Pinocchio che visse due volte: la vera storia del burattino
Pinocchio è da tempo entrato nell’immaginario collettivo globale, merito in gran parte dell’omonimo capolavoro d’animazione targato Disney. Chi di voi ha però mai letto l’opera originale di Collodi? Quali sono le differenze?
Una delle cose brutte della fama di Pinocchio è dovuta proprio alla sua stessa forza: il cartone della Disney. Sia ben chiaro, si parla di un capolavoro dell’animazione che ancora oggi riesce a far sognare grandi e piccini ma purtroppo è riuscito, per esigenze filmiche e non, a soffocare il vasto mondo dell’opera di Collodi. Il romanzo collodiano infatti, oltre a raccontare tante altre vicende, ha un’ironia, uno humor nero e un intento morale ben specifico e più diretto rispetto all’omonimo film.
Prima di divenire un vero e proprio romanzo, Pinocchio era un racconto a puntate pubblicato “per caso e per noia”, come asserito dall’autore stesso, nel supplemento del periodico Il Fanfulla che era destinato a terminare con l’impiccagione del burattino che, avendo disobbedito al padre ed essendosi lasciatosi consigliare dai cattivi compagni, non poteva far altro che incorrere ad una fine nefasta. Punto. Ecco il primo vero finale del racconto per bambini più famoso della storia, degna chiusa di una storia che seppur con fini morali non cercava certo di indorare la pillola.
Ma come siamo arrivati alla sua versione finale?
Sono stati proprio i piccoli lettori di Pinocchio a “costringere” Collodi a continuare la storia, non soddisfatti della morte del burattino, e lo scrittore impiegò circa due anni per finire l’intera opera e da lì poi… il successo! Pinocchio venne tradotto in centinaia di paesi diversi e fino alla prima metà del novecento era de facto il libro di letteratura italiana più di successo all’estero. In Giappone, ad esempio, Pinocchio, insieme a Cuore di De Amicis, è uno dei testi che ebbe e che ha tutt’ora maggior successo: continuano ad uscire traduzioni e riadattamenti in continuazione e molti mangaka e animatori hanno attinto a piene mani dall’opera di Collodi. Osamu Tezuka creò il personaggio di Astro Boy con l’intento di narrare le avventure di un “Pinocchio del ventunesimo secolo”. Ma Pinocchio va ben oltre questo! Molti modi di dire ed espressioni idiomatiche che usiamo giornalmente provengono proprio da quest’opera: “sono fritto” e “ridere a crepapelle” ad esempio.
Vi sono pure molti lettori e studiosi che hanno attribuito al romanzo pedagogico anche dei valori teologici ed esoterici asserendo che Collodi facesse in realtà parte della loggia massonica fiorentina. E così la Fata Madrina diventa l’iconografia di Iside se non della Madonna stessa, il deus ex machina salvifico di tutta la storia, mentre Mangiafuoco è identificato come Mammona (personificazione del profitto nel Nuovo Testamento) e Geppetto a Dio stesso!
Insomma Pinocchio è stato e continua ad essere TANTO, di certo molto di più che solamente un ottimo film d’animazione.
Recuperatelo, non ve ne pentirete!
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