MA®T: il Rinascimento urbano con l’arte Millennials
MILLENNIALS A(r)T WORK – MA®T, è un’iniziativa di riqualificazione urbana tenutasi durante il mese di dicembre nella capitale, con l’obiettivo di promuovere un dialogo tra il tessuto cittadino e le discipline artistiche contemporanee.
Questo laboratorio performativo, vincitore del bando di concorso “Contemporaneamente Roma”, è stato ideato da Dominio Pubblico, un progetto che ogni anno anno cura un percorso di direzione artistica rivolto agli under 25, affinché anche i giovanissimi possano avvicinarsi con consapevolezza e creatività alla promozione e organizzazione di eventi culturali e multidisciplinari.
Un teamwork di più di 100 street artist ha infatti lavorato in collaborazione con gli studenti di istituti scolastici del territorio, che hanno coordinato e documentato con video, foto, interviste e fotoreportage, la realizzazione delle installazioni artistiche sui muri del Municipio VIII (Ostiense). L’idea era quella di “attraversamento dei confini”, raccontando, attraverso un prodotto visivo fruibile a tutti, la storia di un quartiere che sembra trincerato nel suo passato e riconnettendolo così all’inesorabile forza mutante del presente.
Street art, architettura, fotografia urbana, poster art, graffiti e nuovo circo sono alcune delle discipline che hanno guidato questa esposizione itinerante dislocata nei luoghi più evocativi dell’architettura post-industriale capitolina: l’arte è diventata così soggetto performativo del destino della città, partecipando attivamente alla sua convulsa evoluzione.
A questa celebrazione en plain air della creatività targata Millennials, hanno preso parte alcune delle firme che hanno rivoluzionato i codici e i linguaggi metropolitani: tra i tanti Lucamaleonte, Solo + Diamond, Jb Rock, Gojo, Marta Di Meglio, Laura Lolli e Mathieu Romeo. Ma andiamo a scoprire cosa c’è dietro questi muri variopinti…
Partiamo da Diamond + Solo, due artisti attivissimi sia a Roma che nello scenario internazionale, un sodalizio artistico che ha come marchio di fabbrica due stili diversi ma perfettamente compatibili: l’uno riconosciuto per i volti femminili e lo stile liberty, l’altro invece, legatissimo agli anni ‘90, noto per le figure dei supereroi rielaborate a seconda del contesto urbano in cui si trova ad intervenire.
In occasione dell’evento Mart hanno scelto di dipingere il muro a ridosso del Gazometro, “il terzo Colosseo romano” – dopo il Colosseo quadrato all’EUR – l’esoscheletro divenuto ormai simbolo ben riconoscibile nello skyline della capitale, oltre che zona più rappresentativa dell’area post-industriale della città.
Questo murales nasce dall’idea di ricollegarsi visivamente all’energia – essendo Ostiense un quartiere storicamente operaio, dove la fabbrica dell’Eni ha garantito un’occupazione a moltissimi residenti – e l’installazione, nello specifico, è stata realizzata sulla fiancata della cappella dove gli operai battezzavano i propri figli.
Il tema dell’energia è stato rappresentato in puro stile Diamond + Solo, essendo un racconto grafico dalle tinte accese che intreccia passato e futuro: dalla scoperta del fuoco, elemento primordiale che getta un fascio di luce sul destino della specie, allo sguardo-laser di una donna mutante. Sulla spalla della figura femminile si può notare anche il tatuaggio di un gaspardo, un’icona dei primi anni ‘90 che Eni Italgas usava nelle pubblicità (come Calimero nella réclame del sapone della fabbrica Miralanza, per intenderci) e che riprende la costante ispirazione di Solo all’immaginario pop dei fumetti.
Passiamo ora a Lucamaleonte, altro pilastro della street art romana che ha scelto di raccontare il quartiere ispirandosi a flora e fauna locale, rifacendosi sia alla simbologia antica che alla storia recente. La facciata dello Spazio Rossellini, in Via della Vasca Navale, è stata decorata con una gigante rappresentazione del Barbo Tyberinus, un pesce delle acque tiberine usato per ricordare l’antico porto fluviale Vicus Alexandri. In alto, a sinistra e a destra, possiamo osservare rispettivamente il modello di barca tipicamente utilizzato all’epoca per gli scambi commerciali, e la chiave rossa, spesso presente negli affreschi antichi, da sempre simbolo del Dio Portunus, protettore della zona fluviale tiberina.
Infine vogliamo soffermarci sul murales di Paolo Colasanti (in arte Gojo), al Ponte degli Argonauti, nome estremamente evocativo che ricorda il viaggio della nave Argo alla ricerca del vello d’oro. La scelta del luogo non è per nulla casuale, infatti l’artista da sempre concepisce le sue opere come frutto di una ricerca storica e di una rivisitazione del mito.
Quella che vedete qui è una riproduzione su muro di uno scatto esposto a Officine Artistiche, una delle realtà più impegnate nella realizzazione di eventi culturali legati alla fotografia. Si tratta di una donna, immaginata come una sorta di Giasona o Medea, realizzata con la tecnica dei mezzi toni, un effetto righettato in scala di grigi che permette di sgranare l’immagine, rendendo il risultato ancora più fotografico.
Un velo di graffiti in oro e nero (composto dai tag degli artisti storici che hanno lavorato a quella murata) le copre spalle e testa, a simboleggiare il vello d’oro, mentre sullo sfondo si stagliano le strutture industriali che contraddistinguono il quartiere Ostiense (come i gasometri e il Ponte Settimia Spizzichino). Anche in quest’opera d’arte urbana passato e presente, contemporaneità e mito, si fondono e dialogano con grande efficacia comunicativa.
Non vi resta che esplorare il quartiere e andare a caccia di murales!
Francesca Eboli