.
Ma perché “non ripete”?
Ripercorriamo insieme la sua storia.
Niccolò Paganini è stato uno dei più talentuosi violinisti che l’Italia abbia mai potuto vantare. Nato nel 1782 a Genova, sin da piccolo si dedicò alla musica prendendo lezioni di mandolino da suo padre, per poi passare allo strumento per cui tutti noi lo conosciamo, il violino.
Sviluppò una tale bravura e manualità nel suonarlo, che addirittura si pensò che avesse stipulato un patto con il demonio, tesi sicuramente alimentata sia proprio dal fatto che suonasse il violino, considerato lo strumento del diavolo, sia dalla sua condizione di salute. Paganini era,infatti, affetto da sifilide, diventò completamente afono e fu in seguito colpito dalla sindrome di Marfan, anche se in molti pensavano che la sua bravura con il violino potesse essere facilitata da quest’ultima.
Nonostante ciò, il maestro godeva di un’ottima reputazione tra gli uomini del suo tempo; non a caso, ad ogni esibizione pubblica, accorreva una vasta platea pronta ad ascoltare le sue note. Si dice che tra Genova, Praga, Vienna, Lucca, Torino, Milano, le sue esibizioni furono centinaia: in particolare se ne ricorda una che fu forse la sua performance più sfortunata ma che, allo stesso tempo, fece sì che la figura del Paganini diventasse immortale, oltre che nei libri di storia, anche nella cultura popolare.
Era una sera di febbraio del 1818, il Teatro Carignano di Torino era gremito di persone che attendevano solo l’entrata in scena del celeberrimo.
Quando il maestro fece la sua comparsa e iniziò a suonare, come da prassi, gli auditori rimasero incantati dalle magiche sinfonie di Niccolò. Lo spettacolo ingranò la marcia, orchestrali e direttore erano tutti concentrati ad accompagnare l’illustre, quando, ad un certo punto, una nota stonata fuoriuscì dal violino di Paganini.
Una corda del suo strumento si ruppe improvvisamente.
Gli spettatori rimasero increduli, con loro l’orchestra ed il direttore, che si fermano in attesa di direttive, ma il musico continuò senza curarsene troppo e con lui ripresero a suonare tutti. Dopo qualche minuto, ecco di nuovo una nota stonare ed una seconda corda saltare dal violino del Paganini. Il teatro ammutolì, era una tragedia; ma il compositore continuò nella sua esibizione utilizzando soltanto due corde.
Ora, tutti voi starete aspettando il momento in cui anche la terza corda saltò, ebbene, mi dispiace essere così prevedibile, ma sfortuna volle che l’artista portò a termine l’esibizione soltanto con una corda.
Ci sono leggende attorno a quest’episodio che dicono che Paganini l’abbia addirittura fatto di proposito a farsi saltare le corde, questo perché alcune partiture erano scritte per essere eseguite con una corda soltanto. Alla fine dello spettacolo, durante i saluti finali, uno spettatore intervenne, chiedendo il bis di alcuni brani.
C’è da dire che non si trattava di uno qualunque, bensì del Re di Sardegna Carlo Felice di Savoia. A quel punto, con tutta la non curanza, il musicista, che, tra l’altro, si dice improvvisasse per gran parte dello show, rispose: “Paganini non ripete”, espressione che, ancora oggi è molto usata nel nostro parlato.
Questo aneddoto può insegnarci che, anche nei momenti in cui tutto sembra andare per il verso peggiore, non bisogna mai fermarsi, ma usare l’astuzia per continuare; e poi, chissà, magari chiederanno anche a noi il “bis”delle nostre improvvisate imprese.
Giovanni Perna
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