La psico-educazione ambientale migliora il rapporto tra uomo e ambiente
La Testata – TLI ha intervistato il dott. Lepri, membro della Fondazione Sorella Natura, sugli aspetti educativi in materia ambientale.
Il dott. Alessandro Lepri laureato in Psicologia clinica, ricercatore e collaboratore presso l’Università degli Studi di Perugia, ci introduce, attraverso la psicologia evoluzionistica, nel campo della psicologia ambientale.
È membro della Fondazione Sorella Natura, fondata nel 1991 da Roberto Leoni, la quale opera in Italia e nel mondo per la tutela, la cultura e l’educazione ambientale secondo la concezione cristiana di San Francesco d’Assisi.
La Fondazione, composta maggiormente da ingegneri ambientali, geologi e giuristi, allarga i suoi orizzonti e abbraccia le materie umanistiche come la psicologia, con il fine di adottare un approccio interdisciplinare utile alla costruzione di un nuovo paradigma sociale.
Innanzitutto, la psicologia ambientale, nata intorno agli anni ’70 negli Stati Uniti, studia il rapporto tra uomo e ambiente. Analizzi il comportamento umano, i pensieri e gli effetti che lo determinano, in relazione agli stimoli ambientali. È una psicologia dello spazio, in quanto lo spazio stesso rappresenta l’unità dell’interazione tra uomo e ambiente.
Come spiega il dott. Lepri, nell’ambito della psichiatria è stato osservato come pazienti che vivessero a stretto contatto con la natura diminuissero il tempo di degenza in clinica, assumevano meno farmaci e vi erano evidenti miglioramenti nel rapporto tra paziente e personale sanitario.
Inoltre, è stato dimostrato scientificamente che bambini affetti da ADHD (disturbo evolutivo dell’autocontrollo) stando a contatto con un ambiente poco inquinato e meno artificiale riscontrassero una diminuzione dei sintomi.
Il contributo del dott. Lepri all’interno della Fondazione Sorella Natura pone l’accento su un aspetto fondamentale: la psico-educazione. Infatti, tra i vari progetti della Fondazione vi è quello svolto nelle scuole, in cui un team composto da sociologi, ingegneri e psicologi, diffonde un nuovo paradigma educativo basato sull’empatia. L’inquinamento ambientale viene percepito come pericolo, però come spiega il dott. Lepri, la percezione stessa si manifesta solo quando il pericolo è immanente. Nel paradigma attuale non vi è l’idea di prevenzione e responsabilizzazione sul lungo periodo, per cui si cerca di intervenire a danno già manifesto.
La psico-educazione ambientale punta lo sguardo verso il futuro e pone l’accento sulla sensibilizzazione e sull’empatia, al fine di prevenire danni ambientali e migliorare il rapporto tra uomo e ambiente.
Marika Micoli
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