Lady Bird: hanno scritto un film sulla mia adolescenza
di Domenico Chirico
Candidato ai Premi Oscar 2018 in almeno cinque categorie diverse, acclamato come il film con il maggior numero di recensioni positive, Lady Bird mi aveva incuriosito fin da subito. Ma ho aspettato una domenica sera di noia e cappotti pesanti per vederlo.
Nel centro della California, a Sacramento, tra la borghesia ricca di destra e il clima religioso della periferia americana si svolge la vita da liceale all’ultimo anno di Christine. Figlia di un neo-disoccupato troppo vecchio per reinserirsi nel mondo del lavoro e di una psicologa all’ospedale pubblico sfiancata dalla necessità di sbarcare il lunario, vive nella parte povera di Sacramento “oltre i binari” come lei, quasi poeticamente, chiama il suo quartiere di famiglie di impiegati e anziani con le pensioni minime.
Lady Bird, come Christine si fa chiamare da tutti e si firma sui registri scolastici, è costantemente ai ferri corti con la madre, a tal punto da buttarsi dalla portiera dell’auto in corsa pur di non ascoltare un’altra ramanzina. Ripresa di continuo dalla dirigente scolastica del suo istituto religioso perché brava a dire sempre la cosa giusta nel momento sbagliato, è alle prime armi col sesso, costantemente abbindolata e delusa dai ragazzi che frequenta (si segnala la presenza di un magistrale Timothée Chalamet). È costretta a convivere con un fratello adottivo che vive sul divano del soggiorno, ha una bassa propensione per la matematica e una grande voglia di vivere.
Gli anni del liceo in un film di poco più di un’ora diventano la richiesta profonda di una vita migliore, la voglia di sprovincializzarsi di una teen un po’ borderline che passa dal dolore e la rabbia agli eccessi di brio che tagliano fuori chiunque non sia lei.
Ci sono la notte, il ballo, le prime sigarette, le ragazze popolari da frequentare e un piccolo muffin con una candelina sopra. Abbiamo sullo schermo una protagonista che occupa quasi tutta la scena, con una telecamera sempre sulla sua spalla. Tutto ciò è reso evidente dai tagli che riceve la trama, come un quadro impressionista o una foto di una strada affollata, i personaggi ai margini sono a metà, mozzati; la loro storia affiora solo quando incontra quella di Lady Bird. Si palesano una serie di intrecci che potrebbero dare vita a delle sotto trame − le scelte universitarie della sua migliore amica, il coming out di un suo compagno del liceo, la depressione di suo padre o quella del suo insegante di teatro − ma alla fine, il non sviluppo, serve a dare l’idea di una novella individuale, che non ammette regole o banalizzazioni, profondamente egoista come solo l’adolescenza, ma comune a tutti.
È il ritratto della provincia, tra sprazzi di gioia e profonde sconfitte. Un po’ come la vita di tutti noi, figli delle città medie culturalmente ai margini che hanno sempre e solo chiesto aria.