Storia di una playlist e del suo miracolo in una notte di quarantena insonne
04:00 del mattino.
Di nuovo sul lato destro per cercare il fresco del cuscino.
Buio.
Mi rigiro e comincio a contare tutte le stelle che vedo sul soffitto, già 3241. Non finiscono mai.
Continuo, ma il ticchettio dell’orologio mi distrae e allora perdo il conto.
Ricomincio.
04:00 del mattino.
Adesso sul lato sinistro.
Avete presente quella strana sensazione che vi assale la notte e non vi fa chiudere occhio? Quella vocina che si mette d’impegno per tenervi compagnia e ricordarvi che devi trovarti un lavoro, e poi un posto dove andare, e poi non hai un soldo, e poi c’è la quarantena e non puoi uscire di casa, e poi piove quindi non potresti uscire comunque, e poi nessuno ti ascolta, che c’è la fame nel mondo e la guerra in Nigeria e quel tuo amico che è a Londra non riesce a tornare e allora ti preoccupi e poi non respiri e vorresti tapparti le orecchie e non riesci a capire e non riesci a dormire e non riesci a.
Ricomincio.
04:00 del mattino.
Schiaccio play e lascio che la mia playlist da quarantena faccia effetto.
Le prime note, quelle lente e nostalgiche (siamo sinceri, quando soffriamo, vogliamo soffrire di più e soprattutto bene, perciò mai sottovalutare il nostro grado si masochismo!):
• Billie Eilish – everything i wanted
Prima canzone inedita dopo l’uscita del suo album When we all fall asleep, where do we go?. La sedicenne ci parla dal chiaro del suo mondo onirico, fatto di sogni e incubi, tra cui quello del suo suicidio. La canzone prende forma proprio dopo una notte che Eilish sogna di esser morta senza alcun dispiacere da parte dei fan. Nessuno la ricorda, nessuno chiede di lei, solo Finneas, coproduttore, collega e amico. È proprio a lui che dedica il brano, il fratello maggiore che al suo risveglio è sempre lì.
Anch’io continuo a fare un sogno, ho tutto ciò che posso desiderare, ma se devo essere onesta potrebbe essere un incubo…
• Colapesce – Satellite
Lorenzo Urciullo ci parla dalla terza spiaggia della riserva naturale di Vendicari, a Siracusa. Mentre la radio dj paradise passa Tell me why di Neil Young, un satellite bianco illumina la pelle di lei che profuma d’estate e di mare e tutto si colora di rosa antico.
…ma stanotte mi sento un satellite, satellite, satellite bianco.
• Daft punk – Instant Crush
Un brano in cui il duo francese è affiancato dalla voce di Julian Casablancas, cantante dei The Strokes. Siamo ancora in estate, mano nella mano con una storia d’amore che si nutre di piccole briciole per poi, disperatamente, finire. L’uomo impazzisce, si sente triste e solo come l’unica stella nello spazio. Poi un urlo e dopo silenzio.
E non staremo mai più insieme da soli, perché non capita tutti i giorni. Continuate voi, non mi va più di cantare…
• Moltheni – E poi vienimi a dire che questo amore non è grande come il cielo sopra di noi
Con Umberto Maria Giardini l’inquietudine diventa magia a suon di chitarre elettriche. Sotto lo pseudonimo di Moltheni, mutuato dal nome di una farmacia milanese, Giardini ci porta alla scoperta di quell’amore puro e sincero che con un dolce bacio sulla guancia saluti, fingendo di andare a dormire solo per guardarlo ancora.
…non è per me un dolce e amabile quadretto che può rinnovare o rinnovarci. Quello che occorre e che serve è amore.
• Placebo – Running Up That Hill
Il brano esce per la prima volta nel settembre 1985, cantata dalla splendida voce di Kate Bush e poi riarrangiato da molti, tra cui la versione più famosa è sicuramente quella dei Placebo. Affrontando il rapporto tra i sessi, Kate Bush spiega come l’uomo e la donna, per capirsi meglio, dovrebbero correre lungo una collina, superarla, fare un patto con Dio e mettersi uno nei panni dell’altro scambiandosi completamente di ruolo. Solo così non esisterà più alcuna differenza.
Ma se solo potessi, farei un patto con Dio per costringerlo a farci scambiare di posto e farti sentire come mi sento io.
E mentre ringrazio Spotify perché anche stanotte è riuscito a farmi salire l’ansia di vivere, alcune note riportano la mia seratonina sulla terra e finalmente si ricorda di funzionare:
• Amy Winehoue – Monkey Man
La lady in black ci riporta a quel sound reggae e ska tipico dei The Maytals, band quasi contemporanea a Bob Marley, ma che ha conosciuto il successo prima, verso la fine degli anni ’60, al punto che a loro si deve il battesimo ufficiale della parola “reggae”.
“La la la la la la” solletica così tanto che i miei piedi non stanno fermi e anche stanotte sarà difficile chiudere gli occhi.
• Francesca Michielin feat Giorgio Poi – Leoni
Singolo estratto dal nuovo album di Francesca Michielin, FEAT uscito lo scorso 13 marzo, che punta proprio su 11 featuring con le figure più importanti dell’attuale scena musicale. Anche qui un pezzetto d’estate che bussa alla finestra, giusto per non dimenticare mai la sofferenza della clausura domestica.
Io ci penso però, quando arriva l’estate sembra che tutto rimanga uguale, ma di un altro colore…
• Talking Heads – Road to Nowhere
Una strada che non porta in nessun posto, c’è una città ma non sono necessari nomi e spiegazioni, solo rassicurazioni che è “tutto apposto”. Non lasciatevi ingannare dalla pudicizia del coro iniziale, perché il peccato deve ancora arrivare!
…allora partiamo per questo viaggio verso nessun posto e mi sentirò bene domani mattina, e lo sai anche tu.
• Vasco Rossi – Vado al massimo
Al Festival di Sanremo 1982 ultimo in classifica. Nel 2020 è il brano iconico per tutte le generazioni di ribelli a venire. Un inno alla vita senza moderazioni e senza limiti. E a tutti quelli che lo chiamano “alcolizzato, drogato, fatto” Vasco risponde così, con le parole e con i fatti, dall’alto della sua non poco vita spericolata.
Voglio veder come va a finire andando al massimo senza frenare. Voglio vedere se davvero poi si va a finir male. Meglio rischiare…
• David Bowie – Heroes
Scritto a Berlino dopo un momento di forte crisi passato a Los Angeles a causa della cocaina e dell’alcool, Heroes è il grido del romanticismo ai tempi della Guerra Fredda. Affacciandosi a fumare Bowie vedeva tutte le sere una coppia che si incontrava proprio sotto le torrette di guardia del muro di Berlino sfidando fucili e confini. E qui il cantato del duca bianco è probabilmente il migliore che abbia mai inciso.
…ma i fucili sparavano sopra le nostre teste e noi ci baciammo come se niente potesse accaderci. Sono sicura che possiamo battere tutto, ancora e per sempre.
Potremmo essere eroi, anche solo per un giorno.
Gli occhi si chiudono. Finalmente.
Il respiro è corto e i piedi sono fermi.
Amico, ti vedo.
Non dormirai mai… a meno che tu non schiacci play!
Serena Palmese
Disegno di Alessandro Mastroserio
Vedi anche: Alternative Christmas: la playlist natalizia fuori dal comune