DaDizioni – Ripetizioni ai tempi della DaD: Italo Svevo
Italo Svevo (pseudonimo di Ettore Schmitz) rappresenta una delle figure più interessanti e rivoluzionarie della letteratura novecentesca.
Nato nel 1861 a Trieste, città di confine vivace e cosmopolita, ebbe un’ampia formazione culturale aperta agli influssi europei.
- La vita
Come dimostra il nome d’arte che scelse, Svevo mostra interesse sia per le tradizioni culturali italiane tramandatogli da sua madre, sia per le origini austriache di suo padre.
Nel suo nome d’arte, difatti, sono espliciti i legami con entrambe le tradizioni culturali, quella italiana (Italo) e quella della Germania (Svevo, dagli Svevi, dinastia imperiale tedesca del Medioevo).
L’origine triestina di Svevo è importante per capire le caratteristiche delle sue opere. Trieste fino alla fine della prima guerra mondiale faceva parte dell’Impero austroungarico, il quale era il porto commerciale più importante del Mediterraneo; era una città di confine in cui convivevano etnie diverse (italiani e sloveni), la classe dirigente austriaca e una cospicua comunità ebraica.
Trieste era una città molto aperta nei confronti della cultura europea e accoglieva gli influssi culturali più disparati.
- Le opere
Vissuto sempre in un ambiente borghese, Svevo conciliava la sua attività imprenditoriale nella ditta del suocero con la passione per la letteratura.
I suoi due primi romanzi, Una vita e Senilità, suscitarono il pieno disinteresse della critica, tanto da spingere l’autore ad anni di silenzio.
Durante questa sorta di “pausa” dalla letteratura, Svevo si dedica allo studio delle teorie psicoanalitiche di Freud e torna alla letteratura con il suo romanzo di maggior successo, La coscienza di Zeno.
- I primi romanzi
Nel 1892 Svevo pubblica il suo primo romanzo, Una Vita, in cui ritroviamo riflessa chiaramente l’avvilente esperienza autobiografica della monotona routine impiegatizia.
L’opera è ambientata nella società borghese triestina, rappresentata in maniera oggettiva. L’indagine sociale risente della poetica realista e naturalista, Svevo difatti indaga i rapporti tra società e individuo, soffermandosi sulle difficoltà di chi aspira alla scalata sociale e le falsità delle relazioni sociali.
Centrale è la figura dell’inetto, un individuo mediocre, alienato dalla realtà e vittima della propria inadeguatezza.
Nel 1898 viene pubblicato un altro romanzo, anche questo di poca fama e fortuna, Senilità.
Come nel precedente romanzo sono presenti spunti autobiografici: siamo a Trieste e il protagonista, l’impiegato Emilio Brentani, è un inetto che trascorre la sua vita tra il rimpianto per una carriera letteraria irrealizzata e la monotonia della sua routine.
Emilio è condannato ad una precoce vecchiaia (come ci suggerisce il titolo del romanzo) e in cerca di una rivalsa può soltanto scoprire l’impossibilità di qualsiasi riscatto.
- La coscienza di Zeno
Dal 1919 al 1922 Svevo si dedicò al suo terzo romanzo, La coscienza di Zeno, che fu pubblicato nel 1923.
L’autore allora aveva sessantadue anni ed era disilluso ed amareggiato nei confronti della letteratura, a tal punto da dichiarare che la pratica letteraria fosse inutile e dannosa (ma, nonostante ciò, nel corso della sua vita non smise mai di scrivere).
Tuttavia, fece leggere il suo romanzo a Joyce, il quale lo apprezzo moltissimo.
La figura del protagonista, Zeno Cosini, introduce un elemento di novità nella figura dell’inetto: Zeno tenta di curare con sedute psicanalitiche una forma di nevrosi che lo fa vivere in un perenne disagio esistenziale.
Zeno rappresenta la condizione nevrotica dell’uomo moderno.
Il romanzo non segue una struttura organica, ma assume i caratteri di un’opera aperta.
Il protagonista, Zeno, per liberarsi dalla sua nevrosi si sottopone alle cure psicanalitiche del Dottor S., che gli propone come terapia di scrivere un diario, una sorta di autobiografia, che Zeno scrive non in ordine cronologico ma secondo libere associazioni organizzate in nuclei tematici.
Il romanzo nasce con un espediente, il dottor S. dichiara di voler pubblicare le memorie di Zeno per vendicarsi della scelta del paziente di sottrarsi alla cura.
Dopo la Prefazione ed il Preambolo, seguono le memorie di Zeno divise in sei capitoli:
- “Il fumo” – Zeno analizza l’incorreggibile vizio del fumo ripercorrendo circa vent’anni della propria vita, caratterizzati dal desiderio (mai realizzato) di smettere di fumare.
- “La morte di mio padre” – Zeno nutre verso il padre un sentimento di odio e disprezzo, di qua e di là costellato da dichiarazioni di affetto.
- “La storia del mio matrimonio” – Zeno racconta le circostanze che l’hanno spinto a sposare Augusta, a come questa donna sia il ritratto della salute, salute a cui Zeno cerca di assimilarsi durante gli anni del loro matrimonio.
Zeno era in realtà innamorato della sorella, Ada, che però sposerà il bello, ricco ed elegante Guido Speier.
- “La moglie e l’amante” – pur vivendo un matrimonio felice, Zeno tradisce augusta per “noia” con Carla Gerco. Continuamente tormentato dal rimorso vorrebbe interrompere questa relazione adultera, senza riuscirci.
- “Storia di un’associazione commerciale” – Zeno inizia a lavorare con il suo acerrimo nemico, il cognato Guido e scopre il suo limite negli affari. Guido si trova ben presto sull’orlo del fallimento e si suicida. Dopo la morte di Guido, Zeno riesce a salvare l’impresa e a garantire una stabilità economica ad Ada.
- “Psicoanalisi” – E’ il 3 maggio 1915. Zeno, nonostante la terapia si sente peggio di prima e decide di interrompere la terapia. Il dottor S. gli ha diagnosticato il complesso di Edipo, ma il paziente è scettico.
L’opera si chiude con l’apocalittica visione di un’inaudita catastrofe per opera di un uomo “un po’ più ammalato degli altri” che farà esplodere un potente e micidiale ordigno. Più critici hanno visto in questo ordigno la penna, che in mano all’uomo diventa un’arma.
- Il vecchione o Le confessioni del vegliardo
Ci restano solo alcune pagine di un quarto romanzo, che Svevo aveva intenzione di scrivere, Il vecchione o Il Vegliardo, si tratta della continuazione della Coscienza, come si evince dai personaggi: Zeno, Augusta, i figli, il nipotino e così via. Il tema di fondo è la condizione alienata del vecchio nella società moderna.
Disegno di Fiamma Olivieri
Vedi anche: DaDizioni – Ripetizioni ai tempi della Dad: Luigi Pirandello