Addio Franco Battiato, “mi farò strada tra cento milioni di stelle”
Franco Battiato si è spento, o come direbbe lui, trasformato, in una materia incomprensibile che non era mai stata, alla fine di un viaggio in questa galassia che ha lasciato qualcosa in tutti noi, in quelli che c’erano e in quelli che verranno.
“…e mi piaceva tutto della mia vita mortale”
Nato come Franco ma registrato come Francesco, ha trovato vita in provincia di Catania nel 1945. Durante il suo percorso musicale ha attraversato crisi personali, scontri ideologici con l’industria commerciale, avvicinandosi così alla sperimentazione, all’apertura di nuove strade filosofiche e impegnate. In Italia, ha creduto per primo nella potenza distorta di un sintetizzatore, futurista del rumore tra i classicisti dell’armonia a tutti i costi.
Tutto ciò risuona nei primi tre dischi, Fetus, Pollution e Sulle corde di Aries, patrimoni di un’avanguardia che ha fatto la storia della nostra musica e continuerà a influenzarla fino alla fine dei tempi. Ha raggiunto livelli altissimi di sperimentazione musicale fusi con testi e concetti filosofici basati su diverse influenze fantascientifiche, letterarie e cinematografiche, immerse nei miscugli di rock progressivo e musica melodica italiana. Gli ibridi magistrali che sono nati dal suo laboratorio espressivo e il ricongiungimento con altre forme più classiche, in seguito, sono stati il manifesto di un artista eclettico e innovatore, qualcuno che non sarà mai dimenticato e che continuerà a farsi sentire come l’eco restituitoci dalla grande cassa di risonanza che è l’universo.
Delle novità formali, delle nuove strade concettuali costruite sui residui imperituri della tradizione, dei segnali extraterrestri inviati alle nostre sinapsi e dei sentimenti primitivi e mai banali che abbiamo scovato dentro, nonostante ci fossero sempre appartenuti, di questo gli saremo grati e per sempre lo indicheremo guardando il cielo.
“Sbucherò da qualche parte, sono sicuro, vivremo per l’eternità”
Grimaldi Maria Cristiana