Dalla peste al Coronavirus: un excursus sulle malattie che hanno infettato l’Italia
È passata circa una settimana da quando il Presidente Conte ha dichiarato tutta l’Italia zona protetta, mettendoci
una volta per tutte davanti alla dura realtà. La storia magister vitae ha sempre qualcosa da insegnarci. Non siamo né i primi né gli ultimi a vivere una situazione del genere, sembra purtroppo che le epidemie ciclicamente tornino a farci visita. Con la nostra macchina del tempo, viaggiamo all’indietro e scopriamo quali sono state le epidemie virali che i nostri avi hanno dovuto fronteggiare prima di noi.
Generata dal batterio Yersinia pestis che si trasmette dai ratti agli uomini attraverso le pulci, si è diffusa probabilmente dal Nord della Cina, imperversando in Europa per almeno tre secoli a cicli di 10- 12 anni. Il ciclo più devastante si ebbe dal 1347 al 1352. In Italia attraccò prima nei porti per diffondersi da questi all’entroterra e, in un solo anno (nel 1348), era già estesa su tutto il suolo europeo.
Infatti, grazie alla carestia, alle guerre e alle scarse condizioni igienico sanitarie, la peste fece terno al lotto, trovando le condizioni ottimali per attecchire. Provocò cambiamenti socio- economici epocali, tra cui il più evidente fu il crollo demografico che decimò più di un quarto la popolazione. Aveva tassi di mortalità altissimi. Sapete come si cercava di arginare il fenomeno? Migliorando le condizioni igienico – sanitarie, limitando la circolazione di merci e persone e imponendo quarantene! Insomma, passano gli anni, ma non i metodi… evidentemente sortiscono qualche effetto (seguiteli!).
In un clima di suggestione e oscurantismo come quello medievale non mancavano le ipotesi esoteriche e i capri espiatori: cosicché nacque il mito degli untori. Stiamo verificando sulla nostra pelle come il panico generi brutti scherzi e rincitrullisca la popolazione, a tal proposito tra le pagine del Decameron e dei Promessi Sposi troviamo descrizioni interessanti e paradigmatiche di ciò che stiamo vivendo. Peccato che non possiamo assembrarci, altrimenti questa quarantena l’avremmo risolta alla maniera dei 10 protagonisti boccacciani!
Colera
L’Italia è stata vittima di ben sette ondate epidemiche di colera nel XIX secolo. Il “morbo asiatico”, così chiamato dalla zona di provenienza, era causato dal bacillio vibrione del colera che attaccava l’apparato digerente con diarrea e vomito fino alla disidratazione e alla morte. La facilitazione dei contatti intercontinentali in seguito alla rivoluzione industriale fu la causa principale, oltre ai denominatori comuni (carestia,guerra, malasanità, povertà).
Anche in questo caso, si adottarono le soluzioni che già conosciamo, ma con più rigidità: ai trasgressori toccava la pena di morte! Un po’ estrema come punizione, ma abbiamo visto dove si arriva confidando ingenuamente nel buon senso comune.
Come oggi, fondamentale fu il ruolo dei medici, tra i quali spiccò l’italiano Filippo Pacini che trovò il vibrione come causa della malattia, ma sfortunatamente, le sue idee non furono subito accettate. Sappiamo quanto fosse difficoltosa la situazione nell’800 per un’Italia che si andava unificando, quindi possiamo ben comprendere come i governi locali fossero spaesati e abbastanza autonomi nella gestione dell’emergenza.
Un po’ come le nostre regioni allo sbaraglio prima che il governo prendesse una posizione unica. Allora questo ruolo capo fu preso dalla città di Napoli che con l’emanazione della “legge per Napoli” fornì un esempio seguito a livello nazionale finché il virus non si debellò man mano, sino all’ultima comparsa nel 1893.
Influenza spagnola
È solo di un secolo fa quella che è stata definita “la più grave forma di pandemia della storia dell’umanità” per lo spaventoso tasso di mortalità mai registrato prima.
Appartenente allo stesso ceppo della suina (AH1N1) agì dal 1918 al 1920 uccidendo più di cinquanta milioni di persone. La sua eccezionalità sta nel fatto che colpiva specialmente giovani adulti sani tra i 20 e i 40 anni. Fu parallela alla prima guerra mondiale sia sulla linea temporale sia per numero di morti e tale coincidenza fu nefasta.
Le condizioni generali provocate e legate alla guerra (malnutrizione, sovraffollamento delle strutture sanitarie…) furono terreno fertile per una superinfezione batterica letale nella maggior parte dei casi. In Italia si ebbero 600000 morti e il sud, per gli inadeguati e impreparati mezzi, fu il più colpito. I regimi cercarono di tenerla nascosta, solo i giornali spagnoli, dal momento che la Spagna non era coinvolta nel primo conflitto, avevano la libertà di parlarne. Da questa ragione prende nome.
I metodi di trasmissione erano gli stessi del nostro nemico numero 1: un colpo di tosse, uno starnuto e la catena infettiva avanzava. Sbirciando nel web è pieno di foto d’epoca di persone con la mascherina… chissà forse all’epoca si trovavano più facilmente rispetto ad oggi e non bisognava vendersi un rene per acquistarne una.
Influenza asiatica
Il XX secolo non è stato particolarmente fortunato per la salute umana: abbiamo avuto ben tre pandemie. Oltre alla sopra citata, l’influenza asiatica (altro tipo della famiglia A) si sviluppò in Cina da un gruppo di anatre. Nei mesi primaverili degli anni ‘50 fece il salto all’uomo diffondendosi a macchia d’olio. Secondo le stime, in Italia si ammalò un italiano su due e i morti in totale furono 30mila.
Il mezzogiorno fu nuovamente quello più penalizzato, già ad agosto, si registra che a Napoli almeno un terzo della popolazione fosse ammalata. Nella tragicità è buffo constatare che oggi come allora, la stampa e la politica fornivano informazioni contrastanti. Spiccavano titoli che non ci sono estranei, del tipo “è solo un’influenza”… vero è che il decorso della malattia fu benigno, ma tra il ’68 e il ’69 il virus tornò ribattezzato come influenza di Hong-Kong o spaziale .
Abbiamo dato una panoramica lampo, ma esplicativa delle premesse da cui siamo partiti: le epidemie sembrano essere i flagelli che ogni tot tornano a torturarci. Delle quattro presentate, due sono più antiche e due più recenti, però non dimentichiamo che nel mezzo ce ne sono state molte altre. Per citarne alcune pensiamo al vaiolo, alla tubercolosi o alla lebbra… fino ad arrivare alla SARS, Coronavirus geneticamente imparentato con questo del 2019, appunto chiamato SARS- COV- 2.
Un esercito di “palline con le ventose” è partito alla conquista dell’intero mondo, scatenando una pandemia. È arrivato inaspettatamente, quando ancora ci sembrava una minaccia lontana e inoffensiva, a sconvolgere la nostra quotidianità e a minacciare noi e i nostri cari più indifesi. Non è un motivo per perdere le speranze, impugniamo le armi della salvaguardia e della responsabilità e combattiamola insieme questa guerra.
Abbiamo i dati per dire che, nonostante tutto, ce l’abbiamo sempre fatta, non del tutto indenni, ma ce l’abbiamo fatta e ci riusciremo anche stavolta.
Giusy D’Elia
Illustrazione di Giuseppe Armellino
Vedi anche: Dal 750 a.C. al 2012: il contagio su carta