Il Ministero che ti fa sentire meno solo
La solitudine uccide.
Uccide quanto l’obesità o il consumo di 15 sigarette al giorno.
Questa è la principale malattia del nostro tempo, che colpisce tutti, sia giovani che anziani.
Il problema ha radici molto profonde e la pandemia ha solo messo maggiormente in risalto il fenomeno, ma milioni di persone vivono in condizioni di isolamento da molto prima che il Covid-19 facesse la sua comparsa.
Jo Cox, ex parlamentare laburista uccisa nel 2016 da un esponente dell’estrema destra inglese, fu tra le prime ad accorgersi di questa piaga. Aveva creato la Commissione contro la Solitudine, con lo scopo di trovare soluzioni efficaci per risolvere questo problema.
In Inghilterra la solitudine affligge circa 9 milioni di persone, la metà delle persone sopra i 65 anni ha come unica compagnia la televisione ed un animale domestico e una persona su cinque ha dichiarato di prendere appuntamento dal medico di base esclusivamente per avere compagnia per qualche ora.
Dopo la sua morte il progetto non si è fermato e per due anni la Commissione ha studiato il fenomeno, così nel 2018 la premier Theresa May ha istituito, per la prima volta al mondo, il Ministero della Solitudine, affidandolo alla deputata Tory Tracey Crouch.
Questo Ministero è un’idea innovativa che può solo apportare un significativo miglioramento nella vita di molte persone. Per la prima volta la solitudine è stata riconosciuta anche dalla politica come un male che va combattuto.
Milioni di persone anche giovani sono soli e non hanno una persona fidata con cui poter parlare, con cui poter vivere appieno la vita, con cui poter uscire.
Ciò incide gravemente sulla salute, provoca depressione, tristezza cronica, un calo della produttività nello studio come nel lavoro, porta a problemi cardiaci e demenza senile, quindi ad una sensibile riduzione delle aspettative di vita.
Quando si è soli comincia ad essere difficile uscirne, è un peso che ti opprime e ti fa sentire diverso, ci si chiude in se stessi e socializzare diventa poco a poco sempre più difficile. Delle volte si può avere fortuna e riuscire ad incontrare qualcuno che ti stia vicino ma molto spesso no. Occorrono iniziative, progetti concreti e associazioni alle quali le persone sole possono rivolgersi per cambiare il corso della propria vita.
Personalmente, anche se sono giovane ho sofferto di solitudine per un lungo tempo della mia vita ed uscirne è stato difficile, gli strascichi di quel periodo buio li porto ancora con me.
Sottovalutare la solitudine è una scelta miope delle istituzioni, che dovranno in futuro affrontare un problema che può solo peggiorare.
La nostra società è fortemente individualista ed egoista, le tecnologie non aiutano, hanno certo aiutato in questo momento di pandemia, ma in generale sono paradossalmente uno strumento che tende a dissociarsi dagli altri.
I sentimenti sono messi molto da parte, non tenuti nel giusto conto, e la gentilezza è un valore non facile da trovare. Le persone più sensibili possono spesso non riuscire ad orientarsi in questa giungla e restare soli è molto più semplice di quello che si crede.
Dopo l’Inghilterra è stato il Giappone quest’anno a dover riconoscere i danni che la solitudine stava creando all’interno della società ed il premier Yoshihide Suga è corso ai ripari istituendo anche qui un Ministero della Solitudine.
Secondo i dati il Giappone ha visto un’impennata drammatica del numero dei suicidi, nel 2020 sono state 20.919 le persone che hanno scelto di porre fine alla loro vita, 750 in più rispetto al 2019, segno che la pandemia ha solo acuito un dramma che era già in scena da troppo tempo.
Gli anziani che in Giappone vivono isolati sono 6,5 milioni, ma soli e con problemi psicologici sono anche soggetti in età lavorativa e scolastica in particolare le donne, che per i frenetici ritmi di vita in questo paese non riescono a stringere legami.
In Italia, secondo quanto riporta Eurostat, il 13% delle persone non ha qualcuno a cui rivolgersi in momenti di difficoltà ed il 12% non ha una persona fidata con cui poter parlare. Un italiano su otto si sente solo.
Di fronte a questi dati le istituzioni cosa fanno? Assolutamente nulla.
Il nostro paese avrebbe chiaramente bisogno di un Ministero della Solitudine per anziani e giovani, per far fronte a quella che Theresa May ha definito: “ una triste realtà della società moderna”.
E’ essenziale far percepire la presenza dello Stato e di una comunità presente che aiuta i suoi membri non escludendo nessuno.
Si potrebbe prendere come esempio la Commissione per la Solitudine creata dalla bravissima Jo Cox e cominciare a studiare i fattori che portano all’isolamento, chi ne è più colpito e come agire al riguardo per invertire la rotta.
Ma un provvedimento ufficiale finora non è stato preso e l’Italia perde per l’ennesima volta la possibilità di migliorarsi, in balìa di una classe politica poco competente, che litiga su tutto e che non riesce ad occuparsi dei problemi reali, trascurando un disagio profondo che getta nella desolazione troppe persone.
Aspettando fiduciosi il giorno in cui i nostri politici si sveglino ed agiscano, noi adesso nel nostro quotidiano cosa possiamo fare?
La risposta è molto.
Possiamo non camminare con i paraocchi immersi totalmente nei nostri impegni, mettendo sempre e solo al primo posto noi stessi.
Possiamo incominciare a guardare chi ci circonda ed accorgerci di chi è in uno stato di solitudine e di chi in quella solitudine tenta a fatica di districarsi chiedendoci aiuto.
Noi quell’aiuto diamolo, non scegliamo per comodo il menefreghismo e la cattiveria, ma scegliamo di essere persone migliori e di agire in positivo, sono le nostre scelte che indicano chi siamo, perchè quell’aiuto che si può concretizzare nel dare a quella persona la possibilità di parlare ed anche di uscire insieme a qualcuno significa tantissimo.
Quel semplice aiuto è il primo passo per non vivere più avendo come unica compagna la tristezza, è il primo passo per riorganizzarsi mentalmente e ricominciare a vivere, è il primo passo verso la felicità.
Come disse Jo Cox: “ La solitudine non discrimina nessuno. Colpisce sia giovani che vecchi”.
Beatrice Gargiulo
Vedi anche: Le impetuose rivolte d’Irlanda