360 gradi di moda aumentata
Il blackout causato dalla pandemia ci ha permesso di avere accesso a nuove tecnologie, vivendo nuove e virtuali esperienze.
La realtà aumentata è una delle principali sperimentazioni dell’ultimo decennio: molti brand di lusso se ne stavano già avvalendo per rendere le esperienze d’acquisto innovative e intriganti, per fornire una guida al cliente e supportarlo.
Nell’ultimo anno, l’accattivante mondo della realtà aumentata si è rilevato tanto affascinante quanto necessario. Oltre alle case di moda, hanno ricorso alla RA anche i musei: si ricorderà, ad esempio, dell’iniziativa di Google e della realizzazione della sua App “Arts e Culture” con la quale è possibile accedere a una raccolta virtuale di immagini ad alta risoluzione di opere d’arte, provenienti da musei di tutto il mondo. Tramite “Arts e Culture” è, inoltre, possibile avere accesso e visitare le gallerie dei musei aderenti. In questo ambito, quindi, con la RA si ha l’opportunità di visitare le gallerie di un museo situato dall’altra parte del mondo, come ad esempio è possibile visitare le collezioni attualmente esposte al MoMA di New York direttamente da un personale dispositivo.
Anche nel mondo della moda sono state attuate alcune scelte simili, attinenti al settore tecnologico. La possibilità di diffondere un marchio o addirittura di coinvolgere il cliente, nel processo di Brand Awarness e nell’esperienza acquisto mediante l’RA, non è inedita. Già alcuni anni fa, infatti, alcuni marchi di lusso hanno ricorso a camerini virtuali o a simpatiche esperienze virtuali nei loro stessi negozi. È il caso di Dior che in passato, su proposta di Sephora, ha ricorso a un display nel quale il cliente poteva rivedersi in una sfilata, attorniato da paparazzi proprio come un VIP.
Nel corso del 2020
In quest’ultimo anno, nell’arte come nella moda si è sentita l’esigenza di trovare altri modi di espressione e di velocizzare dei processi evolutivi che stavano procedendo troppo a rilento per le esigenze dei nuovi tempi. Allo scoppiare della pandemia si sono automaticamente spenti eventi di portata mondiale, come la Milano Fashion Week e non solo. Molti dei marchi italiani, tra cui Gucci e Prada, hanno sentito l’esigenza di uscire all’aperto ma in un mondo diverso, non reale ma virtuale. In quest’ultimo anno si è stravolto il concetto di sfilata, perché quelle attuali sono caratterizzate da un pubblico visibilmente assente: il pubblico delle sfilate degli anni 2020 e 2021 è posizionato dietro agli schermi e osserva tutto in streaming.
Rientra nel campo della RA una delle ultime iniziative di CGDS, “Out of This World”, realizzato dalla collaborazione tra il direttore artistico del marchio Giuliano Calza e alcuni player di fama mondiale. È stato un esperimento sociale che ha richiesto disparate competenze per la realizzazione di un mondo virtuale, fatto di avatar. In questa RA, i capi della collezione Spring Summer 2021 sono indossati da perfetti corpi robotici dall’incarnato lucido che sfilano su una passerella collocata in un altro mondo ma dai tratti orientali.
Con il blocco della realtà, degli eventi e della vita frenetica la RA sta velocemente irrompendo nelle abitudini vigenti; attualmente stanno rapidamente prendendo forma i modelli e gli influencer virtuali, per vie traverse già noti nella cultura giapponese. Questi sono particolarmente seguiti sui social, in particolare su Instagram, ma è sempre più frequente il ricorso ad avatar anche nel supporto dei clienti nella fase dell’acquisto. Molti brand di lusso, infatti, stanno brevettando metodi di integrazione del cliente online così da permettergli di provare il capo interessato in RA; ciò significa che il cliente può provare mediante avatar i capi interessati, ordinarli e farseli consegnare. Per l’assistenza, il consiglio del venditore arriva via chat o videochiamata, così da supportare e aiutare il cliente anche a distanza.
Sempre in una prospettiva di digitalizzazione, derivata e accelerata dall’attuale portato pandemico, case di moda come Prada e Gucci hanno provveduto alla realizzazione di sfilate in un’ottica tanto scenica quanto è richiesta dalla registrazione di un corto. Le ultime sfilate dei marchi in questione sono state rese fruibili sia sui siti ufficiali che sui canali social e sono risultate come un ibrido tra la vera e propria sfilata (senza fotografi) e dei corti pubblicitari. Dunque, dal momento che è cambiato il modo di concepire alcuni dei rituali della moda, in occasione del suo centenario, Gucci ha realizzato una sfilata “Aria” carica di simbologia mitologica sul passato del brand. Con la piena concezione di questo nuovo modo di manifestarsi al pubblico, dall’idea di Alessandro Michele e di Gus Van Sant è stata realizzata una miniserie per Gucci intitolata “Ouverture of Something that Never Ended”.
Insomma, dal momento che sotto l’aspetto antropologico e sociale vengono meno alcuni dei fondamenti su cui fino a poco tempo fa si basavano i rapporti umani, in termini strettamente relazionali ma anche economici, è necessario ricorrere a nuove strutture comunitarie. Attualmente, la tecnologia sembra essere l’unico mezzo per arginare il problema.
Pasqualina Perrotta
Vedi anche: Ipotesi che rendono il futuro più futuristico