Annunciata l’ultima stagione dell’Attacco dei Giganti: un anime “sublime”
Qualche articolo fa ho recensito l’anime Fullmetal Alchemist.
Non rinnego nulla di ciò che ho scritto, ma il mio cuore è stato conquistato da una nuova avventura animata.
Se Fullmetal mi ha “imballato”, L’Attacco dei Giganti mi ha completamente mandato in pappa il cervello. E adesso manca pochissimo al suo gran finale!
Per un po’ di tempo, le mie giornate giravano attorno all’anime. Guai a chiunque e a qualsiasi cosa ostacolasse il mio appuntamento quotidiano! Ho rischiato di mancare treni e coincidenze perché non riuscivo a staccarmi dallo schermo!
C’è da dire che oltre all’immersività della visione in sé, ha giocato a favore della serie la perfetta costruzione della trama, ricca di intrigo e di tensione, con una fitta sequenza di misteri che culminano nei minuti finali di ogni episodio per restare insoluti e rimandare al successivo, creando il meccanismo a catena strategico delle opere più riuscite.
Ed ecco che una puntata tira l’altra senza che te ne accorga.
L’Attacco dei Giganti è un manga dark fantasy scritto e disegnato da Hajime Isayama nel 2009. Ha avuto un grande successo vincendo il premio Kodansha come migliore manga per ragazzi, più altre importanti nomination.
Ne è stata tratta una serie televisiva anime supervisionata da Isayama e diretta dal regista Tetsurō Araki, già noto per l’adattamento di Death Note. È divisa in tre stagioni uscite tra il 2013 e il 2019 che potete trovare tranquillamente su Netflix o su Amazon prime.
Ce n’è per tutti i gusti, gli adattamenti sono tanti e di vario tipo: film, live action, videogiochi, home video… chi più ne ha più ne metta!
I fans sono stati per mesi in fibrillazione per l’attesissima quarta stagione: The final season. Udite udite! È fresca la bella notizia della data ufficiale: la reunion con Eren & co. È fissata al 7 dicembre! Manca poco compagni!
L’Attacco dei Giganti racconta di una società post-apocalittica, in cui i pochi uomini sopravvissuti vivono relegati all’interno di mura colossali, costantemente minacciati dai giganti. Questi ultimi risultano ancora più mostruosi in quanto hanno aspetto umano, ma sono privi di anima. Il loro unico scopo, immotivato, è quello di divorare gli esseri umani. Ce ne sono diverse specie e alcuni più grandi, in particolare, hanno delle caratteristiche singolari…
Per la difesa del genere umano, sono stati istituiti tre ordini militari speciali, ognuno dei quali ha il suo ruolo: il Corpo di Guarnigione, il Corpo di Gendarmeria e il Corpo di Ricerca.
L’ultimo della serie sfoggia i soldati più coraggiosi: sono loro infatti gli arditi che vanno in esplorazione all’esterno delle barriere e che combattono faccia a faccia con i giganti tentando di riconquistare terreno e carpire i punti deboli di simili bestie.
A loro spetta la maggiore simpatia dello spettatore, anche perché è a questo corpo che si legano i destini dei protagonisti: Eren Jaeger, Mikasa Ackermann, Armin Arlet.
Già nella prima puntata li incontriamo: bambini nutriti dal sogno di un mondo diverso, un mondo non circoscritto tra quattro mura. La loro innocenza, però, viene ben presto stroncata da un nuovo attacco (dopo un secolo di pace) che stravolge le loro vite… la vendetta e la voglia di libertà li spingeranno a mettersi in prima linea nella lotta contro il nemico.
Vi avviso: i primi episodi non entusiasmano particolarmente, al contrario lasciano un peso sullo stomaco, una sensazione di angoscia e di turbamento che neanche Leopardi. Ma non sarebbe meglio una bella commedia all’italiana?
