Nomofobia: una nuova paura tecnologica
Il mondo odierno è super tecnologico.
Siamo perennemente collegati, in un modo o nell’altro, ad apparecchi di ultima generazione.
Dal momento in cui ci svegliamo a quello in cui andiamo a dormire, il telefono è sempre accanto a noi, instancabile, fedele, pronto in ogni istante a soddisfare i nostri bisogni e le nostre necessità di varia natura, tecnologiche e sociali in primis.
E perciò l’esigenza è diventata ormai proprio raggiungere e avere sottomano l’aggeggio tecnologico in ogni istante della giornata e, in risposta a ogni bisogno, come è ovvio e scontato che accada, si sviluppano e continuano a svilupparsi una serie di nuove fobie.
Tra le fobie legate al mondo tecnologico, figura in modo molto imponente la nomofobia.
Il termine Nomophobia è di invenzione molto recente ed è arrivato dal mondo anglosassone. È un vocabolo formato dall’abbreviazione di no mobile phone e dall’aggiunta del suffisso phobia. Di conseguenza, quando si parla di nomofobia, ci si riferisce alla paura incontrollata di restare sconnessi dalla rete di telefonia mobile.
La sofferenza in questione, ovviamente transitoria, è legata al non riuscire a utilizzare il telefono cellulare e quindi si parla sia del terrore di non averlo e di averlo perso ma anche della paura di non avere linea, di non avere credito telefonico o di non riuscire a restare aggiornati con le informazioni condivise dagli altri sui social. Ci si riferisce quindi alla paura di non essere in grado di far uso di ciò che è diventato ormai un diretto prolungamento del nostro braccio.
Un discomfort fatto di ansia, nervosismo e distress seguono l’improvvisa e inaspettata situazione di esclusione dalla socialità tecnologica. Perciò sopraggiungono repentinamente alterazioni della funzionalità respiratoria, sudorazione consistente, agitazione e, ancora, disorientamento, tachicardia, tremore. Nella persona affetta da nomofobia scatta un meccanismo somigliante a quello di dipendenza, quasi come se stesse vivendo una crisi d’astinenza.
E questo accade proprio perché ormai ogni cosa passa dal telefono. Ogni azione che compiamo ha o può avere un legame con il cellulare, che sia per eseguirla direttamente, per prendere informazioni per realizzarla o per comunicarla. Per questo motivo, non avere a disposizione quella che è ormai la nostra fonte più grande di opzioni, taglia il respiro togliendoci, quasi fisicamente, ossigeno.
In questa realtà ipertecnologica è perciò molto semplice farsi prendere la mano e non riuscire a imporre delle distanze e dei freni necessari e la situazione può sfociare proprio in delle fobie dalle quali, per uscirne, nei casi dalla rilevanza considerevole, può essere una manna dal cielo rivolgersi a un aiuto specializzato.
Giovanna Iengo
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