Filologia for Dummies – Errori e Varianti
Come abbiamo già detto i manoscritti erano trascritti dai copisti che, come tutti gli esseri umani, si stancavano o si distraevano dopo aver trascorso ore e ore a scrivere parole su parole.
Il risultato è l’errore, una parola del testo originale che viene scritta male o addirittura omessa.
Gli errori vanno distinti in due sottocategorie:
– D’autore: quando sono stati commessi dalla mano stessa dello scrittore e lasciati inalterati.
– Di tradizione: quelli che da un testo copiato sono stati trasmessi a tutto il ramo della tradizione, quasi come un virus.
Gli errori sono catalogati a seconda della loro natura: di scrittura quando il copista sbaglia a scrivere una o più lettere, dittografici quando una parola viene ripetuta due volte, metrici quando il metro di un testo poetico viene sostituito con un altro e così via. Esistono anche gli errori diretti, quelli fatti dai copisti che nel tentativo di migliorare la situazione non fanno altro che peggiorarla ulteriormente (con relativi snocciolamenti di rosari da parte dei poveri filologi, costretti a dover rimediare anche ai loro pasticci).
Del tutto diverse sono le varianti, ovvero le versioni (dette lezioni) che un filologo può scegliere per l’edizione critica del testo. Anche per le varianti esistono tante categorie (grafiche, d’amanuense), ma la più importante è quella nota come d’autore: può infatti capitare che nello scrivere una poesia, un racconto o un romanzo gli autori abbiano dei ripensamenti e ci tornino sopra cambiando una o più parole stravolgendone così il senso
Un esempio sono i Canti di Giacomo Leopardi e, nello specifico, il manoscritto de L’infinito. Confrontate il testo originale con questo e diteci se non notate qualche differenza.
Leggi anche: DaDizioni – ripetizioni ai tempi della DaD: Eugenio Montale
