The Sinner, su Netflix la seconda stagione
In periodo di quarantena da Covid19 avere serie tv da guardare è una risorsa di fondamentale, direi vitale importanza. Onestamente in questi giorni mi ritrovo spesso a pensare ad una quarantena negli anni 90: senza Netflix, senza smartphone, con la connessione a pagamento per cui una videochiamata, ammesso che esistessero le videochiamate, ti sarebbe costata un rene se non anche entrambi.
Per un caso fortunato in un momento di sfiga cosmica, la quarantena è capitata in un momento storico in cui hai più opportunità di divertirti sotto il piumone che in discoteca, in cui è più difficile liberarti delle persone quando sei a casa che quando esci a fare un aperitivo, in cui, anche se vivi da sola, difficilmente riesci a non avere il fiato di tua madre sul collo.
Ora più che mai, quindi, sentiamo la necessità di fare una scrematura delle serie tv che siano veramente da vedere. Una di queste, secondo il mio chiaramente incompetente e ininfluente parere, è The Sinner: serie Netflix antologica, di cui da poco è uscita la seconda stagione.
The sinner è un dei più convincenti crime di netflix, una serie antologica, in due stagioni, basata sul romanzo omonimo della scrittrice tedesca Petra Hammesfahr.
La prima stagione di The sinner è andata in onda negli Usa nel 2017; la seconda stagione, visto il successo ottenuto dalla prima, è stata trasmessa nel 2018 per poi arrivare in Italia, su Netflix, nel 2020. The sinner vede, sia nella prima che nella seconda stagione, il detective Harry Ambrose, interpretato da Bill Pullman, alle prese con casi di omicidio inizialmente inspiegabili e incomprensibili. Nella prima stagione Cora Tannetti, una stupenda e androgina Jessica Biel, in una serena e piacevole giornata di sole al lago con il marito e il suo bambino, in un impeto di rabbia uccide barbaramente un giovane ragazzo senza alcun apparente motivo.
Nella seconda, invece, il tredicenne Julian, interpretato da Elisha Henig, giovanissimo attore dal talento impressionante, in una sosta presso un motel durante una divertente gita verso le cascate del Niagara, avvelena con l’infuso di un’erba velenosa un uomo e una donna che tutto fa pensare siano i suoi genitori. Anche questo omicidio, come quello commesso da Cora Tannetti, accade senza un apparente movente.
Se vi sembra che io vi abbia spoilerato la soluzione del giallo rivelandovi l’identità dell’assassino vi state sbagliando: quello che caratterizza la serie è proprio il fatto che entrambe le stagioni comincino con il protagonista in flagrante omicidio.
In realtà lo spettatore è fin da subito messo nella condizione di empatizzare con il protagonista che, da perfido e brutale omicida, dopo poco si rivela vittima di qualche oscura e più o meno consapevole verità.
Compito del detective Ambrose e filone narrativo dell’intera serie è la scoperta di questa verità: flashback, scoperte, rivelazioni, ricerche svelano pian piano quella verità, un passato doloroso e convulso che ha armato i due protagonisti e li ha spinti all’omicidio.
Ambrose, uomo complesso e sensibile conduce le proprie inchieste con perizia e con un coinvolgimento a volte eccessivo, mentre nella sfera privata accadono cose che lo turbano e lo scuotono. Nella prima stagione, infatti, è alle prese con il naufragio del suo matrimonio e con una complessa e sofferta relazione sadomaso con un’altra donna; nella seconda, invece, immagini e ricordi di un’infanzia sofferta emergono e spesso si intrecciano con la vicenda del piccolo Julian.
Nella speranza di non aver rivelato troppo vi invito ad approfittare della clausura di questi giorni per scoprire il passato buio e tormentato di Cora e di Julian. Non rimarrete delusi!