Tuttavia, fidatevi, se non vi farete scoraggiare dalla prima impressione, entrerete in un universo dal quale è difficile uscire. La fantasia giapponese non delude mai: dietro un apparente significato se ne celano mille diversi e più profondi. Non riuscirete a fermare il flusso irrompente dei vostri sentimenti contrastanti.
Che gli stessi giganti umanoidi siano una metafora dell’homo homini lupus?
Ce lo conferma lo stesso Isayama che ha spiegato come l’idea di base sia nata da un’aggressione da lui subita, da «la paura di incontrare una persona con cui non si riesce a comunicare». Da questa esperienza si è reso conto che «l’essere umano è l’animale più spaventoso del mondo».
Ritroviamo i temi esistenziali topici dei manga nipponici: la riflessione sulla natura e sulla condizione umana, la religione, il libero arbitrio, il rapporto con le autorità e tutta la gamma delle relazioni. Non mancano tematiche di ispirazione autobiografica, come le mura che circondavano il villaggio dove è cresciuto l’autore.
Tuttavia, rispetto ad esempio a Fullmetal, a volte il contenuto morale passa in secondo piano davanti alla spettacolarità delle scene, specie quelle d’azione. L’epicità dei combattimenti acrobatici, resi possibili dal movimento tridimensionale (in pratica i soldati combattono con l’ausilio di cavi e gas che permettono di volteggiare in aria), dà una bella carica di adrenalina.
I personaggi sono dinamici e caratterizzati a 360°. Evolvono di pari passo al fluido concatenarsi degli eventi, cosicché l’intero svolgimento segue un percorso parallelo in crescendum. Come rivela il mangaka la parola chiave è “velocità”.
Eren è il protagonista principale. È un moderno antieroe, impulsivo e idealista. A differenza dei suoi compagni, non ha eccezionali qualità, eccetto una grande determinazione che lo spinge ad andare dritto verso il suo obiettivo, sebbene più volte lo vediamo vacillare e piagnucolare fastidiosamente. Senza i suoi fedeli amici sicuramente (e senza offesa) non andrebbe da nessuna parte.
Armin nemmeno scherza in quanto a piagnucolii. È fisicamente il più debole, però la sua acuta intelligenza lo rende uno stratega perfetto. Illumina i momenti più bui con l’idea giusta al momento necessario.
Mikasa è la donna che tutte vorremmo essere. Bella, indipendente e forte, tanto da essere considerata una combattente d’élite. È innamorata segretamente (ma non troppo) di Eren e potremmo dire che è la sua guardia del corpo.
Finalmente i ruoli convenzionali vengono ribaltati: non è più il principe che va a salvare la principessa in pericolo, bensì il contrario! Senza Mikasa, Eren non sarebbe sopravvissuto alla prima puntata.
Questo è uno degli aspetti più ammirevoli di questa serie: una presenza femminile attiva, pari o superiore per protagonismo e qualità a quella maschile.
Tra i personaggi degni quantomeno di un accenno c’è il mio preferito: il bello dei belli, il capitano dei capitani, il forte dei forti Levi Ackerman! Non si capisce assolutamente che sono pazza di lui, vero? Trovatemelo in carne ed ossa!
Non so se sono io il problema o se, effettivamente, è d’obbligo inserire una figura affascinante che susciti invidia e ammirazione nel parterre maschile e che mandi in subbuglio quello femminile.
È un nanerottolo, ma la sua statura non inganni… meglio non averlo come nemico!
Vi ho raccontato con passione quello che attualmente è il mio anime preferito. Chi l’ha visto mi può capire, chi seguirà il consiglio non se ne pentirà.
Ci ho intravisto il sublime di Baudelaire: sunto di orrendo e grottesco. Come sostengono alcuni critici, L’Attacco dei Giganti «veicola un terrore che fa venire voglia di voltare lo sguardo e comunque di essere incuriositi per cosa succederà dopo.»
Non mi resta che ricordarvi l’appuntamento con lo showdown di dicembre! E lunga vita al Wall Sina!
Giusy D’Elia
Vedi anche Miyazaki: Anime da Oscar