Il malocchio a Napoli
L’uocchie sicche so’peggio d’e scuppettate”
Sono sicura che tutti conoscono il significato di questo detto e che lo avete ripetuto più e più volte.
Ma che significa esattamente? Letteralmente:” Il malocchio è peggio dei colpi di fucile”.
“Ma teniss l’uocchie ‘ncuoll?” Questa frase è sicuramente una delle più pronunciate in assoluto! Il malocchio, o “iettatura” si riferisce all’idea che una persona invidiosa possa emanare energia negativa dallo sguardo, finendo con il danneggiare l’altro. Questa credenza ha origini antiche: pensate che sono stati ritrovati papiri egiziani risalenti al 1200 a.C. con scritte come: “lo proteggiamo dal malocchio”. O ancora, nel Corano, possiamo leggere una definizione del malocchio che si pensa sia stata pronunciata dallo stesso Maometto ed inoltre, sono proprio gli islamici ad aver utilizzato la famosa “mano di Fatima” contro queste forze oscure.
Nella cultura ebraica, si dice “fascinazione con l’occhio” e tale espressione la troviamo anche in Calabria. Anche il più razionale e quello più restio a credere alle superstizioni si sarà trovato, almeno una volta, a pronunciare tali espressioni, come “sciò sciò ciucciuè” o a possedere un corno come rimedio al malocchio.
E quali sono le superstizioni più comuni diffuse tra noi “terroni”?
- “Non aprire l’ombrello in casa”: il paganesimo credeva nel dio Sole e aprire l’ombrello, che serviva per ripararsi anche dal sole, era considerata un’offesa al dio in questione. Durante il Medioevo, invece, l’ombrello nero era usato dai preti per effettuare l’estrema unzione e per questo è associato ad eventi funesti. Ma quest’oggetto era usato anche dai poveri per tappare i buchi del tetto ed evitare che entrasse l’acqua piovana, quindi aprirlo in casa, è considerato un anti-augurio;
- “Hai rotto lo specchio? Sette anni di guai!”: gli antichi romani sostenevano che la vita si rinnovasse ogni sette anni appunto e poiché lo specchio rotto equivaleva a salute spezzata, si pensava che sarebbero stati necessari sette anni per ritornare a stare bene. Inoltre, gli uomini preistorici, quando vedevano la propria immagine riflessa su qualche superficie d’acqua, immaginavano di vedere un altro da sé e qualsiasi cosa che andava a rovinare il riflesso stesso, significava pericolo per la propria persona;
- “Un gatto nero mi sta passando davanti”: quando il mezzo di trasporto più diffuso erano i cavalli, poteva capitare che questi si spaventavano per il passaggio di gatti neri e ciò era causa di incidenti. Premettendo che i gatti neri sono davvero meravigliosi, sappiate che in Inghilterra sono animali portafortuna;
- “Non passare sotto la scala”: il motivo più logico sarebbe che potrebbe caderti addosso, ma gli antichi egizi, che consideravano il triangolo una figura estremamente sacra, quando vedevano una scala appoggiata alla parete, che insieme alla parete stessa e al pavimento formavano un triangolo, avevano il timore che così avrebbero provocato le ira di divinità;
- “Il numero 17 porta sfortuna”: il 17 in caratteri romani è XVII, il cui anagramma è VIXI, che significa “sono vissuto”, frase utilizzata sopra le tombe romane, poi sostituita con “Rest in Peace”. “Oggi è venerdì 17”: allora la paura si fa più forte perché Gesù, secondo la tradizione, è morto di venerdì.
Ma come si fa a “combattere” il malocchio?
Oltre il famoso e già citato corno, o meglio : “o curniciello” rosso, che deve essere “tuosto, stuorto e cu’ a ponta”, mai acquistato ma ricevuto in dono e fatto a mano (usato nelle caverne come augurio di fertilità, mentre nel Medioevo si pensava allontanasse influenze maligne), abbiamo il ferro di cavallo (ai tempi degli antichi romani, solo gli ufficiali avevano il lusso di andare a cavallo e se veniva perso lo zoccolo, si era costretti a fermarsi, quindi perderlo rappresentava una vera sfortuna, ma secondo altri fonti, la forma dello zoccolo riporta all’organo genitale femminile, così il maligno, distratto dalla tentazione, non entrava in casa) da tenere agganciato dietro la porta, con la punta verso l’alto.
Un altro modo tradizionale contro il malocchio è “o’scartellat”, ossia il gobbo, che bruciava incenso nei quartieri per liberare le vie dagli influssi negativi e si chiama così perché un tempo, le persone con la gobba avevano questo ruolo.
Insomma, i rimedi sono tanti e se parlate con le vostre nonne, vi racconteranno di come l’olio o il sale siano altrettanti elementi utili contro queste superstizioni o magari, vi racconteranno di esoterismi da far accapponare la pelle. Personalmente, non sono per nulla superstiziosa, ma è pur sempre affascinate conoscere le nostre tradizioni!
Alessandra Liccardi