Aleksej Navalny: il masaniello russo?
Navalny è stato recentemente condannato a 2 anni e 5 mesi di carcere.
Dopo il suo appello ai cittadini russi, le piazze si sono riempite con proteste e manifestazioni.
Navalny è l’uomo del momento, il ribelle oppositore del, fino ad ora intoccabile, presidente russo.
Navalny si impegna infatti da anni nella sua campagna contro Putin. Con un account YouTube che vanta milioni di followers, ha ottenuto consensi non solo in Russia, ma in tutto il mondo.
Nemico giurato di Vladimir Putin, ha subito un avvelenamento il 20 agosto. Dopo un collasso in aereo, è stato trasportato a Berlino, dove i medici hanno diagnosticato l’avvelenamento e l’hanno curato.
Dopo le indagini, Navalny non ha mai nascosto il nome del suo principale sospettato: Putin. Infatti, i sospetti vertevano sull’FSB, l’agenzia di sicurezza interna dello stato russo, in diretto contatto con il presidente.
Insomma, l’oppositore amato dalla folla non ha esitato e, consapevole dei rischi, è tornato nella sua amata patria per continuare la missione. All’arrivo in aeroporto è stato arrestato. Il messaggio che ha mandato, però, è stato chiaro: ha invitato tutti i cittadini russi a scendere in piazza per protestare contro il suo arresto, contro la corruzione del governo russo e contro il presidente.
E la Russia l’ha fatto.
Mosca e San Pietroburgo si riempiono di manifestanti, sostenitori della democrazia, che urlano: “La Russia sarà libera”.
Ma la libertà deve fare i conti con la repressione, gli arresti, le aggressioni. Ormai si contano migliaia di fermi. L’Unione Europea si schiera a favore dei manifestanti e della libertà di protesta.
Mentre la Russia è in fiamme, Navalny si prepara a scontare la sua condanna e afferma che Putin sarà ricordato come “L’avvelenatore di mutande”.
Una figura complessa, che attira le telecamere e strega il pubblico, tanto da mobilitare una protesta storica. Navalny, però, non è solo questo.
Il New York Times ha definito le sue inchieste populiste. Infatti, il grande oppositore si è fatto strada nell’opinione pubblica con campagne che, ostentando la difesa della democrazia e della libertà, avevano tutti i caratteri del populismo e del nazionalismo. Si è espressamente schierato contro l’immigrazione e ha più volte attaccato le minoranze etniche, ma non solo, in passato ha anche partecipato alla Marcia Russa, un ritrovo di estremisti di destra.
Insomma, un paladino della giustizia?
Un uomo che fa della lotta alla corruzione del governo la sua missione di vita, ma decisamente non un santo.
Navalny dovrebbe riconoscere che democrazia non è esattamente sinonimo di lotta all’immigrazione e alle minoranze.
Angela Guardascione
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