Recollection in tranquillity ai tempi del covid19: 1800 O 2020?
In un momento storico così complesso, in cui spostarsi fisicamente è la più impensabile delle idee, sono rimaste le illusioni a farci compagnia, quando siamo in uno stato di quiete e raccogliamo le nostre emozioni: è il momento del nostro “recollection in tranquillity”.
Tutti i nostri pensieri hanno quasi sempre una loro colonna sonora, per non parlare dei ricordi: c’è una melodia pronta ad essere magnificamente colpevole dei nostri lunghi viaggi mentali.
Crearsi immaginari fantastici è stato così facile in questi mesi, impiegati correndo indietro nel tempo, inseguendo quei momenti così normali, prima visti eccessivamente monotoni e privi di sfumature e che, solo quando sono mancati, si sono rivelati indispensabili.
Anche nella normalità, nella piattezza della vita, c’era una bellezza di una semplicità disarmante, ma comunque perfetta.
La vita non ha bisogno di grandi cose, ma l’abbiamo capito solo ora e solo così, quando eravamo seduti sul divano nel nostro“raccoglimento in tranquillità”.
Tanti anni fa, nel lontano 1800, ci fu un poeta che aveva guardato la realtà in una maniera pura e sincera, così com’è: semplice, come sono i suoi componimenti secondo la critica. Cercò il modo più adatto per esprimere un concetto incredibilmente delizioso, quasi quanto il momento da cui esso è tratto.
Sto parlando di William Wordsworth, poeta romantico di prima generazione, insieme a Samuel Coleridge, amico e collaboratore, con cui compose le Lyrical Ballads, una raccolta di poesie.
Fu il poeta della natura, elemento predominante delle sue opere, la sua musa ispiratrice; tutto ebbe inizio nella particolare natura di Dorset, dove si trasferì con la sorella Dorothy, che fu la sua più grande sostenitrice.
Si concentrò molto sul rapporto tra mondo naturale e coscienza umana, una relazione caratterizzata da emozioni e sensazioni provocate dalla forza del contatto tra queste due componenti che, per il poeta sono inseparabili, parte dello stesso tutto.
Dall’osservazione della natura nasce l’immaginazione, quella a cui abbiamo bussato tante volte quest’anno per scappare dalla realtà difficile di una vita che non sembrava più a nostra, oppure per cercare di ritornare in quei momenti lontani, sfocati che quasi non ricordiamo più.
A questa concezione dell’immaginazione il poeta dona un nuovo significato, più bello e profondo: quando guardiamo le cose, le viviamo, ci immergiamo in esse, passa il tempo e restano con noi, conserviamo gelosamente l’esperienza, fin quando un giorno desideriamo ripescarla. Qui è la memoria, altra componente preziosa nella poetica di Wordsworth, l’artefice di questo meccanismo, la potenza che ci aiuta a rivivere un momento lontano. Non è proprio come vorremmo, soprattutto adesso, con le norme e le restrizioni, ma allo stesso modo, i ricordi belli e antichi, non saranno uguali neanche se potessimo metterli in atto, perché mancherà quello che l’esperienza di quel momento ci ha regalato, mancheranno le persone, le emozioni, le sensazioni. È lì che la poesia gioca il suo ruolo di potenza ricreativa.
La scrittura di Wordworth non è solo un componimento che ripercorre i momenti più piacevoli di una fantastica situazione vissuta, ma recupera le emozioni e le inserisce in una maniera nuova all’interno poema; sono le kindred emotions, le “emozioni affini”, riprese in una sorta di imaginatio aristotelica, ma riproposte nella tranquillità della vita, nella poesia, o in qualsiasi forma d’arte.
Un anno fa non eravamo bloccati in una tormentata routine, scucendo pezzi di noi tra le foto di quando tutto era perfettamente normale. La malinconia incombe e le emozioni contrastanti vengono fuori, forse quelle nostalgiche sono le più potenti, ma anche le più difficili da far uscire, quelle che, non appena cominci a riversarle fuori da te, non smettono di fluire, non trovano fine, strabordano e dimenticano di restare nei margini.
È il ricordo, quello della memory di questo poeta tanto amante della natura, che le spinge, impregnato da un desiderio forte di incastrare tutto insieme alle esperienze, senza tralasciare nessun moto che il cuore ti abbia fatto dono di sentire, incluse le lacrime che hai versato. Ricordare è così facile, quando sei nella pace. Il recollection accoglie tutte le tue idee, tutto te stesso, la tua fragile anima, insieme alle emozioni antiche che ritornano a farci compagnia per un tempo senza limiti.
Magari per un attimo, magari per sempre, la poesia è capace, gagliarda com’è, di diventare eterna.
Antonia Di Leva
Vedi anche: Alessitimia – L’incapacità di dar voce ai propri sentimenti