DaDizioni- ripetizione ai tempi della dad: Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti nacque il 9 febbraio del 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi.
Si trasferirono ad Alessandria per lavoro, infatti il padre era impegnato nella costruzione del canale di Suez, ma dopo la sua morte, fu la madre ad occuparsi di un forno di proprietà per garantire gli studi di Giuseppe, che infatti potette iscriversi ad una delle scuole più prestigiose dell’epoca.
In Egitto si respirava l’internazionalità grazie proprio all’importanze strategica del canale di Suez e ciò gli consentì di aprirsi a tutte le correnti di pensiero europeo, senza contare i racconti esotici che assimilò in quel periodo.
Si appassionò subito alla poesia e alla letteratura ed in particolare si sentì legato a Leopardi e a Baudelaire.
Terminati gli studi, dopo un periodo trascorso al Cairo, si trasferì in Francia per frequentare un’università parigina e lì seguì le lezioni dei filosofi Bergson e Bédier; inoltre conobbe i poeti Apollinaire e Breton, nonché i pittori Picasso, Braque e Modigliani.
Fondamentale fu la collaborazione con la rivista Lacerba (rivista italiana fondata a Firenze, perno del futurismo), che pubblicò le sue prime poesie.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, partecipò alla campagna interventista, si arruolò e venne inviato al fronte. Si trattò di un’esperienza ovviamente traumatica che lo segnò profondamente e che raccontò nelle sue due raccolte “Il porto sepolto” e “Allegria di naufragi”, confluite nell’”Allegria”.
Nel 1920 sposò Jeanne Dupoix, un’insegnate di francese, dalla quale ebbe due figli.
Dopo la guerra, rimase a Parigi e lavorò come corrispondente del giornale “Il popolo d’Italia”, diretto da Benito Mussolini.
Nel frattempo, venne stampata la raccolta di versi in lingua francese intitolata “La guerre”.
Si trasferì poi a Roma dove pubblicò “Sentimento del tempo” nel 1933.
La sua fama crebbe sempre di più, al punto che gli venne offerta la cattedra di Letteratura Italiana presso l’Università di San Paolo del Brasile.
Nel 1937 venne a mancare suo fratello e nel 1939 fu colpito da un altro lutto terribile, cioè la morte del figlio Antonietto, che aveva solo nove anni. Da questa immensa sofferenza, nacque un’altra raccolta: “Il dolore”.
Tornato in Italia, ottenne la cattedra di Letteratura Italiana moderna e contemporanea all’Università di Roma e venne nominato Accademico d’Italia.
Durante la seconda guerra mondiale, la sua posizione si aggravò non volendo adeguarsi alle nuove tendenze politiche, ma ormai era considerato un grande poeta.
Non smise mai di viaggiare per il mondo e ottenne diversi premi e riconoscimenti.
Un anno prima della sua morte, nel 1969, riunì tutte le sue opere in “Vita di un uomo”.
POETICA
La produzione poetica di Ungaretti è imprescindibile dalla sua esperienza biografica, come egli stesso dichiarò.
Il punto nodale della sua produzione è tutto racchiuso nella parola, che è fortemente evocativa e ricca di significati e il verso arriva a ridursi ad una sola parola.
Per Ungaretti la poesia è un’immersione nell’ignoto, nel mistero della vita, la manifestazione di un momento di felicità che dà luce a quella verità che andava cercando.
La sua poetica si basa sull’analogia, sull’associazione assolutamente soggettiva e ciò non avviene meccanicamente, infatti i singoli elementi giustapposti sono isolati tra loro e risaltano per la loro essenzialità.
Nel suo verso libero, privo di punteggiatura e di rima, sembra piombare un profondo silenzio e privo di nessi sintattici, si carica di una forte tensione emotiva.
La guerra fu uno degli avvenimenti più importanti della sua vita, che ha raccontato nelle sue opere.
In “Allegria” il poeta fa i conti con la solitudine, la caducità della vita e la sofferenza percepibile della guerra, soprattutto ed è proprio dal dolore che il poeta capisce l’importanza di continuare il viaggio della vita, alla ricerca di quella verità. La parola è scarna, frequenti sono i lunghi silenzi.
Famosissima è la poesia “Mattina”, che con soli due versi “Mi illumino d’immenso”, spiega la bellezza della vita, nonostante tutto, di una vita e di un mondo in cui si sente parte interamente e completamente.
In “Sentimento del tempo” il poeta si trova a riflettere sullo scorrere inesorabile del tempo, sulla perdita degli affetti importanti e sul suo avvicinamento alla fede.
In questa raccolta riprende l’uso della metrica, ma sempre presenti sono i punti cardini dell’Ermetismo, come l’oscurità e lo stile alto e difficile.
Nel “Dolore”, si lascia andare ad una confessione legata alla sofferenza per i suoi lutti, ma ancora una volta, è evidente il suo attaccamento alla vita.
“Vita di un uomo” è una vera autobiografia poetica in cui si nota l’inabissamento nella vita per conoscerla appieno.