Endometriosi: no, soffrire non è normale
Con le mestruazioni dobbiamo avere a che fare ogni mese, non ci sono grandi alternative a lungo termine al riguardo.
Ciò che però non è chiaro a tutti è che con esse non sono incluse sofferenze atroci.
E che probabilmente queste ultime nascondono una problematica da analizzare.
Una donna ogni dieci soffre di una malattia che non sa di avere, perché le hanno sempre detto che patire in maniera acuta durante la fase del flusso fosse la prassi. Il dolore perciò, per la quasi totalità delle persone, è normalizzato. Non si instilla alcun dubbio che possa esserci qualche problema non ancora esplorato, nei più.
Se un’appartenente al genere femminile (o un appartenente ad una sfera del mondo trans) lamenta sofferenze estreme annesse al ciclo mestruale, la società ritiene che si tratti di un’esasperazione di un peso incluso nella sua natura di donna. Il problema più grave però è che anche la maggioranza dei dottori ha la stessa ideologia. Ne consegue una realtà tristemente diffusa: si è lasciate a se stesse e al proprio sconforto.
Spesso si ottiene una disamina – quando si è fortunate abbastanza e caparbie altrettanto da conquistarla – dopo anni di tribolazioni e solitudine e un quantitativo non da poco di specialisti consultati, fino a trovare quello pronto ad ascoltare ed empatico abbastanza da approfondire la problematica. E la maggior parte delle volte la diagnosi confluisce nell’endometriosi.
L’endometriosi è una malattia nata dall’accumulo di cellule endometriali al di fuori dell’utero. Queste ultime, nella situazione normale, si trovano invece al suo interno. Non è ancora dato sapere il motivo per il quale ciò avvenga. Sicuramente la genetica e l’ereditarietà danno una spinta alle probabilità, ma il fattore scatenante tutt’oggi non è stato trovato con certezza, per cui l’esistenza di quest’ultimo non è neppure incontestabile.
L’irregolarità comporta un’infiammazione cronica con abbastanza conseguenze per il corpo, manifestate mediante tribolazioni insistite e patimenti intestinali. I sintomi infatti sono proprio questi, concentrati nel periodo premestruale, mestruale e in quello dell’ovulazione. Si uniscono anche dolori pelvici cronici con annessa stanchezza fisica persistente. E spesso la sofferenza condiziona anche i rapporti sessuali.
L’intervento più rapido prevede una terapia di progestinici. Questi ultimi però comportando molteplici effetti collaterali a lungo andare e vanno assunti con regolarità continuativa. La loro funzione è quella di attutire nell’immediato i sintomi, senza curare la malattia a monte.
Anche un’alimentazione corretta, assieme ad uno stile di vita sano e a degli integratori specifici, può dare una mano ad attenuare l’infiammazione.
La cura più efficace e duratura resta però l’intervento chirurgico. Quest’ultimo consiste nell’asportazione dell’endometrio in laparoscopia. E la procedura non intacca l’apparato riproduttivo.
Giovanna Iengo
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