Daniele Coppola racconta: come ho iniziato a comporre musiche per videogiochi
Nella vita capita di incontrare persone e capita poi di perderle per periodi brevi o lunghi.
Talvolta poi capita anche la fortuna di rincontrarle, e avere la sorpresa di scoprire chi siano diventate.
Ed è così che ho avuto la possibilità di conoscere, per la seconda volta, Daniele Coppola.
Chi è Daniele? Daniele è un giovane compositore partenopeo.
Di cosa si occupa? Di qualcosa di davvero folle e affascinante: compone musiche per videogiochi.
Mi sembra di aver capito che la tua fama ti precede da quando hai deciso di fare il cosplay di Gesù Cristo al Comicon… ma oltre a una divertente somiglianza con il figlio del Creatore, per professione sei un compositore. Come ti è venuto in mente di creare musiche per i videogiochi?
«Posso dirti che è sempre stato un mio desiderio creare musiche per videogiochi. Fin da quando ho avuto tra le mani da bambino i miei primi videogiochi, avrò avuto tre anni, The legend of Zelda e Super Mario. Sono stati proprio loro due a farmi scoprire la passione per la musica. Le melodie di questi videogiochi mi hanno segnato tantissimo e mi hanno fatto appassionare alla musica. Il mio desiderio era quello di emularle».
Come hai imparato a scrivere musiche per videogiochi? Ci sono corsi di studio o sei autodidatta?
«Beh, il discorso è articolato. Talvolta una melodia nasce semplicemente da associazioni che il cervello svolge in autonomia. Una serie di melodie che hai ascoltato in altri giochi si mescolano con le tue idee e non c’è bisogno di unirle manualmente, è la tua mente che produce una melodia nuova.
Io ho studiato pianoforte per 11 anni, ho iniziato a 13 anni. Ho sempre avuto una passione per la composizione sinfonica orchestrale.
Come compositore sono autodidatta, anche se ho studiato per due anni composizione di musica su immagine. In poche parole come la psicologia alla base della composizione si radichi su un’immagine fissa o in movimento».
Ad ora per quali videogiochi hai composto le musiche?
«Per ora non ho composto per tantissimi giochi, però posso dire che sono stati pochi ma buoni.
Il primo è stato un gioco per cellulare, per cui tra l’altro sto lavorando di nuovo. Puzzle Pelago, è un gioco di abilità, molto molto carino e molto difficile anche.
Poi ho composto per un gioco horror, Blood opera crescendo, che dovrà uscire. È un horror ambientato in Austria nel 1700; ho studiato quindi anche lo stile musicale dell’epoca, assieme alla strumentazione che veniva utilizzata per poter riprodurre le melodie in modo simile e realistico nel videogioco.
Poi c’è Nexomon: Extinction che penso sia il gioco più importante per cui ho lavorato, ed è un diretto concorrente di Pokémon. È uscito il 28 agosto del 2020 e ha venduto circa 130mila copie nel mondo ed è disponibile per tutte le piattaforme.
Poi ho scritto anche musiche per Terrorbane, un gioco italiano che uscirà a breve, assolutamente folle. È il lavoro più pazzo, incredibile e strano che abbia mai fatto a livello di composizione.
Ho composto anche per un gioco da tavolo: Nightfell».
Questa me l’hai servita su un piatto d’argento. Musiche per un gioco da tavolo? È possibile? Come si compongono?
«Mi verrebbe da risponderti: non lo so! (Ride, n.d.r.) Io ho sempre composto su immagini, su un trailer, o più in generale sempre su qualcosa che si muove, che accade in quel momento. Io creo una melodia per l’ambientazione in cui le persone stanno giocando e stanno vivendo in quel momento. Comporre per giochi da tavolo ti porta in una situazione particolare, una cosa nuova che si sta diffondendo adesso. Anche io lo sto scoprendo adesso, facendo prove, testando l’ambientazione; trattandosi di un dark fantasy lavoro con le luci soffuse, imposto le casse, chiudo gli occhi, cerco di creare l’ambientazione attorno a me per poterla poi riprodurre».
A questo punto ho chiesto a Daniele di portarmi nel suo mondo, di spiegarmi come nasce una melodia. E lui mi ha fatto un grandissimo regalo, mi ha mostrato la sua sala di registrazione (ringraziando l’ausilio della tecnologia, dato che causa Covid non ci è stato possibile incontrarci). Mi ha mostrato così la porta del regno magico, il luogo in cui nasce la creazione, dove vengono sperimentate le idee. Partendo dalle luci, che per dare l’ispirazione al lavoro in cui è impegnato attualmente erano impostate sul rosso-arancione, fino a mostrarmi tutta la sua strumentazione».
Mi pare di aver capito che il tuo strumento principale è il pianoforte, ma quanti e quali altri strumenti sai suonare?
«Sì, il pianoforte è il mio strumento principale ed è quello che considero la base su cui si è fondato il mio mestiere. Per quanto riguarda altri strumenti, posso elencartene qualcun altro: chitarra, basso, flauto, tammorra. Pianoforte escluso, non suono nessuno di questi a livello professionale. Ho imparato a capirli con la teoria musicale e strimpellando».
E dulcis in fundo… quali sono i tuoi progetti per il futuro? Dove ti vedi tra cinque anni?
«Diciamo che il mio obiettivo sarebbe quello di entrare sempre più in questo mondo, aprendomi la strada che poi mi porterà a vivere di questo. Non nascondo che la strada è ancora lunga e non nascondo nemmeno le incertezze per il futuro, ma sono una persona che crede fortemente nel libero arbitrio. Ti chiederai in che senso: semplicemente ognuno si scrive il proprio destino e la propria storia e trovo impossibile che, tra impegni e prove su prove, non si arrivi a un risultato. È matematicamente impossibile. Diciamo che questo è il messaggio che invio e che vorrei inviare sempre a chi mi chiede del mio mestiere e a chi vorrebbe intraprenderlo (questo discorso vale per tutto ciò che riguarda la vita, non solo per la musica). Ho divagato un po’, pardon. Però se dovessi rispondere alla domanda “dove ti vedi in futuro?”, direi: Spero di scrivere musiche per Nintendo».
E noi te lo auguriamo!
Francesca Caianiello
Vedi anche: Buon viaggio Gigi!