Poliamore ed altri rimedi: istruzioni d’uso per un amore libero
L’essere umano è per natura poligamo.
Come dite? Blasfemia? Sarà, ma qualcuno deve pur smontare l’idea che la monogamia rappresenti l’unico modus vivendi possibile.
Coppia aperta, scambismo e tradimento sono solo alcune delle parole erroneamente associate al decisamente più articolato concetto di poliamore.
Sfatiamo qualche mito e scopriamo come essere felici amando più persone contemporaneamente!
Si sa, quando ci si scontra con costrutti sociali duri a morire il risultato è sempre lo stesso: un’imbarazzante disinformazione. È probabilmente questo il motivo per cui, specie in Italia, si parla e si conosce così poco sul poliamore, una filosofia molto lineare nei suoi principi che però deve alle resistenze della società la sua difficoltà ad affermarsi come pratica.
Il termine poliamore indica, infatti, la pratica, il desiderio o anche la semplice accettazione dell’idea che si possano amare più persone contemporaneamente. Ciò implica che una persona possa essere coinvolta in diverse relazioni intime sentimentali e/o sessuali nello stesso momento, ma nel pieno consenso di tutti i partner effettivi o potenziali, in netta opposizione con il postulato della monogamia come norma necessaria impartitaci sin dalla prima infanzia.
In quanto fondata sul consenso e la condivisione esplicita di un certo mindset e di una precisa idea di come dovrebbe essere regolamentata una relazione, la dinamica poliamorosa non può essere assimilata semplicisticamente a quella di una coppia aperta. In questo tipo di relazioni, una coppia monogama sceglie di non eludersi la possibilità di avere altri partner sessuali ma non è sempre tenuta a condividere le proprie esperienze extraconiugali con il partner. È per questo che il poliamore viene spesso anche chiamato nonmonogamia etica: è fondato sull’eticità dei rapporti, di cui ogni partner è al corrente, che vengono approvati nel pieno rispetto delle regole interne della relazione, che non sempre sono le stesse.
Qualcuno potrebbe infatti pensare che questo tipo di rapporti normalizzino in un certo senso il tradimento, ma non è affatto così! Il tradimento esiste anche nei poliamorosi, ma ha una definizione diversa dalla classica concezione imposta dalla monogamia, e prende forme diverse in base a quali sono le abitudini e le personalità degli individui coinvolti. Nascondere una relazione ad uno o più partner, potrebbe essere considerato da alcuni un tradimento, perché manca di rispetto all’assunto fondamentale della condivisione trasparente.
In fondo, chi stabilisce il limite oltre il quale un comportamento può essere considerato adulterino? La violazione della fedeltà coniugale è pur sempre un venir meno ai patti prestabiliti. Se i poliamorosi hanno necessità di parlare di queste regole interne ad ognuno dei propri partner prima di coinvolgerli, questo spesso manca nelle coppie monogame, che tendono a dare queste imposizioni per scontate quando non lo sono affatto. Il rischio è quello di conformarsi a un ideale di coppia, per la stessa natura dell’uomo, spesso impraticabile e non in grado di fornire la serenità che la condivisione di un sentimento così bello come l’amore dovrebbe dare.
Proprio perché il poliamore è una posizione filosofica, esso fa da fondamento a tutta una serie di relazioni definite e regolamentate in maniera diversa, in base alle preferenze degli individui coinvolti. Tra le sue varie declinazioni, troviamo:
- le relazioni gerarchiche, in cui si riconoscono relazioni primarie, secondarie e terziarie, che spesso nascono da una coppia monogama (primaria) che decide di aprire la propria relazione ad altri partner (secondari) attorno a cui ruotano altre persone che non sono però una presenza stabile all’interno della relazione (partner satelliti o terziari);
- la triade, una relazione paritaria tra tre persone (un caso particolare di polifedeltà, in cui la relazione è ristretta a un particolare gruppo di partner sullo stesso piano);
- la relazione a T, in cui un partner secondario stringe un legame affettivo e sentimentale con entrambi i membri di una coppia primaria;
- la relazione a V, in cui una sola persona intesse relazioni con due partner che non sono tra loro coinvolti;
- casi in cui un partner è monogamo ma accetta che l’altro abbia relazioni al di fuori della coppia;
- poliamorosi single in cerca di una relazione del genere occasionalmente coinvolti in uno degli schemi appena descritti.
Tutto molto bello fin qui, non è vero? Eppure, mantenere una relazione del genere non è sicuramente da tutti! I poliamorosi sono persone perfettamente normali e, in quanto tali, provano gli stessi sentimenti di tutti… pensate alla gelosia!
La gelosia ha un valore estremamente adattivo: rinforza il legame di coppia, tutela dalle malattie sessualmente trasmissibili, garantisce la certezza della paternità, o almeno ci prova.
Va da sé che eliminarla del tutto, persino in una relazione poliamorosa, sarebbe impensabile: possiamo vederla un po’ come un sedimento evolutivo, è talmente radicata nell’essere umano che non possiamo far altro che imparare a conviverci! Nell’ambito del poliamore un neologismo spiega bene come “sopravvivere” in un contesto del genere: attraverso la compersione. Perché ingelosirci del nostro partner, quando possiamo condividere con lui la gioia di essere felice anche con un’altra persona? Certo, questo non elimina del tutto il mal di stomaco al pensiero di condividere con altri le persone che amiamo, ma entrare nell’ottica dell’empatia, di un amore che non mortifica, ma che si diffonde coinvolgendo più persone, rappresenta una validissima alternativa al malessere legato alla gelosia che spesso pervade le coppie monogame.
Rebecca Grosso
Disegno di Sonia Giampaolo
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