Batman, l’uomo in calzamaglia
Delle varie interpretazioni di Batman quella che più amo è senza dubbio quella dell’uomo in calzamaglia.
Mi spiego: in pratica il personaggio è un dispositivo capace di contenere svariate visioni e lo sceneggiatore o il lettore scelgono quella che più gli piace.
Ovviamente solo i personaggi ben costruiti hanno questa peculiarità.
Batman, ad esempio, è un uomo senza poteri che combatte il crimine. In lui possiamo vedere una sorta di super-soldato che applica tecniche di guerriglia per combattere il crimine. Questa è la visione sdoganata da Nolan e che ha trovato tanta fortuna nei fumetti quanto nei videogiochi.
Poi abbiamo la versione di Burton, cioè un uomo che combatte il crimine col favore delle tenebre e solo nelle tenebre della sua caverna si sente a suo agio. Con la sola compagnia del suo maggiordomo, vive in un maniero spettrale in completa solitudine e, durante le sporadiche apparizioni pubbliche, indossa la maschera del playboy che sperpera denaro. Ricorderete che nonostante Christian Bale interpretasse lo stesso personaggio il suo Batman fosse molto più simile a un businessman che, nel corso della sua crociata contro il crimine, valuta profitti e perdite.
Infine c’è l’uomo in calzamaglia. Una figura legata ad un immaginario fantastico e ingenuo, in cui l’eroe non ha una pistola a rampino ma all’occorrenza tira fuori un gancio, che appende non sai dove e piomba sui cattivi, che crollano con un solo uppercut.
Niente prese, niente tattiche, niente armatura di kevlar. La fantasia non ha bisogno di essere spiegata.
Alessandro Mastroserio
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