Stasera tutti a bere: offre Gabriele D’Annunzio
Il 12 marzo 1863 nacque a Pescara Gabriele D’Annunzio e oggi spegniamo le candeline in suo onore.
Tediati da reminiscenze scolastiche, forse, vi partirà spontaneamente uno sbuffo. Certo, non è uno degli scrittori più amati e più letti da noi gente del ventunesimo secolo, centocinquantasette anni non sono mica pochi… ma il “Vate”, indimenticabile, ha lasciato il segno. Chi era davvero questo superuomo?
Non è semplice rispondere, faremmo prima a chiederci cosa non sia stato. Un personaggio singolare, un esteta, un narcisista, un patriota, uno scrittore, un soldato e chi più ne ha più ne metta. La sua vita straordinaria è sospesa tra realtà e mito, ci sono più gossip su di lui che su Chiara Ferragni.
Viene spesso definito un precursore del regime fascista. L’appellativo è penalizzante e già lo mette in cattiva luce, tuttavia D’Annunzio, come in tutte le cose, sognava in grande anche per la sua patria. Il suo rapporto con il fascismo e Mussolini fu ambiguo, tra l’accettazione di convenienza e i tentativi da parte del regime di controllarlo e neutralizzarlo. Una questione talmente complicata e dibattuta da non poter essere sintetizzata in poche righe. Sicuro è che non era un fascista nel vero senso della parola e definirlo tale acriticamente significa banalizzare. Era piuttosto un individualista, un libertario, affamato di gesta eroiche e dell’ammirazione delle masse.
Politicamente costruì il suo mito durante la Prima guerra mondiale. Volontario a 52 anni, si era fatto ammirare per le sue coraggiose e straordinarie imprese di guerra propagandistiche: il volo su Trieste, quello su Vienna, la beffa di Buccari e la presa di Fiume non potranno suonarvi sconosciute. Aveva un modo tutto suo anche di fare la guerra.
Sta di fatto però che D’Annunzio arriva alla fama del grande pubblico grazie al suo ingegno letterario. Nel 1889 pubblicò il Piacere, il suo primo romanzo, cruciale nella storia della narrativa italiana. Sulla scia di Oscar Wilde e di maestri francesi come Baudelaire e Gautier, inaugurò il decadentismo e l’estetismo in Italia, sancendo il distacco dalla corrente naturalista e verista e proponendo una nuova e alternativa prosa psicologica. Il protagonista Andrea Sperelli, dandy per eccellenza, diviso tra l’amore per l’arte e l’amore per due donne, viene visto come il primo inetto, l’antecessore di Zeno Cosini. Anche nella poesia il contributo del Vate fu indubbio: La pioggia nel pineto vi dice niente? E ancora Maia, Elettra, Alcyone e Merope: no, non si tratta di “amichette” del buon Gabriele, ma delle sue raccolte di componimenti poetici più famose.
Ormai lo abbiamo capito, D’Annunzio nella sua vita-opera d’arte non volle farsi mancare davvero nulla! Quindi non dobbiamo stupirci se sotto il suo nome rientrano opere di vario genere, non solo legate a penna e inchiostro. Pensiamo al cinema: fondamentale fu il suo contributo per la realizzazione di Cabiria (anche sotto le vesti di sponsor pubblicitario), il capolavoro del cinema muto italiano e mondiale, firmato da Pastrone.
E a proposito, pensiamo proprio al suo contributo in campo pubblicitario: creò slogan e marchi, imponendo spesso se stesso come uomo-copertina per i prodotti pubblicizzati, per esempio fece da testimonial all’Amaro Montenegro.
Contribuì anche in campo linguistico, coniando nuovi termini, italianizzando quelli stranieri (tramezzino per sandwich) o stabilendone il genere grammaticale, come fece per l’automobile femminile in una lettera a Giovanni Agnelli. Siete mai stati in un negozio La Rinascente? Ecco, se si chiamano così e non (tristemente) Magazzini Bocconi, è stato merito suo.
Un altro pallino del poliedrico intellettuale fu il teatro: realizzò non una, ma ben diciotto tragedie, perlopiù legate a tematiche rinascimentali o a grandi ambientazioni antiche. Quest’ultima passione sopravvenne in età avanzata dall’intreccio amoroso con Eleonora Duse, una delle attrici teatrali più importanti del tempo a livello internazionale.
Veniamo così alla sua movimentata vita privata: D’Annunzio fu un vero sciupa femmine. Sebbene non fosse un Adone (di certo nessuno gli invidiava l’altezza o la chioma fluente), i suoi mille interessi e il grande successo lo rendevano un personaggio affascinante oltre che (così si mormora) un amante passionale. Basti pensare che c’è persino chi si è preso la briga di realizzare un libro intitolato I grandi amori di Gabriele D’Annunzio. Stando ai racconti di paparazzi ante litteram, avrebbe frequentato la compagnia di circa un’ottantina di donne, tra cui pianiste, letterate, pittrici e attrici, non disdegnando corteggiatrici di minore fama, come la domestica Maria Julienne Emile Mazoyer, soprannominata Amelie e musa ispiratrice per un personaggio di una sua opera francese (Pianelle). Amelie era particolarmente amata da lui per la “sua bocca meravigliosa” e la sua “mano donatrice d’oblio”. Tante sono le leggende che circolano riguardo le sue strane abitudini sessuali. La più famosa e assurda è sicuramente quella della presunta asportazione delle costole per praticare autofellatio; oppure il buco nel pigiama per continuare ad avere rapporti con le amanti senza dover mostrare il corpo ormai invecchiato.
Altre due piccole curiosità. L’eclettismo dell’abruzzese investì anche il campo musicale: era un appassionato di musica e sapeva suonare la chitarra. Si destreggiava bene persino in campo culinario: amante e intenditore del cibo, considerato metafora della seduzione, avrebbe cucinato una salsa speciale pestando un pezzo di tonno per due ore.
Insomma, dall’ispirazione artistica alla vita di tutti i giorni, D’Annunzio fu uno sperimentatore su larga scala e un cultore del bello e dell’eccesso (un dandy), come si suol dire: del vivere inimitabile.
Stiamo parlando di un superuomo che, amato o odiato, ha segnato un’intera cultura. Certo, il modo migliore per capirlo sarebbe analizzare le sue opere… magari queste nostre parole hanno fatto breccia nel vostro cuore, insinuandovi la voglia di andare a rispolverarle! Intanto, canticchiamo insieme…
Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Gabriele tanti auguri a teeeee!
Giusy D’Elia
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