Solstizio d’inverno in Cina: attendere la primavera mangiando ravioli
Sin dall’antichità il giorno che segnava il solstizio d’inverno (冬至Dōngzhì) era particolarmente importante in Cina.
Tutti si riposavano, nessuno lavorava, e si lasciava che le energie dello Yin e dello Yang ritrovassero il loro equilibrio in natura.
Il solstizio avviene un giorno non precisamente stabilito durante le ultime due settimane di dicembre, quando la luce del sole segnerà il giorno più corto dell’anno, e quella della luna, la notte più lunga: è per questo che si associano a tale avvenimento le energie dello Yin e dello Yang, ovvero il nero e il bianco, la notte e il giorno.
Storicamente le prime testimonianze di festività legate a questo evento si trovano durante la Dinastia Zhou (1045-256 a.C.), quando il popolo celebrava riunendosi con le proprie famiglie e onorando gli antenati; ma fu solo durante la Dinastia Han (206 a.C.-220 d.C.) che la festa venne ufficializzata con vacanze e, successivamente, con le Dinastie Tang e Song (618 – 1279 d.C.) quando iniziarono le celebrazioni per il Cielo con sacrifici e richieste di buona sorte.
Come ogni Festival che si rispetti in Cina, anche il Solstizio d’Inverno ha le sue regole da rispettare, tradizioni da tramandare e leggende che ne spiegano l’origine. Infatti, soprattutto nella parte settentrionale del Paese, si racconta che un certo medico, di nome Zhang Zhongjing, tornato alla sua cittadina d’origine dopo un viaggio, trovò la popolazione infreddolita, esausta, digiuna, e con profonde ferite alle orecchie dovute alle gelide temperature. Egli grazie a delle speciali zuppe e brodini di ravioli di carne, che cucinò e servì a tutti gli affamati, riuscì a salvare l’intero villaggio.
Fu proprio grazie a questi particolari piatti che tutti riuscirono a star meglio e a guarire completamente, dando così vita alla tradizione, che continua tutt’ora, di mangiare i ravioli. Anche nella parte meridionale della Cina c’è un’usanza simile, l’unica differenza sta nel ripieno, che non è di carne, bensì di vari ingredienti che rendono il raviolo dolce e dalla forma tonda, simbolo del legame e dell’unione familiare.
Un’altra importante usanza è quella della “formula delle nove volte nove”, che recita:
“待柳亭春珍前風重垂”
Ovvero “i salici piangenti sulla soglia di casa, la paziente attesa del vento di primavera”. Una frase che sta ad indicare l’attesa della fine dell’inverno e l’inizio del tepore primaverile. I caratteri (le parole) scelti non sono casuali, ognuno di loro è composto da nove tratti, ovvero nove colpi di pennello per poter arrivare al risultato finale: le parole stesse sono nove, e ciò spiega il suo nome.
Ma in cosa consiste la tradizione? Secondo quest’ultima, ogni giorno bisognerà aggiungere alla tela un colpo di pennello, così da completare pian piano le parole e arrivare, dopo 81 giorni, al termine della frase. Questo lungo periodo di tempo avrà portato con sé cambiamenti climatici evidenti, non ci sarà più il freddo gelido che ferisce le orecchie, bensì il timido calore primaverile. Di fatti molte canzoni della tradizione popolare descrivono questi cambiamenti metereologici e dettano le regole per non ammalarsi e in generale vivere meglio, ad esempio:
- si dice che non è possibile lasciare le proprie mani esposte all’aria fredda durante il primo e il secondo giorno;
- si può camminare sul ghiaccio solo durante il terzo e il quarto giorno;
- il quinto e il sesto giorno i salici inizieranno a germogliare;
- il settimo giorno i ghiacci si scioglieranno e l’acqua fluirà nei fiumi;
- durante l’ottavo le anatre selvagge volano verso le zone settentrionali;
- e infine nei giorni successivi il bestiame tornerà a lavorare nei campi.
Le giornate continueranno ad allungarsi e lo Yang si rafforzerà, mentre le notti saranno sempre più brevi e lo Yin diventerà più debole, ciò continuerà fino al prossimo solstizio d’estate, quando l’equilibrio avrà nuovamente bisogno di rigenerarsi e le forze Yin e Yang dovranno ancora una volta invertirsi.
Teresa Labriola
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