“Nessun rimorso”, memento a fumetti sul G8 di Genova
Trentasei artisti hanno partecipato all’albo, raccontando i fatti di Genova attraverso le loro tavole e i loro ricordi: a vent’anni di distanza, le violenze e le sevizie ingiustificate delle forze dell’ordine restano ancora impunite.
Uscita il primo luglio in tutte le librerie, l’antologia Nessun rimorso. Genova 2001-2021 raccoglie (oltre ai fumetti) diversi testi, che ripercorrono le repressioni delle manifestazioni avvenute durante il G8 di Genova. I disegni di Maicol & Mirco, Zerocalcare, Rita Petruccioli, Daniel Cuello, BLU e tanti altri accompagnano le minuziose descrizioni dei processi giudiziari che si sono svolti in questi anni. Il tutto parte da SupportoLegale, progetto nato nel 2004 per difendere quanti vennero arrestati ingiustamente.
Genova, 19-22 luglio 2001
Fatti indimenticabili, eppure raccontati poco e male. Questa è la denuncia principale fatta da quanti vissero quelle tre giornate di terrore. I movimenti no-global, i giornalisti, i pacifisti: tutti in maniera indiscriminata divennero parte della carneficina.
E l’inizio del declino fu l’uccisione, il 20 luglio, del manifestante Carlo Giuliani da parte di un carabiniere. La polizia decise il giorno dopo di perquisire la scuola Armando Diaz – adibita a dormitorio per giornalisti e attivisti – nel tentativo di giustificare le devastazioni dei giorni precedenti con una serie di arresti. Ma che non si trattasse di una semplice perquisizione divenne subito chiaro: dall’esterno, i poliziotti erano pronti a irrompere in tenuta antisommossa.
Nella notte tra il 21 ed il 22 luglio più di cento persone disarmate furono ferite gravemente, altre trasferite in una sezione della caserma di Bolzaneto, dove subirono sevizie e torture da parte degli agenti.
Quelli che dovevano “rappresentare lo Stato” hanno compiuto atti criminali deliberati.
I testimoni di “Nessun rimorso”
In totale sono 36 gli autori e gli artisti – tra i migliori sulla scena italiana – che hanno partecipato al progetto, raccontando un pezzo di ciò che avevano vissuto. I disegni di queste 230 pagine sono tanti tasselli di un’unica storia, raccontata in maniera estremamente reale, cruda e pungente, sotto diversi punti di vista e con diversi stili.
L’antologia è stata dedicata a Carlo Giuliani, associato spesso lungo l’albo all’immagine dell’estintore, strumento che utilizzò per difendersi prima di essere ucciso. Da Zerocalcare a Paper Resistance, l’obiettivo è quello di ricordare l’unico morto di quei giorni, perché rappresenta anche il primo caso rimasto impunito: il carabiniere che lo ha ammazzato, secondo gli atti giudiziari, aveva sì sparato, ma aveva ucciso per colpa della deviazione di un “sasso”.
Pagina altrettanto dolorosa è quella della scuola Diaz: in diverse tavole (come quelle di Vitt Moretta, Davide Reviati, Lucio Villani) i poliziotti fanno da protagonisti, rappresentati nei brutali atti commessi la notte del 21 luglio, contro persone che stavano dormendo, che erano disarmate, che chiedevano loro di fermarsi con le mani alzate.
È stato disegnato anche il silenzio, il silenzio che uccide la memoria di Carlo Giuliani e ancora tortura tutti quelli ingiustamente arrestati.
“La memoria è un ingranaggio collettivo”
I fatti gravissimi di Genova sono stati (almeno) riconosciuti a livello europeo: la Corte europea di Strasburgo ha legittimato il ricorso presentato dalle vittime, condannando l’Italia a risarcirli per il mancato riconoscimento del reato di tortura.
Ma tutto ciò è bastato? Le tecniche di repressione e controllo delle lotte sociali in Italia sono tutelate dalla legge. Nel caso di Genova (e non solo) l’assenza di codici identificativi per i “rappresentanti dello Stato” ha permesso a molti di non essere riconosciuti e processati per le violenze commesse. E – lotte sociali a parte – anche chi è sotto la custodia dello Stato non sembra essere al sicuro: è di pochi giorni fa la notizia dei pestaggi compiuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere contro i detenuti.
Per questo ancora oggi, dopo vent’anni, è importante parlare di Genova. Un modo per farlo è stato creare Nessun rimorso, dove la memoria esce dal “cerimoniale della ricorrenza e si fa chiave di lettura del quotidiano”.
«Sappiamo tutti esattamente cosa c’è di sbagliato nel mondo, ma continuiamo a correre come lemmings impazziti verso il precipizio. Forse anche a causa di quella repressione. Ecco cosa è successo in vent’anni. Avevamo ragione.» (Roberto Grossi)
Elena Di Girolamo
Vedi anche: Via del campo, la lettera d’amore di Faber alla sua città