La crociata dei bambini: il mito del profeta Stéphane
«Una cosa miracolosa, perché nulla del genere si era sentito al mondo», così Franco Cardini e Domenico Del Nero, due tra i maggiori medievalisti italiani, definiscono la leggendaria vicenda della crociata dei fanciulli o “crociata dei bambini”, di cui esistono diversi resoconti, spesso contraddittori e ancora oggi materia di dibattito fra gli storici.
La leggenda narra che nella primavera del 1212 un pastorello dodicenne di nome Stéphane, originario di Cloyes-sur-le-Loir, nei pressi di Châteaudun nell’Orléans, si presentò alla corte del re di Francia Filippo II, affermando di aver ricevuto l’ordine da Cristo in persona di raccogliere fedeli per una crociata, consegnando al sovrano una lettera che, egli sosteneva, era stata scritta da Dio stesso.
Considerato un impostore, il giovane Stéphane fu cacciato dalla corte, ma questo non bastò a scoraggiarlo. Predicando sulla porta dell’Abbazia di Saint-Denis che “Deus lo volt”, Dio lo vuole, il ragazzo iniziò a raccogliere seguaci tra i fanciulli come un Pifferaio Magico ante litteram, promettendo loro la separazione delle acque mediterranee e l’arrivo a piedi fino in Terra Santa.
L’adunanza crebbe, raggiungendo Marsiglia; le stime dell’epoca contavano all’incirca trentamila bambini di età inferiore ai dodici anni, quasi tutti figli di contadini che non potevano sfamarli. I più poveri viaggiavano a piedi, mentre i ragazzi nobili, abbastanza ricchi da possedere un cavallo, seguivano il ricco carro con baldacchino su cui viaggiava Stéphane, il loro profeta bambino, raccogliendone ciocche di capelli e frammenti di vestiti come preziose reliquie.
Una volta raggiunto il mare, fu una delusione per i bambini non vederlo aprirsi dinnanzi ai loro occhi e la maggior parte si rivoltò contro Stéphane, accusandolo di averli ingannati, e tornò sui suoi passi.
Quelli che restarono in riva al mare ad aspettare il miracolo per qualche altro giorno, finirono nelle grinfie di due mercanti marsigliesi, tradizionalmente chiamati Ugo il Ferreo e Guglielmo il Porco. Questi individui offrirono ai bambini un passaggio gratuito fino alla Terra Santa e Stéphane li convinse facilmente ad accettare.
Passarono anni prima che se ne avessero notizie. Nel 1230 un prete tornò dall’Oriente raccontando di avere seguito Stéphane nella sua crociata e di essersi imbarcato con lui su una delle navi procurate dai mercanti. Narrò che, a pochi giorni dalla partenza, la flotta fu colta da una tempesta e due delle navi fecero naufragio sull’Isola di San Pietro in Sardegna, lasciando lui come unico sopravvissuto.
Le cinque navi superstiti, e i bambini passeggeri, incontrarono un destino peggiore: circondati da una flotta saracena, i fanciulli capirono di essere stati venduti come schiavi dai due mercanti. Sbarcati sulla costa algerina trascorsero il resto della vita in schiavitù, alcuni ad Alessandria, altri a Baghdad, dove molti subirono il martirio per aver rifiutato di convertirsi all’Islamismo.
Studi recenti vedono nella crociata dei bambini il prodotto di un errore di traduzione. Infatti, il termine latino che indica il fanciullo, puer, è molto simile al termine che designa il povero, pauper. La crociata sarebbe stata, perciò, una campagna di poveri e non di bambini.
È attestato che proprio nel 1212 ci furono due movimenti religiosi in Europa, uno in Germania, a opera di un pastore tedesco di nome Nikolaus che guidò un gruppo di fedeli attraverso le Alpi fino a Genova e a Roma, e un altro movimento guidato da un pastore francese di nome Stéphane di Cloyes. Non vi è menzione che questi volesse raggiungere la Terra Santa.
La leggenda della crociata dei bambini sembrerebbe dunque fondere questi due eventi insieme. La vicenda è sopravvissuta al tempo e la ritroviamo, oggi, citata in numerose opere contemporanee, che si tratti di narrativa – si pensi al racconto “Il mare e il tramonto” dello scrittore giapponese Yukio Mishima e al romanzo “La bambina col falcone” di Bianca Pitzorno – di opere teatrali – Marcel Schwob ha scritto uno spettacolo omonimo – o di fumetti – si ricordino “La crociata degli innocenti”, manga di Usumaru Furuya, e il primo crossover della serie Vertigo, scritto da Neil Gaiman e disegnato da Chris Bachalo, e la saga dei Giovani Vendicatori della Marvel Comics, che affonda le sue radici nel racconto medievale.
Un piccolo accenno anche nel brano musicale di Sting “Children’s crusade”, che mette in luce la piaga generazionale della delinquenza giovanile britannica, attirata come quei bambini da falsi ideali.
Claudia Moschetti
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