Napoli, amore e città
Napoli, come ci racconta Matilde Serao, è stata creata dall’amore.
La leggenda narra di Parthenope, una bellissima greca innamorata di un ragazzo, Cimone. Il padre però contrastava questa storia d’amore e per questo decisero di fuggire insieme. I due amanti giunsero al lido e appena furono arrivati la terra fu gioiosa.
“La terra nata per l’amore, che senza amore è destinata a perire, abbruciata e distrutta dal suo desiderio”
La natura infatti iniziò a produrre una florida vegetazione, grazie anche al vulcano che si trovava lì. Stretti l’uno all’altra, i due giovani, hanno portato il loro amore dappertutto: sulle colline dalla fiorita Poggioreale, a Posillipo, hanno guardato i crateri infiammati, si sono perduti per le oscure caverne della spiaggia Platamonia, sono scesi in mare, hanno percorso la lunga riva e la sottile cintura che divide l’acqua dalla terra.
“Dovunque hanno amato. Nelle stellate notti di estate, Parthenope si è distesa sull’arena del lido fissando lo sguardo nel cielo, carezzando con la mano la chioma di Cimone che è al suo fianco; nelle lucide albe di primavera hanno raccolto, nel loro splendido giardino, fiori e baci, baci e fiori inesauribili; ne’ tramonti di porpora dell’autunno, nella stagione che declina, hanno sentito crescere in essi più vivo l’amore; nelle brevi e belle giornate invernali hanno sorriso senza mestizia, pur anelando alla novella primavera.”
Si narra che la pianta secolare abbia prestato la sua ombra alla loro gioventù, la pietra dei campi Flegrei non ha bruciato il piede di Parthenope, il mare gli ha cantato una canzoncina d’amore, la natura è stata leale con loro che si sono chinati ed hanno baciato la terra benedetta.
“Quando hanno alzato lo sguardo al cielo, un palpito ha loro risposto e fra l’uomo e la natura si è affermato il profondo, l’invincibile amore che li lega. Napoli, la città della giovinezza, attendeva Parthenope e Cimone; ricca, ma solitaria, ricca, ma mortale, ricca, ma senza fremiti. Parthenope e Cimone hanno creata Napoli immortale.”
Successivamente la ragazza venne raggiunta dal padre, dalla sorella e dagli amici, la voce si sparse dall’Egitto fino ai Fenici tutti parlavano di questa terra felice e molti piccoli popoli vollero stabilirsi lì. Si costruirono capanne prima sulle colline e poi anche sulle pianure, fino alla costa. Furono eretti anche due Templi dedicati a Cerere e Venere, protettrici della città. Parthenope divenne anche madre di dodici figli, era amata e rispettata da tutti per la pietà e la fedeltà che sempre dimostrava, anche quando emanava leggi.
Ha creato questa città ed è stata un’ottima regina e la leggenda narra che non sia mai morta.
Lei vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni.
Corre sulla spiaggia, si affaccia al vulcano, si smarrisce nelle valli. Rende la nostra terra piena di luce e di colori, fa brillare le stelle e rende perenne il profumo dell’arancio.
Quando durante le calde giornate d’aprile nel bosco di Capodimonte vediamo comparire un’ombra bianca allacciata ad un’altra ombra, è lei col suo amante.
Quando sentiamo nell’aria un suono di parole innamorate è la sua voce che le pronuncia.
Quando sentiamo un rumore di baci, sono i suoi.
Quando noi stessi ci sentiamo bruciare, è il suo fuoco che ci fa ardere.
“È lei che fa impazzire la città: è lei che la fa languire ed impallidire di amore: è lei la fa contorcere di passione nelle giornate violente dell’agosto. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non ha tomba, è immortale, è l’amore. Napoli è la città dell’amore.”
di Federica Auricchio