Nuovo Termopolio a Pompei: ti va di cenare alla bottega dello street food?
Lo street food non è solo una prerogativa degli appassionati di cibo e mercatini dei nostri giorni e a ricordarcelo è Pompei con i suoi meravigliosi scavi.
Difatti, nelle ultime settimane sono state portate a termine delle ricerche iniziate lo scorso anno e che hanno portato alla scoperta di un Termopolio collocato nella Regio V, davanti ad una piazza che deve essere stata un luogo di grande assembramento, all’angolo fra il vicolo dei Balconi e la casa delle Nozze d’Argento.
Come è chiaro dall’immagine del ritrovamento, la parte fondamentale di tale scoperta è rappresentata da un bancone ad “elle” decorato con immagini assai realistiche che raffigurano una coppia di oche germane, un grande gallo, un cane al guinzaglio sopra al quale è presente quello che doveva essere un insulto omofobo.
Se tutto a Pompei, proprio come in una cartolina, è fermo dai tempi dell’eruzione, non possiamo dire lo stesso dei nostri professionisti che hanno continuato a scavare anche durante il lockdown.
Vediamo che questo bancone e i resti delle pietanze trovate ci presentano una bottega di street food, molto amato oggi come duemila anni fa.
Il menù doveva essere piuttosto variegato: gli scavi ci hanno regalato una sorta di “paella”, come la chiameremo noi oggi, un piatto unico composto da mammiferi, pesci, uccelli e lumache e per accompagnare vino corretto con le fave.
Oltre a questo piatto a dir poco singolare è stato ritrovato lo scheletro di un cagnolino, adulto e di piccole dimensioni, tanto da farci pensare che già allora esistesse una cultura del cane come animale da compagnia.
Il locale, dotato di un secondo ambiente sul retro e di un piano superiore, ha protetto per secoli i resti di due uomini. Uno dei due, all’incirca cinquantenne, stando all’ipotesi dell’antropologa Valeria Amoretti, si trovava su un letto nel retrobottega, le ossa dell’altro, invece, sono state trovate in un grande vaso, molto probabilmente occultate lì da scavatori del XVII secolo che avevano indagato in questo ambiente.
La bottega sembra essere stata chiusa in fretta e furia al momento della tragica eruzione e abbandonata dai proprietari. Probabilmente, poi, l’uomo più anziano, sempre secondo le ipotesi degli esperti, sarebbe rimasto al suo interno e morto nella prima fase dell’eruzione, schiacciato dal crollo del solaio. Il secondo uomo potrebbe essere invece un ladro o un fuggiasco affamato, entrato per recuperare del cibo, ma soffocato dai vapori ardenti con ancora in mano il coperchio della pentola che aveva appena aperto.
Ovviamente non possiamo sapere con certezza in che modo l’immane eruzione abbia portato via i nostri antenati, ma sappiamo per certo cosa ci ha lasciato. Ci ha lasciato una lunga tradizione che, come possiamo vedere da questa bottega, continua a far parte delle nostre abitudini e del nostro modo di vivere la socialità.
Catia Bufano