“Arte che cura”: il Museo Madre diventa Covid Vaccine Center
I luoghi della cultura rialzano le saracinesche per mettersi al servizio della sanità nazionale: sulla scia degli esperimenti a Rivoli, Milano e Lecce, Napoli accelera sulla campagna anti Covid-19 passando per i musei, con il nuovo hub vaccinale al Museo Madre nel cuore del centro storico, insieme alla Fagianeria al Bosco di Capodimonte già operativa dal 1 aprile.
Obiettivo: 700 vaccinandi al giorno.
L’arte che arriva lì dove la scienza sembra non farcela da sola.
Era stato già annunciato ai primi di marzo da Angela Tecce, nuova presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee: l’edificio settecentesco in via Settembrini avrebbe presto ospitato un Covid Vaccine Center, terzo polo di somministrazione vaccini anti Covid dell’Asl Napoli 1 dopo Stazione Marittima e Mostra d’Oltremare di Fuorigrotta. Non s’è fatta attendere, quindi, la giornata inaugurale del progetto: il 27 marzo al via con la prima dose per 120 over 80, una prima turnazione di rodaggio in vista dell’obiettivo minimo di 700 vaccinandi al giorno, passando poi per le categorie fragili, fino a procedere per fasce d’età.
Una scelta strategica, quella di una sede vaccini nell’area di San Lorenzo, quartiere storico del ventre partenopeo ad altissima densità di anziani, dove l’installazione di box vaccinali ha agevolato notevolmente, in termini di logistica, le trafile burocratiche e i congestionati pellegrinaggi a Fuorigrotta (oggi per fortuna regolarizzati, dopo i disagi iniziali denunciati su più fronti).
Un accesso “artistico” per i cittadini convocati al Madre, che prevede ottimi sconti sulle mostre fotografiche di Mimmo Jodice, Luciano Romano e Sergio Fermariello (tra gli altri). “A tutti i vaccinati offriremo la possibilità di partecipare alle nostre visite guidate e conoscere, o ritrovare, le opere della nostra collezione”, ha affermato entusiasta Angela Tecce, dando continuità ad un’intuizione già caldeggiata in Gran Bretagna ed esportata sia sul tacco dello stivale, nel Museo Castromediano di Lecce, sia al nord, tra il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano ed il Castello di Rivoli, nel torinese. “Sebbene le nostre mostre siano attualmente chiuse al pubblico, gli edifici possono continuare ad adempiere alla nostra missione: curare attraverso l’arte”, ha dichiarato Carolyn Christov-Bakargiev, direttore della struttura, entusiasta all’idea di un progetto-pilota che rendesse musei, teatri e luoghi della cultura presidi sanitari d’eccezione in una fase così delicata.
Spazi oggi dimenticati che, oltre ad essere promossi a pieni voti dai protocolli Covid, soddisfano il nobile proposito di avvicinare gli italiani all’arte nel modo più democratico possibile, in un momento così asfittico fatto di mappature colorate ballerine e varianti di ogni etnia ad abitare le pagine dei quotidiani. Per il Covid Center allestito nella Fagianeria del Real Bosco di Capodimonte si è pensato ad una politica in linea con lo slogan “lasciati contagiare solo dalla bellezza”: “abbiamo riprodotto una sala del Museo per i vaccinati che devono attendere 15 minuti dopo la somministrazione del vaccino. Sarà un modo per stemperare la tensione, rilassarsi e godere della bellezza dell’arte da associare a quella della splendida natura che ci offre il Bosco”, ha affermato Sylvain Bellenger, direttore della struttura napoletana. Come anche il Museo Castromediano di Lecce, con l’accesso alla fotografia sperimentale di Paolo Gioli in mostra nel polo biblio-museale e le performance al pianoforte ad alleggerire le lunghe attese dei 2.500 cittadini accolti ogni giorno per vaccinarsi.
Arte che cura, appunto.
Francesca Eboli
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