Telepatia: l’ossimoro tra psicologia e magia
Nel 1882 il poeta e psicologo britannico Frederic Myers utilizzava per la prima volta il termine telepatia, coniato unendo in ossimoro i due termini greci τῆλε, “lontano”, e πάθος, nella duplice accezione psicologica di “percezione” e di “istinto irrazionale”.
“Ciò a cui il termine telepatia fa riferimento – un’oscura relazione o comunicazione tra due persone distanti”, scrive l’autore e professore di letteratura Roger Luckhurst, “è una credenza antica, comune a molte culture”.
Tuttavia, a sorprendere davvero psicologi, sociologi e scienziati – sia che credano di aver dimostrato l’esistenza di fenomeni telepatici, sia che li rinneghino – è l’eccezionale persistenza della “fede” nella telepatia.
Nonostante i numeri sempre crescenti di atei, materialisti e sostenitori ferventi delle scienze, increduli quanto San Tommaso, gli esperimenti per dimostrare o contestare la telepatia continuano imperterriti.
Questo angolino fertile e vivace della psicologia, dal quale ogni tanto provengono notizie eclatanti e subito smentite, sembra un cimelio antico e misterioso che insieme resiste allo scorrere del tempo e affascina i più disincantati.
Un esempio famoso di questi esperimenti è quello della coppia di ricercatori Julie Beischel, PhD in farmacologia e tossicologia, e Mark Boccuzzi. All’epoca i due studiosi erano sconosciuti, selezionati casualmente tra i partecipanti ad un convegno.
Mentre in una stanza Julie era ripresa al volto da una telecamera e, contemporaneamente, venivano monitorati i suoi parametri vitali, in un’altra stanza isolata a Mark veniva mostrato il volto di Julie in uno schermo, a intervalli irregolari e casuali.
L’esperimento aveva rilevato che i parametri vitali di Julie aumentavano quando Mark riusciva a vedere il suo volto, nonostante la ricercatrice non ne fosse direttamente consapevole.
Julie ha poi ammesso di aver sentito una connessione naturale e spontanea con Mark fin dal primo momento, quando nemmeno si conoscevano: e infatti, oggi i due sono sposati.
Esperimenti di questo genere, catalogati come “parapsicologici”, sono molto diffusi ma spesso menzogneri. Capita spesso che, pur di ottenere risultati positivi, i ricercatori trovino modi di truccare gli esperimenti o che i volontari, sottoposti a prove legittime dagli scienziati, riescano ad imbrogliare ai test. Per questo motivo oggi, oltre le difficoltà tecniche cui va incontro la parapsicologia, le quali sono intrinseche alla sua stessa natura non scientifica, i ricercatori più onesti devono combattere anche la reputazione del settore all’interno della comunità scientifica.
Sul fronte opposto troviamo la schiera di scienziati – fisici, biologi, psicologi, medici – i quali percepiscono la “questione della telepatia” in modo particolarmente problematico e che, ammettendo l’esistenza di fenomeni telepatici, dovrebbero mettere in discussione il materialismo del “sistema” delle scienze moderne.
Proprio per evitare di incorrere in questioni filosofiche e/o dogmatiche, si sono stabiliti nelle scienze parametri rigidi per discernere i fenomeni fisici, le teorie dimostrabili da quelle opinabili e discutibili.
Gli scienziati ritengono che gli esperimenti condotti nell’ambito della parapsicologia abbiano la pretesa di essere “scientifici”, pur non rispettando quei parametri metodologici.
Nonostante tutto, i sostenitori più ferventi della parapsicologia e dei fenomeni ESP (extrasensory perception) si difendono dalle accuse di non scientificità rinnegandola in toto, rinchiudendosi in una disciplina dal sapore romantico, vagamente spirituale, quasi non potesse né dovesse essere spiegata scientificamente.
Fonte: Luckhurst, R., The invention of telepathy, 2002
Disegno di Vincenza Topo
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