Eroine delle serie TV: possono aiutarci nel nostro viaggio?
I personaggi delle serie televisive possono avere un impatto sulla nostra vita?
Marina Pierri – critica cinematografica, direttrice artistica del FeST – Il Festival delle Serie Tv, educatrice ed attivista – lo spiega nel suo libro Eroine. Come i personaggi delle serie TV possono aiutarci a fiorire.
Nel settembre del 2020, Marina Pierri ha pubblicato con Edizioni Tlon il suo libro sulle Eroine delle serie televisive, che a due mesi dall’esordio era già alla terza ristampa.
Il volume, come afferma la stessa Pierri, non è facilmente classificabile. Non è un libro di psicologica, e neppure di sociologia, non rientra nemmeno tra quelli di semiotica o di critica televisiva. Ma è un incrocio tra tutto ciò, un ottimo incrocio.
Eroine parla della potenza delle serie TV tramite ciò che di più potente hanno: i personaggi. E lo fa mediante i punti di forza della scrittrice: la conoscenza dei linguaggi televisivi e della rappresentazione di genere.
Il libro affronta il viaggio di ben ventidue eroine dei prodotti audiovisivi attuali che hanno rappresentato qualcosa per l’autrice e per tanti fruitori del genere. I personaggi in questione potrebbero apparire come il fulcro della storia, ma fungono soltanto da mezzo per quest’ultima. Sono infatti scelti per costruire il mosaico intersezionale necessario per una rappresentazione adeguata e per fornire una spiegazione globale. Tramite questi ultimi si identificano i dodici archetipi femminili presentati all’interno di Eroine.
Ogni donna non rientra soltanto nella casellina specifica di un archetipo, in quanto complessa e composita come ogni essere, ma nel viaggio dell’eroina di certo ne prevale uno su tutti quelli che delineano il personaggio.
Pierri ci spiega che la nostra esistenza, come quella delle eroine, è un moto continuo. La costruzione archetipica afferma che non si è mai immobili, che siamo perennemente immerse nel viaggio, compiendo uno step dopo l’altro nel nostro cammino, anche se apparentemente ci sembra di restare ferme. E tramite queste ventidue donne possiamo prendere coscienza del punto del nostro percorso al quale siamo attualmente. E ciò perché la ventitreesima eroina è proprio ognuna di noi.
La staticità e la stanzialità delle quali però ci convinciamo sono tipiche del male gaze, vale a dire lo sguardo maschile tramite il quale spesso è visto il mondo. Nell’immaginario tipico del male gaze, la donna deve restare in un posto specifico. Ma è invece la protagonista del suo viaggio, che la deve vedere giungere dove desidera.
Il 70% degli autori dei prodotti della serialità televisiva è ancora composto da uomini e perciò la maggior parte delle eroine è costruita mediante la penna maschile, che non è né neutra, né universale. E ciò ne condiziona il cammino.
La corretta scrittura dei personaggi femminili può attuarla chi li conosce davvero. E chi ne è cosciente sa anche analizzare la differenza tra un eroe e un’eroina, che con difficoltà viene compresa da tanti autori maschi.
Ciò che differenzia la scrittura di un personaggio femminile da quella di uno maschile non è la sofferenza, come tanti credono. Pierri sottolinea che la disuguaglianza sta invece nella necessità che un’appartenente alla categoria femminile ha di liberarsi proprio dalla sofferenza.
La libertà, nel viaggio dell’uomo, è il punto di partenza per incamminarsi. In quello della donna è invece il punto d’arrivo.
La sofferenza è un grande condizionamento ed è dovuta alla paura. E la paura viene dalla violenza perpetrata sulle donne che le spinge a non muoversi, a restare ferme, a non reagire. Il viaggio dell’eroina è quindi un viaggio di emancipazione dalla paura.
Giovanna Iengo
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