DaDizioni – Ripetizioni ai tempi della didattica a distanza: Gabriele D’Annunzio
Nella seconda metà dell’Ottocento in Inghilterra Oscar Wilde con le sue opere provocatrici ed eccentriche rappresentò l’artista spregiudicato ed eccentrico.
Contemporaneamente, in Italia Gabriele D’Annunzio, un decadente ma soprattutto un grande esteta, trasformò la sua vita in un’opera d’arte ed elaborò la maschera dell’esteta, dell’individuo superiore che rifiuta la realtà, rifugiandosi in un mondo di arte pura e professando il culto del bello.
La vita dell’autore: una pseudo-telenovelas
Gabriele D’Annunzio nasce a Pescara nel 1863 in una famiglia borghese, compie ottimi studi liceali e già in quegli anni pubblica la sua prima raccolta di poesie Primo Vere. Nel 1881 si trasferisce a Roma e si iscrive alla facoltà di lettere, ma la vita della capitale lo distoglie dai suoi impegni e non riesce a laurearsi.
Sposa la principessa Maria Hardouin da cui avrà tre figli ma la sua vita sarà costellata da molti amori. Il suo amore con la contessa Maria Gravina gli darà altri due figli e l’amore tormentato nel 1894 con la grande attrice teatrale Eleonora Duse lo porterà in Toscana. L’ incontro con la Duse condizionerà la sua produzione artistica indirizzandola verso il teatro.
Dal 1884 al 1888 scrive il suo primo romanzo Il Piacere che riscontra un grande successo. Pochi anni dopo segue L’Innocente e Il poema paradisiaco.
La vita frenetica, gli intrecci amorosi ed i debiti lo portano in Francia. Nel 1915 l’Italia entra in guerra e D’annunzio compie molte azioni militari rischiose come la celeberrima occupazione di Fiume. Per questo impegno bellico ed interventista, su proposta del duce Mussolini, viene nominato dal re Vittorio Emanuele Principe di Montenevoso. Molti motti usati dal fascismo come EJA, EJA, EJA, ALALA’ W L’AMORE MEMENTO AUDERE SEMPER (Ricordati di osare sempre), CHI NON È CON NOI, È CONTRO DI NOI e DONEC AD METAM (Fino alla meta) vengono coniati da lui stesso.
Muore il 1° marzo 1938 a causa di un’emorragia celebrale.
La poetica
La principale caratteristica della poetica dannunziana era superare il reale (sia in prosa che nella lirica) per raggiungere la “bellezza divina”. La sublimità del mondo dell’arte comporta la necessità di un ideale nella realtà poetica differente dalla realtà dei fatti. Egli si rifà al passato, alle arti, alla mitologia.
Le sue parole risultano “musicali” e riescono a trasmettere un tocco di sensualità. Lo stile sincero e artefatto sembra un’impronta dei ruoli: l’uomo è il patriota, l’esteta, il supereroe mentre la donna diventa la Femme Fatale che unisce erotismo e crudeltà secondo un cliché che accompagnerà molti poeti decadenti.
Il Piacere
Nel 1889 esce Il Piacere, il primo romanzo decadente di D’Annunzio. Ambientato in una Roma frivola ha come eroe/protagonista un esteta aristocratico, letterato e uomo di mondo: Andrea Sperelli un poeta dandy e fine intellettuale immerso nella vita mondana. Due sono gli intrecci amorosi che mettono a dura prova il protagonista:
- La relazione con Elena Muti, ex amante che rappresenta l’eros corrotto e fatale;
- Il rapporto con Maria Ferres, donna dolce e nobile.
L’amore per le due donne tormenta Andrea che, con un gioco perverso, inganna entrambe per creare un terzo legame erotico/sentimentale immaginario e perfetto. La vicenda, erotica e scandalosa, finisce in modo drammatico per un errore del protagonista che scambia i nomi delle due amanti.
Ada di Domenico
Vedi anche: DaDizioni – ripetizioni ai tempi della Dad: Giovanni Verga