Alba Dorata: il tramonto di un’ideologia sbagliata
Poche settimane fa il partito greco di estrema destra Alba Dorata è stato dichiarato un’organizzazione criminale.
È arrivata poi la sentenza per il capo, Nikos Michaloliakos, che è stato condannato a tredici anni di prigione ad Atene.
L’ergastolo è invece toccato a Yorgos Roupakias, un membro del partito accusato di aver ucciso, nel 2013, il rapper antifascista Pavlos Fyssas noto come Killah P.
E proprio dopo l’omicidio di Fyssas sono partite le indagini contro Alba Dorata, che vede il suo esordio sulla scena politica nel 1993 ma che conquista particolare rilievo dopo la crisi economica del 2008.
Il capo del partito, Nikos Michaloliakos si presenta come un negazionista della Shoah e un neo nazionalista che ha come modelli personaggi di dubbia moralità, come Hitler.
Alba Dorata si pone infatti come un partito di estrema destra neofascista, neonazista, neonazionalista ed euroscettico. Un ottimo curriculum.
Il suoi simboli sono un meandro nero su sfondo rosso e un’aquila con una croce celtica ed è difficile non ricollegare questi simboli a quelli del Terzo Reich anche visto che, come abbiamo detto, il Fuhrer e il suo Mein Kampf, seguiti dall’idea di una razza ariana superiore, sono i modelli prediletti del partito.
I membri di Alba Dorata hanno spesso negato i richiami al nazismo ma tra il dire e il fare c’è di mezzo che tra i punti del loro programma ci sono anche quelli di bloccare i flussi migratori, far tornare indietro i migranti e re introdurre la pena di morte.
Ma non basta.
Organizzati in veri e propri squadroni militari, gli aderenti al partito si sono presi la libertà di compiere atti di violenza disdicevoli: pestaggi, aggressioni, torture, tentati omicidi ed omicidi.
Nel 2012, un gruppo di circa venticinque persone ha fatto irruzione nella casa di quattro pescatori egiziani con l’intento di ucciderli per ragioni razziali e i quattro si sarebbero salvati per pura fortuna.
La stessa sorte non è toccata invece a Fyssas che sotto i colpi dei militanti di Alba Dorata ha perso la vita.
34 anni, operaio, rapper e attivista antifascista, Fyssas è stato ucciso il 18 Settembre 2013 nel suo quartiere, Keratsini.
Il 17 Settembre 2015 Michaloliakos ha “accettato la responsabilità politica dell’omicidio Fyssas”. Parole che fanno rabbrividire perché non possono non riportare alla memoria quel momento in cui in Italia nel 1940, con l’omicidio Matteotti, la libertà è stata uccisa.
“Io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto” così diceva Benito Mussolini e così sembra citarlo Michaloliakos, attingendo ancora una volta da un modello negativo.
La morte di Pavlos Fyssas ha però dato l’avvio al processo di Alba Dorata che si è concluso oggi, nel 2020, dopo cinque anni e mezzo di battaglie.
Perché quella di Alba Dorata, limitando la libertà di pensiero, opinione, appartenenza culturale geografica e religiosa, non è un’opinione. È reato.
Maria Rosaria Corsino
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