Il Nagorno Karabakh: terra contesa e desiderosa di libertà
Un autunno tormentato è stato quello vissuto dalla piccola regione del Nagorno Karabakh.
Terra situata tra l’Armenia e l’Azerbaigian, ha una lunga e triste storia di conflitti mai risolti, che covano come il fuoco sotto la cenere da oltre trent’anni.
Regione ricca di risorse naturali, come gas e petrolio, ha una popolazione a maggioranza armena, ma anche azera, il Nagorno Karabakh è un’enclave nel territorio dell’Azerbaigian, ufficialmente a livello internazionale è riconosciuta come parte del territorio dell’Azerbaigian, ma nel 1991 si è dichiarata indipendente. Da molti anni ormai sia l’Armenia che l’Azebaigian ne rivendicano il controllo.
Lo scorso 27 settembre il frastuono delle armi ha riecheggiato nuovamente nel cielo di questa terra, e un nuovo capitolo di questa guerra che sembra non avere fine è stato scritto.
Non sono ancora chiare le cause che hanno riacceso il conflitto ed entrambi gli stati belligeranti indicano l’altro come responsabile della ripresa delle ostilità.
Dietro i due pretendenti si celano però altri stati che li sostengono militarmente. La Russia di Putin rifornisce l’Armenia di armi e la Turchia di Erdogan similmente fa con l’Azerbaigian.
Subito dopo l’inizio degli scontri la comunità internazionale si è adoperata per la cessazione del conflitto, che è ricaduto purtroppo come sempre sull’inerme massa di civili, che sono stati sfollati causando molti morti a causa dei razzi.
Numerosi cessate il fuoco, stipulati per dare la possibilità ai civili di mettersi in salvo e di raccogliere i caduti sul campo, sono stati violati ed ancora una volta entrambi i paesi si incolpano di questo.
L’Armenia attualmente è molto più povera e militarmente di gran lunga meno attrezzata dell’Azerbaigian, e sicuramente sono state queste le cause che hanno portato il premier armeno Nikal Pashinyan a firmare una pace che egli stesso ha definito “dolorosa” con il rivale.
L’esercito azero era infatti arrivato a conquistare la città di Shushi, di poco distante dalla capitale Stepanakert, che risultava quindi direttamente minacciata e prossima a capitolare.
Il 9 novembre quindi, dopo quasi due mesi, le armi hanno taciuto, ma tutt’ora è sconosciuto il reale numero delle vittime poiché entrambe le parti forniscono dati differenti.
Resta da capire quindi quanto questa pace durerà, se la popolazione nel Nagorno Karabakh, così fiera della propria libertà riuscirà a resistere, prima di scatenare nuove tensioni per la propria indipendenza, se l’Armenia riaprirà nuove tensioni, per riottenere quello che sicuramente è un territorio ricco di risorse, e quanto i paesi sostenitori si impegneranno da entrambe le parti per realizzare i propri interessi.
Beatrice Gargiulo
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