Iniziativa laica: la libertà di scegliere non è peccato
In occasione del festival Ceci n’est pas un blaspheme, che si terrà a settembre al PAN di Napoli, abbiamo intervistato Simona Silvestri di Iniziativa laica per chiarire meglio il concetto di laicità in uno Stato che si professa tale ma che sembra non vederla di buon occhio.
Se tutti sono liberi di professare la propria fede, altrettanto tutti sono liberi di non farlo
Cos’è e come nasce “Iniziativa laica”?
«Iniziativa laica è un’associazione di promozione sociale nata a Reggio Emilia nel 2008 per cercare di rispondere a una domanda non soddisfatta di laicità. Fondata sulla consapevolezza dell’esistenza di una pluralità di verità, valori, stili di vita che tutti devono rispettare, e in un contesto di disillusioni/degenerazioni della politica, la nostra associazione si impegna per il valore della laicità e del pensiero libero, critico e scientifico quali fattori fondamentali, assieme alla propensione al cambiamento e alla creatività, per la crescita e lo sviluppo della società. Promuovendo l’organizzazione di incontri e momenti di approfondimento – tra cui il festival Giornate della laicità, (quest’anno in programma dall’11 al 13 giugno 2021) – ci proponiamo di promuovere la libertà del cittadino ad autodeterminare la propria esistenza e la conquista e difesa dei diritti civili».
Qual è lo scopo dell’iniziativa e in che modo si approccia al pubblico?
«Come associazione ci interessa promuovere conoscenza e cultura dei diritti e sostenere lo sviluppo di una cittadinanza matura, indipendente, attiva, consapevole, responsabile, ma anche irriverente, curiosa e propensa al cambiamento. Da anni lo facciamo attraverso incontri e dibattiti e, soprattutto, tramite le Giornate della laicità, che ogni anno portano a Reggio Emilia dibattiti e approfondimenti con protagonisti della cultura, del pensiero critico e della scienza. Inoltre, da quasi dieci anni lavoriamo con gli studenti delle scuole superiori di Reggio e provincia al progetto A scuola di libero pensiero, promosso all’interno delle scuole su tre filoni cari all’associazione: cittadinanza consapevole e valori della Costituzione; critical minds, esercizi di libero pensiero; insegnare la scoperta scientifica. È un’attività che ci dà molta soddisfazione e che ogni anno coinvolge tra i 2.000 e 2.500 studenti, stimolandoli alla proattività e alla riflessione critica».
Ad oggi, quanto è effettivamente compreso il termine “laico”? Ci sono ancora dei fraintendimenti intorno a questo termine?
«Purtroppo c’è ancora molta diffidenza verso il termine laico, che da taluni viene ancora considerato “divisivo”, cosa che non finisce mai di stupirci: eppure il principio di laicità dello Stato è sancito nella nostra Costituzione, agli articoli 7 e 8. Soprattutto è garanzia e principio della convivenza nelle diversità, l’esatto contrario di come viene descritto spesso in maniera strumentale da chi addita i laici descrivendoli come “mangiapreti”, brandendo crocifissi e rosari come se fossero bandiere e discriminando tutti coloro che non la pensano alla stessa maniera. Quello che i laici chiedono a gran voce, invece, è il diritto di scegliere, rivendicando la propria volontà di autodeterminazione, la libertà degli individui di decidere per sé rispetto i propri affetti, il proprio corpo, i propri valori. I laici non vogliono imporre alcuna visione, chiedono di poter decidere per sé in un quadro normativo in cui sia garantito il rispetto e la tutela di chi non si riconosce nei principi di una fede religiosa».
Qual è il punto di contatto che unisce “Iniziativa laica” e “Ceci n’est pas un blaspheme”?
«Abbiamo deciso di aderire e supportare il festival perché la laicità non può esistere senza un esercizio completo della libertà di coscienza e di espressione, che comprende anche la blasfemia. In una democrazia compiuta, le persone devono essere libere di intrattenere con il sacro e i suoi simboli un rapporto dialettico, libero e critico, senza rischiare nei casi più estremi la loro vita. In molti paesi nel mondo, le leggi anti-blasfemia sono un pretesto per mettere a tacere gli avversari politici e i dissidenti, censurando la cultura, l’arte e il libero pensiero. Anche in Italia non siamo messi meglio, e spesso il sentimento religioso viene usato in modo arbitrario e soggettivo come un’arma politica, per silenziare qualsiasi discorso critico e per colpire gli avversari politici. La nostra associazione si batte per il rispetto delle diverse opinioni, ma riteniamo che la religione e le religioni non debbano essere poste in una condizione di privilegio come accade oggi: si tratta della condizione primaria per garantire una reale uguaglianza dei cittadini, su cui non si possono accettare compromessi».
Maria Rosaria Corsino
Vedi anche: Ceci n’est pas un blasphème, ceci est liberté
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