Prometeo non è solo il titano della mitologia greca che personifica il progresso, è “colui che riflette prima” e da cui dipende l’esistenza della razza umana.
È rappresentato spesso nudo, legato ad una roccia e con un’aquila che, dopo avergli squarciato il petto, gli divora il fegato che ricresce ogni notte.
La sua colpa?
Aver donato agli uomini il fuoco divino, spesso infatti è rappresentato con la eloquente immagine di una fiaccola accesa.
Prometeo secondo una prima versione infatti si recò dalla dea Atena per entrare di notte nell’Olimpo, salvo poi rubare una scintilla dal carro della divinità Elio, titano dell’astro solare.
Se invece si considera una seconda versione, Prometeo rubò una torcia dalla fucina di Efesto, dio del fuoco, della scultura e della metallurgia.
In ogni caso, il titano attirò a sé le ire di Zeus che non solo lo fece incatenare nel punto più esposto alle intemperie, ma gli fece conficcare nel corpo anche una colonna.
Tuttavia l’immagine di Prometeo oggi è attualissima, personificazione del progresso ad ogni costo, che non solo sfida Zeus ma è ben disposto a superare quei confini che sembrano invalicabili. È con Prometeo infatti che l’uomo si avvicina alla ribellione verso gli dei, verso quei limiti invisibili.
Lo stesso progresso sarà apprezzato da Eschilo, con Il Prometeo incatenato, ma anche da Leopardi che ne La ginestra affronta non solo il progresso stesso ma anche la sconfitta che può derivare.
Prometeo annichilito, ombra di se stesso, è un sacrificio per tutti gli umani.
Didascalia di Alessandra De Paola
Disegno di Simone Paesano
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